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venerdì 7 gennaio 2011

“Mangiando si impara”

Le buone abitudini s’imparano da piccoli (e per i grandi... non è mai troppo tardi!)

di Luisella Zanino*

Il cibo è la vita.
Nelle popolazioni ricche il cibo assume una valenza che supera la necessità e diventa abitudine: buona abitudine o cattiva abitudine? 
Inutile o forse utile ricordare che le buone (e le cattive) abitudini si formano con l’esempio.
Il ruolo educativo dei genitori assume una valenza fondamentale in tutti i campi: morale, culturale e di stile di vita. Per ciò che attiene alla cura dei bambini, è assolutamente riduttivo limitarla alla consulenza pediatrica: la vera “cura”, nel senso più ampio dell’accudire, nasce da un’attenzione completa da parte dei genitori per il proprio bambino e da una coscienza non solo personale ma collettiva. Questa attenzione personale e questa coscienza sociale non solo possono prevenire le malattie ma permetteranno ai bambini di diventare in futuro adulti responsabili per se stessi e per la società in cui vivranno.

 Il cibo è la vita, dunque dal mondo che ci circonda non dovrebbe essere disgiunto: il cibo assume una valenza ampia a livello sociale. Culturalmente, l’uso frettoloso di prodotti alimentari commerciali “buoni per tutte le stagioni” depaupera la nostra società da valori legati al cibo e al significato del cibo come prodotto della terra, delle nostre radici culturali, del ritmo del tempo legato non solo al procedere lineare di kronos ma anche al ritmo circolare di kairos: il giorno che nasce e muore, la luna che cresce e cala, le stagioni che si susseguono e ritornano, i prodotti non sempre uguali che la terra ci offre. Una ricchezza che diventa un bagaglio perduto per i nostri bambini quando noi adulti ne diventiamo inconsapevoli e dunque incapaci di trasmetterla. 
Alimentarsi con consapevolezza e nel rispetto dell’ambiente può assumere il significato di trasmettere ai bambini e alle nuove generazioni l’amore per la terra, il rispetto per la natura e per i suoi prodotti, per i cibi semplici e sani, per i prodotti regionali. La cucina del territorio non è solo una moda (penso al moltiplicarsi di ristoranti cosiddetti Km0) ma è un evidente vantaggio per l’ambiente. Basti pensare al risparmio generale di risorse utilizzando merci che non siano state trasportate in lungo e il largo per il nostro paese, quando non per l’Europa o per il mondo.
Il pasto dovrebbe essere un momento di gioia condivisa, di armonia, di riunione della famiglia, colloquio, scambio e, scegliendo un’alimentazione corretta, rispetto per sé, per il mondo  e per la propria e altrui salute. Il bambino che vede i genitori alimentarsi in modo frettoloso, distratto, poco attento alla qualità dei cibi, sarà in un primo tempo vittima della loro superficialità e poi, in età adulta, quasi sicuramente egli stesso riprodurrà le cattive abitudini apprese, con danni prevedibili non solo per la propria salute ma anche per l’ambiente.

Dovere non solo del pediatra ma anche della società è educare le famiglie a un’alimentazione il più naturale possibile : sane merende con pane casereccio olio e sale,  pane con la marmellata o il burro, miele,  frutta, frullati, spremute, torte casalinghe.  Non solo la quantità ma anche e soprattutto la qualità del cibo assunto è fondamentale.  Occorre consumare i piatti regionali anche “poveri”, i cibi legati alla stagione e i cibi biologici, intendendo per  cibi “biologici” cibi di sicura provenienza, naturali, preferibilmente locali e certificati seriamente come tali. I cibi biologici non trattati sono alimenti “vivi” : non hanno conservanti o coloranti, né additivi, per questo si deteriorano facilmente e devono essere consumati subito. Questo significa fare la spesa giorno per giorno, dedicare all’alimentazione uno spazio quotidiano. L’uso di cibi che non si deteriorino in fretta è assai più comodo nell’organizzazione familiare ma per avere questa prerogativa i cibi devono essere necessariamente trattati.

Per tornare al mio mestiere di pediatra: una corretta informazione e educazione sanitaria è fondamentale per gli interventi preventivi sulla salute presente e futura già dalle prime età della vita.  Ma perché? Perchè nel bambino è così importante?  Per cominciare, oltre  allo stile di vita l’alimentazione costituisce la prima prevenzione alle malattie, in particolare le malattie metaboliche (obesità, ipertensione, diabete, arteriosclerosi …) ma non solo. Inoltre il bambino non è “un adulto in miniatura”! Per il bambino la corretta alimentazione è fondamentale perché la sua fisiologia è diversa da quella dell’adulto. Per i bambini il cibo ha una funzione non solo “energetica” ma anche “plastica”: serve a costruire il corpo che sta crescendo. I bambini inoltre  hanno un’immaturità funzionale complessiva degli organi e dei sistemi, in particolare degli organi che devono disintossicare l’organismo. Gli organi escretori come il rene, la pelle, i polmoni e l’intestino non sono ancora completamente efficienti, possono dunque verificarsi più facilmente accumuli di sostanze estranee o tossiche. Il corpo del bambino , poi,  è  più permeabile perché anche le barriere fisiologiche (intestinale, cerebrale, cutanea) non sono mature e le proteine del sangue che devono legare ed eliminare le sostanze tossiche sono più scarse. Per questo il bambino è più suscettibile in generale alle intossicazioni e certamente più sottoposto all’accumulo nell’organismo di additivi, coloranti e conservanti, spesso presenti nei cibi industriali.

Usare cibi con additivi è ammissibile: queste sostanze non sono tossiche di per sé, tuttavia – è un fatto-  sono difficilmente smaltibili dall’organismo e con l’assunzione sistematica nel corso degli anni vanno lentamente accumulandosi nel nostro corpo.  Le “patologie da accumulo” ne sono il risultato: esse s’instaurano subdolamente, lentamente, provocando sintomi dopo molto tempo, spesso dopo i quarant’anni di età, ad esempio mal di testa senza causa apparente o sindromi da affaticamento cronico. Il corpo lentamente s’intossica e lentamente reagisce e si ammala.
Siamo oramai vittime di una vita  quotidiana frenetica che induce a scegliere la rapidità di un cibo preconfezionato e stabile nei giorni? O vittime di una pigrizia colpevole?

Ribelliamoci con la cultura, prima che per il nostro corpo  (e la nostra società dei consumi) sia troppo tardi!

* Pediatra  di Torino ( GCT-Piemonte)














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