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mercoledì 30 marzo 2011

Nube radioattiva e Iodio:la situazione ad oggi


          di Massimo Marino 

La nube radioattiva spostandosi dagli impianti nucleari di Fukushima in Giappone, ha impiegato più di due settimane per fare il giro completo del mondo ed ha raggiunto nei giorni scorsi l’Europa e quindi l’Italia ed  ha prodotto livelli minimi di iodio 131 rilevati dalla rete di sorveglianza dislocata su tutto il territorio nazionale smentendo qualche affrettata dichiarazione del Ministro cosiddetto competente, quello della Salute.

L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) li ha  comunicati acquisendoli  dalle apparecchiature posizionate in Lombardia, Valle d’Aosta, Piemonte, Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Toscana e Umbria valutando che i valori di iodio 131 sono infinitesimali, quindi «non significativi come rischio per la salute e non rilevanti dal punto di vista radiologico». Secondo il ministero della Salute con la pioggia le sostanze tossiche dell’aria si depositano su vegetali ed entrano nel ciclo del latte senza però costituire un rischio per il nostro Paese.

Lo iodio-131 noto in medicina nucleare come radioiodio (anche se si conoscono molti altri isotopi radioattivi di questo elemento), è un radioisotopo importante dello iodio. La sua emivita di decadimento radioattivo è di circa 8 giorni…. 
continua su:  http://www.gruppocinqueterre.it/node/764
sabato 26 marzo 2011

26 MARZO A ROMA MANIFESTAZIONE ANTINUCLEARE E PER L'ACQUA PUBBLICA

MENTRE IL MONDO ASSISTE ALLA CATASTROFE NUCLEARE IN GIAPPONE, IL GOVERNO ITALIANO MINIMIZZA IN MODO IRRESPONSABILE. NESSUNO PUÒ GARANTIRE LA SICUREZZA DI UNA CENTRALE NUCLEARE. SOPRATTUTTO IN UN PAESE A FORTE RISCHIO SISMICO.

Il nucleare è costoso e pericoloso, mette a rischio la sicurezza e la salute di milioni di persone. La tragedia giapponese pone l’umanità davanti ad un bivio: convivere con i terribili rischi delle centrali nucleari o scrivere la parola FINE all’incubo atomico. Nel referendum del 1987, l’80%degli italiani ha dettoNO al nucleare;ma il governo Berlusconi, aggirando la volontà popolare, ha reintrodotto l’opzione energetica nucleare con la legge 99 del 23.07.09. Una legge che possiamo cancellare votando tutti Sì al referendum abrogativo. Tornare all’atomo oggi sarebbe pura follia. Non andare a votare, anche.

LE ENERGIE POSITIVE. Oggi il mondo sta andando decisamente verso la strada delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, con investimenti massicci. Con le attuali tecnologie pulite e rinnovabili possiamo soddisfare tutta la domanda di energia entro il 2050, e non solo di quella elettrica. La green economy è il futuro. E noi vogliamo ricadere nel nucleare?

L’UNICACOSA SICURA SONO I RISCHI. Rischio Esplosioni. Una centrale nucleare può andare fuori controllo e causare conseguenze su vasta scala e per tempi lunghi. Anche le nuove centrali non sono intrinsecamente sicure e in più contengono volumi molto maggiori di materiali radioattivi. Rischio Terremoti. Le centrali nucleari sono esposte al rischio sismico, che non è mai prevedibile o quantificabile. Rischio Terrorismo. Una centrale nucleare è un facile obiettivo per un attacco militare o un attentato terrorista. Rischio Tumori. I reattori nucleari rilasciano radioattività nell’aria e nell’acqua, nel corso del loro normale funzionamento e a causa di piccoli incidenti. Vicino alle centrali e ai siti di stoccaggio delle scorie, l’incidenza di tumori e leucemie è molto più alta. Rischio Economico. La scelta nucleare costringerebbe la comunità italiana a spese abnormi in una fase economica già critica. Rischio Uranio. Il prezzo dell'uranio negli ultimi dieci anni è aumentato e le riserve nel mondo sono limitate, come il petrolio. Rischio Bolletta. Con il nucleare paghiamo noi, in tutti sensi. Comprese le bollette, che per 20 anni, aumenteranno per coprire le spese legate alle centrali. L'elettricità dai nuovi impianti costerà più di quella da eolico e da gas naturale. Anche il solare costerà meno nel corso dei prossimi anni. Rischio Scorie. Lo sviluppo del nucleare civile comincia nel 1954. Ad oggi non è ancora stata trovata una soluzione per sistemare in modo sicuro le scorie nucleari. Rischio per le Energie Pulite. Per fare spazio al nucleare vogliono bloccare le fonti rinnovabili, un settore in forte crescita, mentre non si investe più nell’efficienza energetica.

Vota SI’al referendum per fermareilnucleare.


MANIFESTAZIONENAZIONALE Roma, 26 marzo 2011, P.zza Esedra h.14 www.fermiamoilnucleare.it

SCARICA IL VOLANTINO DELLA MANIFESTAZIONE:
http://www.fermiamoilnucleare.it/blog/wp-content/uploads/2011/03/volantino1.pdf
giovedì 17 marzo 2011

I vivi e i morti

dal blog di Beppe Grillo

Siamo in guerra. Da una parte ci sono i morti, dall'altra i vivi. Quando scoppia un conflitto le regole ordinarie non valgono più. Per battere Hitler non era sufficiente discutere. Una centrale nucleare in Italia equivale a una pistola puntata contro la Nazione. Questo non è terrorismo, è la verità. Nessuno può prevedere una catastrofe come quella giapponese, ma chiunque sa che può accadere. Tra un giorno o tra mille anni. I reattori della centrale di Fukushima stanno esplodendo uno dopo l'altro, 180.000 persone sono state evacuate in un'area di 30 chilometri. Non è detto che ritorneranno nelle loro case. Le zone contaminate, come quella intorno a Chernobyl, rimangono radioattive per migliaia di anni.
A L'Aquila non c'erano centrali nucleari, era una zona sismica, come quasi ovunque in Italia. Molti edifici crollati erano costruiti con la sabbia, gran parte della popolazione sarebbe sopravvissuta se evacuata in tempo. I segnali premonitori c'erano da mesi. Questa è l'Italia che specula sui terremoti e ride come una iena al telefono.

Il nucleare lo vuole l'Italia dei morti come Veronesi, Berlusconi, Testa, Prestigiacomo, Marcegaglia, Casini, Fini, cooperative bianche e rosse, l'Enel, i deputati e senatori dei due maggiori partiti Pdl e Pdmenoelle (che ora fa ammuina), uniti nella scelta del nucleare sicuro, così come per gli inceneritori e l'acqua privatizzata. Se Chernobyl fosse avvenuto in Francia, ad esempio a Chooz, la regione di Champagne-Ardenne situata al centro dell'Europa sarebbe interdetta agli esseri umani per migliaia di anni. Perché correre un rischio così alto? Per difenderci dagli alieni? O da una catastrofe planetaria? O per lucro, il solito miserabile, schifoso, merdoso lucro? Io non voglio che i miei figli corrano questo rischio e farò qualunque cosa in mio potere contro il nucleare. Le madri dei nuclearisti, così come quelle degli imbecilli, sono sempre incinte.
L'ambasciata francese a Tokyo ha inviato i connazionali a lasciare la città per il rischio di contaminazione. Siamo degli apprendisti stregoni. Se l'area di Tokyo venisse contaminata, 10 milioni di giapponesi dovrebbero essere sfollati. Come? Dove? Neppure il peggior film antinuclearista ha previsto una simile catastrofe. L'EDF e Sarkozy possono andare a fanculo. Il nucleare lo facciano sotto la Tour Eiffel. La Francia possiede 500 miliardi di euro di titoli pubblici italiani e ha acquisito, in questo modo, parte della nostra sovranità. Ma io preferisco il default alle centrali.

L'Italia dei vivi ha detto NO con un referendum contro il nucleare nel 1987. L'Italia dei morti, del radioattivo Maroni, non ha accorpato amministrative e referendum per far saltare il quorum. Il referendum è stato spostato nei giorni 12 e 13 giugno, ma noi, che siamo vivi, non andremo al mare.





lunedì 14 marzo 2011

Roma: Conferenza Stampa Vogliamo l'acqua e il sole, mica la luna!

Presentazione della Manifestazione Nazionale per l'Acqua Bene Comune




per fermare il nucleare, per la difesa dei beni comuni, dei diritti, della democrazia


                Mercoledì 16 marzo – ore 11.30 presso la sede dell'FNSI 
(Saletta primo piano)     Corso Vittorio Emanuele II, 349

Mercoledì 16 marzo, alle ore 11.30 il Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune incontrerà i giornalisti per presentare la manifestazione nazionale che si terrà il 26 marzo a Roma e che sarà il primo grande appuntamento in vista dei referendum in cui inviteremo a votare Sì per l'Acqua Bene Comune, Sì per fermare il nucleare, per la difesa dei beni comuni, dei diritti, della democrazia.

Sarà l’occasione per ribadire con forza la richiesta  di far coincidere la data dei referendum con quella delle elezioni amministrative, per favorire la più ampia partecipazione dei cittadini al voto ed evitare di buttar via  400 milioni di euro (tanto costerebbe non accorpare le date), una spesa ingiustificata e  vergognosa in un periodo di tagli indiscriminati alla scuola pubblica, alla sanità e alla cultura.

Nel corso della conferenza stampa, verrà presentata l'opera ‘L'Acqua Bene Comune unisce l'Italia’ che il Comitato Referendario consegnerà nel pomeriggio di mercoledì alla Presidenza della Repubblica in occasione dell’anniversario dei 150 anni dell'Unità d'Italia.

Saranno presenti i rappresentanti del Coordinamento degli Enti Locali per l’acqua bene comune, comitati locali, associazioni, sindacati, ong e forze politiche che sostengono il referendum.
Roma, 14 marzo 2011

lunedì 7 marzo 2011

Elezioni a Cassino ( Frosinone )

C'è lo spazio libero lasciato dai partiti ormai in crisi per una lista delle associazioni, dei comitati (dei cittadini) alle prossime elezioni comunali di Cassino? Movimenti che si interessano di problemi concreti della gente. Il dibattito in città è molto vivo, acceso. I cittadini devono però stare molto attenti, controllare possibili "cambi di campo".

 Nella primavera prossima si torna al voto in tutta la provincia di Frosinone, oltre 153 mila cittadini devono votare e scegliere bene, andare comunque nella cabina per non disperdere nemmeno un voto, scelta importante in questo periodo di crisi. Nella foto la piana di Cassino con la splendida località di montagna Valleluce che è a 12 km. di distanza dall'Abbazia di Montecassino.
da  www.ilverdastro.it
mercoledì 2 marzo 2011

Decreto rinnovabili, le associazioni del settore tornano a protestare: il provvedimento “ammazza” solare ed eolico


Conferenza stampa davanti alla sede del ministro dello Sviluppo Economico per le principali associazioni ambientaliste e le organizzazioni del settore delle rinnovabili, che chiedono da mesi modifiche al “decreto Romani” sull'energia “verde”. Contestati in particolare la cancellazione del Conto energia nel 2014, il taglio retroattivo degli incentivi sull'eolico e le restrizioni per gli impianti fotovoltaici a terra in aree agricole
di Silvana Santo
Le associazioni ambientaliste e le principali sigle degli imprenditori delle rinnovabili tornano ancora una volta a protestare contro il discusso decreto di recepimento della Direttiva 2009/28. Stavolta, hanno scelto di scendere in piazza proprio davanti alla sede del ministero dello Sviluppo Economico, dove questa mattina si è tenuta una conferenza stampa per chiedere a gran voce modifiche al testo del decreto (vedi foto Legambiente). «Sarebbe molto grave – hanno dichiarato i rappresentanti delle associazioni coinvolte (Legambiente, Greenpeace, Wwf, Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Kyoto Club, Ises, Anev, Aper, Assoenergie futuro e Assosolare) – se l’effetto netto del decreto fosse proprio quello di mettere in discussione la capacità del Paese di centrare gli obiettivi europei del 2020, ostacolando l’importante occasione di sviluppo di filiere industriali in Italia e la creazione di decine di migliaia di nuovi posti di lavoro, oltre a quelli già creati fino ad oggi». Il provvedimento, approvato con riserva nei giorni scorsi dalle commissioni competenti di Camera e Senato e che il ministro Romani presenterà domani al Consiglio per l'approvazione definitiva, introduce nuove norme in materia di energie da fonti rinnovabili, soprattutto per quanto riguarda le procedure autorizzatorie, l'entità degli incentivi e l'individuazione delle aree in cui non sarà più possibile installare impianti.

Diverse le norme contestate dalle associazioni ambientaliste, a cominciare dall'ipotesi di
cancellare gli incentivi alle rinnovabili a partire dal 2014. L’articolo 23 comma 11 lettera d) della bozza di decreto, infatti, prevede che: “a decorrere dal 1 gennaio 2014 viene abrogato il conto energia. Nel caso di raggiungimento anticipato dell’obiettivo specifico per il solare fotovoltaico, fissato a 8.000 MW per il 2020, è sospesa l’assegnazione di incentivi per ulteriori produzioni da solare fotovoltaico fino alla determinazione, con decreto del ministro dello Sviluppo Economico, da adottare di concerto con il ministro dell’Ambiente e della Tutela del Mare, sentita la Conferenza unificata, di nuovi obiettivi programmatici e delle modalità di perseguimento”. Una vera e propria “moratoria” degli incentivi, insomma, che non va giù alle associazioni del settore. Criticata, in particolare, la decisione di “accontentarsi” dell'obiettivo di 8.000 MW al 2020, pari, come notano gli ambientalisti, alla potenza fotovoltaica installata in Germania nel solo 2010. A proposito del blocco gli incentivi, più volte il ministro Paolo Romani, col sostegno dell'Autorità per l'energia (e, anche se con toni differenti, del Gse) ha motivato questa decisione con la necessità di ridurre il peso economico delle rinnovabili sulla bolletta energetica nazionale, sottolineando che al momento gli incentivi italiani sono tra i più “generosi” del mondo e nel 2011 potrebbero costare al paese quasi sei miliardi di euro.

Stime
considerate eccessive dagli ambientalisti, che però condividono la necessità di rivedere il meccanismo degli incentivi, ma contestano cifre, tempi e soluzioni proposti dal Governo. Secondo le associazioni, infatti, sarebbe di gran lunga preferibile adottare una road map almeno decennale che preveda la progressiva riduzione degli incentivi proporzionalmente al calo dei costi di installazione delle rinnovabili. Una volta raggiunta la grid parity (ovvero l'equivalenza del costo, per il consumatore finale, di un kilowatt di energia fotovoltaica con un kilowatt prodotto da fonti convenzionali), le misure incentivanti potrebbero essere definitivamente abrogate. In questo senso sembrerebbe essersi mossa negli ultimi giorni la ministra dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo che, in cerca di una mediazione con il collega Romani, avrebbe proposto appunto un ridimensionamento graduale degli incentivi, legato all’abbassamento dei costi delle rinnovabili assicurato dall’innovazione tecnologica e dall’aumento dei volumi di produzione. Un consiglio che per ora non sembra essere stato accolto, anche se la titolare del dicastero dell'Ambiente ha sottolineato che il Cip 6 incide sulla bolletta energetica più degli incentivi alle "vere" rinnovabili, e che in paesi come la Germania il costo degli incentivi stessi è molto più alto che da noi.

La fine improvvisa del Conto energia, in ogni caso, non è l'unica misura contestata dagli ambientalisti. Nel mirino anche
il previsto taglio retroattivo del 30% agli incentivi per l’eolico, giudicato dalle associazioni «una delle tecnologie più promettenti». A questo proposito, gli ambientalisti sottolineano che l’Unione Europea ha stabilito il divieto di introdurre misure retroattive perché toglierebbero certezze agli investimenti già effettuati o programmati nel settore. Bocciate anche le nuove limitazioni che il decreto introduce in materia di fotovoltaico a terra in aree agricole. Per questo particolare tipo di centrali, infatti, il provvedimento prevede il divieto di installare impianti di potenza superiore a 1 MW e stabilisce che il rapporto tra potenza nominale e superficie del terreno non superi i 200 kW per ogni ettaro (nel testo originario, approvato da Palazzo Chigi a novembre, la soglia era di 50 kW). A motivare il provvedimento, secondo il legislatore, la necessità di tutelare il paesaggio agricolo dall'eccessiva diffusione delle rinnovabili sul territorio. Le associazioni, come già accaduto più volte negli ultimi mesi, sono tornate a chiedere la cancellazione di questi limiti, mantenendo comunque comunque il divieto di realizzare impianti in aree agricole ad elevato valore naturalistico e in quelle destinate a produzioni strategiche.
Rinnovabili, le polemiche sul decreto Romani viste dalla stampa


Il comunicato stampa di Legambiente: "No allo stop a solare e eolico in Italia previsto dal decreto Romani”


Il comunicato stampa di Ises Italia: "Sviluppo delle rinnovabili, il Governo migliori la bozza del D. lgs in circolazione"


Il comunicato di Assosolare: "Così com'è, il decreto rappresenta la fine delle rinnovabili"


Il comunicato stampa del Wwf: "Leoni,l'Italia sta per spegnere il suo sole"


La nota del ministro Prestigiacomo: "Sulle rinnovabili manterremo gli impegni europei"


Il comunicato stampa di Anter: "Rinnovabili, è ora di unirsi. Il rinnovabile non è nell'interesse dei cittadini"
da:    ecodallecittà       lunedì 28 febbraio 2011