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venerdì 11 febbraio 2011

Le due aree del conclave di Bologna



Il conclave ecologista e civico di Bologna si è concluso con la costatazione di posizioni diverse, d’altronde già note a molti,  ma almeno la situazione sembra più chiara: abbiamo chi pensa che un nuovo soggetto politico lo si possa promuovere  alleandosi da subito, come negli ultimi 10 anni, con i partiti del centro sinistra e lasciando di fatto inalterate, magari con un nuovo nome, esperienze, come quella dei Verdi italiani, senza ragionare sul perché del loro fallimento e  in un rapporto al momento non chiarito con altre forze ( radicali, socialisti, iscritti ad altri partiti).
Questa posizione per niente innovativa e quasi sorprendente sembra essere fatta propria da alcuni esponenti dalla Costituente Ecologista, e di Abbiamo un Sogno, che sono in realtà due appelli i cui firmatari difficilmente possono esprimersi se non attraverso una laboriosa ma possibile convocazione.

L'altra posizione, che sostengo, raccoglie chi pensa che un soggetto politico nuovo non possa avere al suo interno gruppi politici già organizzati o doppie tessere e  che non si possa pensare ad alleanze, tantopiù sulla scala nazionale, con alcuno dei partiti tradizionali attualmente esistenti, almeno fino a quando non si sia raggiunta una forte e significativa rappresentanza istituzionale e nel territorio  con la quale si potrebbe eventualmente trattare non dei posti in una coalizione ma pezzi di un programma di conversione ecologica della società italiana. Lo ha fatto ad esempio  Europe Ecologie in Francia, ( e gli ecologisti in altri paesi ) , sottoscrivendo  utili accordi elettorali alle amministrative dopo il 16% alle europee dell'anno precedente. Si tratta dell’esatto contrario, o almeno di un approccio molto diverso, di quanto fanno i Verdi in Italia.

Quanto   sia condivisa  questa  nostra  posizione lo si vedrà con il tempo e comunque già  nei due prossimi incontri previsti, il 27 febbraio per la presentazione nazionale della Rete dei Cittadini e successivamente nell’appuntamento nazionale dell’area ecologista e civica, già annunciato al conclave per  fine marzo.
Mantenendo l’obiettivo di fondo di una grande, ma innovativa e radicale aggregazione, adesso bisogna  pensare positivamente a costruire i primi passi verso questo soggetto del tutto nuovo, a cominciare dai metodi di confronto, dalle regole, dai contenuti, dall'organizzazione più adatta .
Questioni che quasi non sfiorano neppure la Costituente Ecologista dei Verdi.

Per ciò che riguarda quest' ultimo aspetto, vi è praticamente  concordanza sul fatto di pensare ad una struttura a rete, non a quella piramidale tipica dei partiti tradizionali e questo non presenta particolari problemi al primo livello, che è quello locale e che nel concreto dovrebbe riferirsi ad una estensione comunale e provinciale; vi è consenso sul fatto che i gruppi locali sono autonomi sul proprio territorio e si muovono come meglio credono, nell'ambito ovviamente di principi di base condivisi .
Molto meno semplice è  pensare al tipo di relazioni che devono intercorrere tra il livello locale e quello regionale e poi tra quest'ultimo e quello nazionale non dimenticando che esiste anche il livello europeo.
Al riguardo però potremmo forse non partire da zero; vi è stata una esperienza che si è mossa da una situazione analoga e che  per qualche anno ha portato avanti una esperienza originale e che ancora oggi dopo quasi trent'anni credo sia interessante conoscere. Mi riferisco all'arcipelago verde ed in particolare all'esperienza che ne ho tratto io direttamente ai tre livelli in quanto responsabile di una lista verde comunale e "delegato " sia a livello regionale che nazionale nel corso di tutti gli anni ‘80 (le liste verdi sono nate in una assemblea a Firenze alla fine del 1984, la Federazione  a Finale Ligure nel 1986). Nel Lazio le cose andavano così: a livello comunale discutevamo quello che volevamo fare, ed eravamo anche strettamente coordinati con gli altri verdi dei comuni vicini, poi, molto frequentemente, si tenevano incontri regionali, che però riguardavano solamente problemi regionali appunto (all'epoca era in costruzione la centrale nucleare di Montalto di Castro...) oppure  incontri nazionali, che a volte erano tematici, ma più spesso di politica interna: statuti, programma, candidati alle politiche ed alle europee.
Alla fine di questo primo periodo, piuttosto caotico ma affrontato con molto entusiasmo, si arrivò appunto ad una prima struttura definita ma ancora abbastanza leggera, la Federazione delle Liste Verdi, con 11 portavoce nazionali e delegati regionali ormai eletti; l'idea della rotazione delle cariche era già tramontata, restava  però ancora ben salda l'idea dell'autonomia territoriale delle liste verdi locali con la presenza di un rappresentante per lista nelle assemblee regionali e nazionali.

Tutto questo saltò negli anni successivi con la fusione con i Verdi Arcobaleno, ex Demoproletari e Radicali che, collegandosi con una parte dei Verdi, specie di area Legambiente ( che aveva  forti legami anche nel PCI ) portarono alla creazione di una nuova maggioranza interna. In poco tempo i Verdi diventarono quello che  poi sono rimasti, un partitino chiuso, in parte settario e centralizzato.

Questo triste epilogo che chi ha una certa età conosce bene è utile per capire quanta attenzione sia necessaria per evitare di andare in direzione opposta a dove vorremmo andare e come questo possa anche ripetersi senza averne piena consapevolezza, magari fino a quando non è troppo tardi. L'esperienza iniziale dell'arcipelago verde aveva cominciato ad organizzare quello che oggi chiameremmo un movimento a rete, in cui i necessari collegamenti tra i vari livelli funzionavano  molto più in direzione periferia-centro che  al contrario, che per grandi linee è come vorremmo funzionasse un nuovo movimento: resta il problema di precisare come un meccanismo del genere possa funzionare e mantenersi  nel tempo, un nodo non facile da sciogliere.
Intanto però è bene rifletterci e non sottovalutare il problema.....

Massimo Paupini (Ecologisti del Lazio)


2 commenti:

Pietro Del Zanna ha detto...

Caro Massimo,

mi sembra tu faccia un po’ di confusione e condivida la precipitosa conclusione di Massimo Marino da lui espressa a Bologna.

Che a Bologna vi fossero due “anime” è indubbio. Che queste due anime debbano dividersi è una conclusione precipitosa a cui state dando sostanza con chi, da ambo le parti, pensa che sia possibile procedere in modo autonomo. Questi due spazi semplicemente non esistono.

Non esiste lo spazio per una Costituente che vada a fare i Verdi 2 (o meglio: esiste lo spazio che era dei Verdi, cioè il 2%) non esiste lo spazio per un movimento ecologista “populista” (perdonami la definizione, ma per brevità ci si capisce) spazio già occupato da Grillo.

Esiste uno spazio enorme (10-20%, con possibilità di crescita) per una forza ecologista e civica che abbia ambizioni (e quindi dimostrato capacità di –l’esperienza degli amministratori dei Comuni virtuosi a questo proposito è preziosissima-) di governo.

Oggi non è innovativo andare a fare un’alleanza col centrosinistra come non è innovativo presentarsi da soli, semplicemente perché ad oggi l’ampio soggetto civico ed ecologista non c’è. E se i due spezzoni faranno una scemenza del genere ( uno andare da una parte ed un altro dall’altra) non otterranno che briciole.

Io non comprendo, sinceramente, te lo dico col cuore, come non si possano essere intese le belle parole di Giovanni Ruvolo a Bologna.

Non costruire il soggetto in virtù delle possibili alleanze future è la cosa più stupida che possiamo fare.

E’ il classico mettere il carro davanti ai buoi.

Prima si costruisce il soggetto politico insieme, dopo si decidono le eventuali alleanze in base ai programmi.

Tu potrai dirmi: “e se ci sono elezioni anticipate a primavera cosa succede?”. Ho sempre detto che sarebbe una grossa tegola sul percorso costituente (come lo furono le ultime regionali). Comunque sia credo (e mi sembra questa la posizione ampiamente maggioritaria tra i presenti a Bologna) che assolutamente non si possa mettere in gioco il percorso Sogno-Costituente o come lo vogliamo chiamare. Anche per questo non condivido la tua (vostra, so che sei in ottima e abbondante compagnia) posizione di pretendere un preventivo scioglimento dei Verdi. Io credo che il nostro percorso debba essere aperto a TUTTI, movimenti civici, iscritti ai partiti o meno, Verdi o di SEL o del PD. L’importante è che sia chiaro il progetto: un nuovo soggetto politico fondato sulla fine del paradigma della crescita, distinto e distante dai partiti come oggi li conosciamo, fondato sulla democrazia partecipata, con regole chiare “anticasta”, competitivo con gli altri partiti (cioè quando il soggetto sarà nato e solo allora i Verdi non avranno più ragione di essere e non avranno legittimità doppie tessere). Un simile atteggiamento mentale e politico permetterebbe, in caso di elezioni anticipate a primavera, ai Verdi di fare le alleanze che credono meglio (come agli ecodem, agli ecologisti di SEL o di API di Rutelli e chi più ne ha più ne metta) senza mettere a repentaglio il faticosissimo percorso che abbiamo avviato.

Mi auguro che si recuperi un po’ di buonsenso tutti quanti, che entrambe le “anime” comprendano che da sole non vanno da nessuna parte, che si costruisca un secondo appuntamento organizzato meglio capace di portare a sintesi le divergenze ampiamente superabili.

Un abbraccio a te e a Roberta.



Pietro

Luciano ha detto...

volevo ricordare che Les Verts non si sono sciolti dentro Europe Ecologie, fare finta che sia così non fa bene al processo Costituente. La mia impressione è che ci si fissi sullo scioglimento dei Verdi e basta, ma unirsi nelle differenze significa anche rispettarle le differenze non negarle o invitarle a sopprimersi.
Un processo partecipato e democratico è sufficiente per tenere a bada tentazioni partitocratiche da voi tanto temute. Mentre io ricevo l'impressione che un modo di fare all'apparenza movimentista e "rinnovato" sia il modo per non essere chiari e dare la scalata in un soggetto da costruire prendendo la rivincita che in alcuni sembra mai sopita nei confronti dei Verdi.
PS: non sono iscritto ai Verdi, ma al populismo tipo Grillo sono allergico (sebbene sia consapevole del confronto obbligato e necessario).