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venerdì 12 marzo 2010

MA DOVE SONO GLI ECOLOGISTI?


In unico turno di voto il 28-29 marzo si svolgeranno le elezioni regionali in 13 regioni italiane: undici fra queste sono governate da coalizioni di centro-sinistra mentre il centro-destra governa Lombardia e Veneto. Stando ai sondaggi si ritiene che possano andare al centro-destra Campania e Calabria, (dove questo è alleato con l’UDC) e invece restino al centro-sinistra 5 regioni, Toscana, Emilia, Umbria, Marche, Basilicata.
Quattro regioni sono considerate “incerte”: Piemonte e Liguria (dove l’UDC è nel centro-sinistra), il Lazio (dove l’UDC è nel centro-destra), la Puglia (dove l’UDC si presenta da solo come in Lombardia, Veneto, Emilia,Toscana, Umbria).

E’ difficile individuare nei programmi delle due coalizioni e dei loro capofila PDL e PD, grandi differenze sostanziali di fondo: tranne che sul Nucleare, forse sul Ponte di Messina, sugli OGM e poco altro, PDL e PD sembrano convergere su molte importanti scelte nazionali: la TAV, i Termovalorizzatori per il problema dei rifiuti, alcune grandi opere inutili come motore dell’economia, una idea di sviluppo basato su una illusoria crescita infinita della domanda e del PIL e quindi la continua lottizzazione dello stato, dell’informazione e dell’economia.

In entrambi è scarsa o assente l’intenzione di modificare con vere proposte riformatrici le cinque gravi questioni che caratterizzano quella che abbiamo più volte chiamato l’anomalia italiana:

a) il Mercato del lavoro e il dilagare di precariato, disoccupazione e lavoro nero
b) l’Informazione lottizzata e invasa dai partiti
c) la Giustizia priva delle risorse per funzionare
d ) i costi della politica della Casta che non hanno eguali in nessun paese europeo
e) la riconquista alla Legalità di quelle parti del territorio e dell’economia controllate dalla criminalità mafiosa che è ormai stabilmente dilagata dal sud al nord del paese.

I due principali partiti, che rappresentano insieme solo il 50% degli elettori, sono stati travolti negli ultimi due anni da numerosi episodi di malapolitica, corruzione e totale incapacità di governo.

Il PDL ha risposto stravolgendo la democrazia italiana con varie norme giuridiche a proprio uso e consumo (in particolare per Berlusconi ma non solo). Il PD, dopo gli episodi che hanno coinvolto Del Turco, Bassolino, Marrazzo, dopo l’auto-eliminazione di Soru, e tanti altri episodi minori, ha concluso il rinnovamento durato due anni a base di primarie infinite cambiando tre segretari e approdando alla gestione Bersani.

Nel frattempo i due partiti hanno gestito insieme e di comune accordo tutte le modifiche istituzionali riguardanti il sistema elettorale (in particolare introducendo all’ultimo momento lo sbarramento alle elezioni europee) con le quali sinistra ed ecologisti sono stati spazzati via sia dal Parlamento nazionale che da quello europeo. Insieme hanno però clamorosamente fallito il golpe referendario con il quale si sarebbe instaurato in Italia un regime bipartitico forzato.

Se gli ultimi episodi attinenti alla presentazione delle liste hanno dato qualche spunto per imbastire qualche elemento di “scontro elettorale” non c’è dubbio che i temi di quella che indichiamo come anomalia italiana sono i veri problemi che condizionano pesantemente la vita di una parte rilevante della popolazione mentre una consistente e solida minoranza trova in questo degrado le ragioni del proprio successo e del proprio potere sulla società italiana.

Quali sono le novità degli ecologisti italiani, dopo lo straordinario successo in tutta Europa nelle recenti elezioni europee ?

Le novità sono desolanti: i Verdi che, con il congresso di ottobre 2009, avevano evitato la loro scomparsa, e avevano ripreso l’idea di una Costituente ecologista come nuovo progetto per il futuro, sono però rimasti bloccati nelle regionali incombenti e nell’incubo di alleanze e concorrenze con gli altri ecologisti: la loro presenza elettorale si è alla fine ridotta dappertutto, forse inevitabilmente , ad una sofferta adesione ulivista alle coalizioni con il PD con alcune varianti interne: in Campania e Puglia dove si presentano con la Federazione della sinistra (Rifondazione e Comunisti ), in Emilia con Sinistra e Libertà, in altre regioni con il solito simbolo; assenti in Umbria e Calabria. Qualche novità in Veneto con la lista IDEA ( Verdi e Movimento EticoSolidale nato dalla Banca Etica ), in Basilicata con una lista civica locale e soprattutto in Piemonte, con una lista Verdi-Civica in cui si è avuta una qualche reale aggregazione di forze diverse nella prospettiva della costituente, aggregazione che sarebbe stata anche più larga se varie interferenze non avessero reso la cosa impraticabile.

Un secondo partitino ecologista più radicale (di fatto questo è l’insieme di gruppi che fanno riferimento a Grillo) ha deciso di buttarsi nella scadenza elettorale come Movimento Cinque Stelle, alla fine riuscendoci in sole 5 regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia, Veneto, Campania) dove si presenta in aperta contrapposizione alle coalizioni “uliviste”, (compresa l’IDV che ne fa parte) e rifiutando per principio qualunque eventuale alleanza.

Sfida non da poco in quanto la conquista di un seggio, se richiede dentro le coalizioni maggiori l’1-2 %, per le liste autonome da accordi di coalizione richiede invece, a seconda delle regioni, mediamente quasi tre volte tanto…

Interessante la presenza nel Lazio della Rete dei Cittadini, un aggregato di gruppi e comitati locali, con elementi di novità unici nel panorama italiano, con una forte sensibilità ecologista e anticasta, anche se in una condizione svantaggiata che rende difficile un risultato.

Scarsa la presenza e la vocazione ecologista nelle liste di Sinistra e Libertà: a parte la limitata presenza di alcuni ex Verdi, rende perplessi l’incerta vocazione di questo gruppo, rapidamente ridimensionatosi: sorprendente la dichiarazione di Vendola, che abbiamo diffuso in video, in cui annuncia un anno fa la propria soddisfazione per aver avviato la costruzione di 5 inceneritori nella regione dove, dopo 5 anni di vendolismo, la raccolta differenziata è ferma al 14%.

Da citare il clamoroso buco dei Radicali che, a parte il tempismo perfetto che ha portato la Bonino a sostituire in Lazio un candidato PD, paralizzato dal dopo-Marrazzo, hanno fallito la raccolta delle firme in molte regioni; clamoroso il caso della Lombardia, dove comunque ad oggi è ancora impossibile capire quali liste saranno alla fine presenti.

Molti elettori daranno ancora la preferenza al partito-scatolone di Di Pietro dove convivono anime troppo diverse e l’unica peculiarità sembra essere, oltre l’antiberlusconismo, una idea di opposizione a parole e formalmente più radicale rispetto al PD.

Nulla da aggiungere riguardo al masochismo degli Ecodem, una frangia dell’ecologismo italiano finita nell’ombra, vittima della sua adesione ad un PD sempre più indifferente ai temi ecologisti.

Se si guarda però in profondità a quel variegato mondo così diffuso e frammentato che una volta veniva chiamato arcipelago ecologista e che oggi potrebbe essere forse meglio definito come una palude, si può dire che gli ecologisti nella scadenza elettorale non ci sono. Decine di gruppi, movimenti, micropartitini, associazioni e comitati vari stanno a guardare mentre annaspano in difficoltà con scarsa capacità a incontrarsi, a confrontarsi e tantomeno ad aggregarsi; insomma si può dire che gli ecologisti hanno perso il treno di una significativa e reale presenza alle elezioni.

Alcuni hanno indicato in lettere e documenti le ragioni della propria assenza con le più diverse motivazioni, nessuna convincente. Diffusa la tentazione, da tempo improduttiva, dell’astensione (esempio per tutti il movimento No Tav).

Decine di persone con un elevato livello di competenza e di esperienza, sempre nettamente al di sopra di quanto offre il penoso mercato delle liste dei partiti e che potrebbero svolgere un ruolo importante nelle istituzioni regionali restano quindi spettatori, invece che protagonisti, di una pessima e inesistente campagna elettorale dove, anche a causa di un’Informazione ben controllata, i temi ecologisti non hanno spazio.

Il Gruppo delle Cinque Terre è nato, sei mesi fa, proprio dalla costatazione della necessità di costruire un progetto di aggregazione dell’ecologismo italiano che è il problema da cui si parte: aggregazione di persone e gruppi che hanno una piccola parte di idee diverse ed una grande parte di cose comuni.

Da qui è nato il percorso che ci ha portato al Progetto dei 35 punti (la cui stesura è ancora in corso) e alla nascita del portale del Gruppo Cinque Terre (http://www.gruppocinqueterre.it/) che, già oggi insieme ai blog collegati, a due mesi dalla nascita, è probabilmente il più visitato sito web, dopo il blog di Grillo, dell’area ecologista, tra più di 500 siti che, invece di comunicare fra loro, in gran parte si ignorano a vicenda.

Sebbene confusi da alcuni come una frazione dei Verdi, da altri come simpatizzanti di Grillo, oppure come un nuovo micropartitino nascente, il Gruppo delle Cinque Terre mantiene per la presente campagna elettorale sia equidistanza che apertura rispetto a tutte le presenze, elettorali e non, in cui si esprime l’insieme del mondo ecologista. Ci sembra il modo corretto di agire di un gruppo di pressione, una lobby ecologista che intende favorire una aggregazione larga, definirne nuovi elementi culturali ed elaborare proposte di nuove forme aggregative sul territorio, (ad esempio con gli Hub ecologisti, gli Ecovillaggi, l’uso innovativo del Web, la partecipazione orizzontale …. tutte cose per la verità non nuove e già diffuse e sperimentate dagli ecologisti in altri paesi).

Non nascondiamo la triste possibilità (incubo che si aggira nelle teste di molti, man mano che si precisano nei sondaggi i possibili risultati elettorali) che gli ecologisti nel loro insieme (assenti dalle elezioni e dentro o fuori dalle coalizioni) possano reciprocamente annullarsi ed essere spazzati via anche dalla gran parte delle Regioni italiane; ciò conferma la necessità e l’urgenza di ricominciare dopo 25 anni tutto da capo ed in un modo totalmente diverso: insomma, come ci dice Cohn Bendit, urge resettare tutto, ma proprio tutto, e ricominciare in modo diverso…

di Massimo Marino e Maurizio Di Gregorio
(Gruppo delle Cinque terre)

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