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giovedì 4 agosto 2011

G8: abbiamo sbagliato a Genova?


di Jacopo Fo

L’Italia è sull’orlo di una rivolta popolare.
Dobbiamo decidere se accettare lo scontro nelle piazze oppure scegliere la via pacifica.

Vogliono far pagare la crisi a quelli che soldi non ne hanno. E niente tagli a sprechi e privilegi.
A partire da settembre le piazze si riempiranno e in Val di Susa già si vede l’orientamento del governo: manganellare senza pietà.
Sono passati 10 anni dall’assassinio di Giuliani, dalla macelleria nelle strade, i pestaggi selvaggi alla Diaz, le torture a Bolzaneto, le bottiglie molotov portate dalla polizia.
E vorrei porre 2 domande: Fu sensato arrivare agli scontri? Sbagliammo qualche cosa?

La prima osservazione che mi viene è che il Movimento deve sapere che una polizia controllata da un governo di destra acchiapperà al volo ogni occasione per gridare: “Aiuto! I teppisti rossi sfasciano le auto e le vetrine degli onesti cittadini!”
 Questo era chiarissimo a gran parte del Movimento prima di Genova. Il dibattito fu intenso. All’inizio di giugno scrissi sul forum delle Tute Bianche un articolo che chiedeva: chi vuole un morto a Genova? In molti proponemmo di rinunciare a marciare verso la Zona Rossa e sfilare invece in corteo nudi, per mostrare chiaramente che non volevamo lo scontro.
Ci fu un’assemblea della rete pacifista Lilliput che votò una mozione che andava in questa direzione.

Poi ci fu una specie di corto circuito.
Alcuni portavoce di Lilliput decisero di infischiarsene delle decisioni delle assemblee. Contemporaneamente le Tute Bianche sparavano comunicati bellicosi. E la rete di Lilliput incredibilmente non prendeva le distanze da quei proclami. Poi le Tute Bianche iniziarono con le prove generali degli scontri, indossando scenografiche armature di gommapiuma di fronte alle telcamere… Armature eccellenti per riempire i telegiornali di servizi che mostravano i violenti che si preparavano a distruggere Genova, armature pessime  all’atto pratico perché ti rendono lento e facilmente individuabile.
Ancora oggi mi chiedo a chi sia venuta in testa l’idea delle imbottiture di gommapiuma.
Si andava al massacro e molti cercarono di fermare quella follia. Io, mio padre e mia madre eravamo talmente spaventati che facemmo un tentativo patetico di convincere i “portavoce”  che si stava cadendo in una trappola. Li implorammo di fermarsi, di rinunciare a marciare sulla Zona Rossa. Mia madre disse loro: “quando qualcuno morirà ve ne dovrete prendere la responsabilità!”.
Ci fu risposto che ormai non si poteva più fermare il Movimento… Provammo a dire che la maggioranza NON voleva gli scontri…
Credevano che se si marciava sulla Zona Rossa la polizia non avrebbe caricato?
Credevano che non ci sarebbero stati agenti provocatori?
Il giorno prima degli scontri Stefano Benni fece un ultimo tentativo, infruttuoso, di spiegare che si stava cadendo in una trappola e se ne andò da Genova per manifestare il suo dissenso.
Così si arrivò al grande corteo. Con le truppe di gommapiuma decise a violare la Zona Rossa, e migliaia di persone che non volevano nessuno scontro ma che non si erano organizzate con un servizio d’ordine non violento che facesse da scudo al corteo.
Chiunque abbia avuto esperienze negli scontri degli anni ’70 sarà restato inorridito dal livello di disorganizzazione di quel corteo che andava al massacro come fosse un pic nic.
A questo punto entrano in gioco i veri Black Bloc e quelli finti, fascisti o agenti provocatori. Iniziarono a spaccare le vetrine, mia madre vide un nucleo di provocatori mascherati ripetere due volte l’azione di spaccare una vetrina, accanendosi su vetri già rotti, per essere meglio ripresi da una troupe televisiva.

Il resto è semplice cronaca di una violenza spietata.
E dell’eroismo dei pacifisti, che pur in una situazione disorganizzata riescono più volte a fronteggiare in modo non violento sia i blak bloc che le forze dell’ordine.

Credo che oggi sia fondamentale affermare che Genova fu una disastrosa sconfitta politica e militare del Movimento.
Un’altra Genova sarebbe un regalo stupendo per la Casta che sta annaspando penosamente.
Quando a settembre scenderemo in piazza lasceremo il controllo della piazza a chi vuole lo scontro?
Oppure tutti i pacifisti si impegneranno a garantire il controllo della strada metro per metro, in modo non violento e unanime?
Serve molto coraggio per affrontare i violenti senza menar le mani. Quando iniziano a partire le cariche non è facile riuscirci.
Se non vogliamo ripetere Genova dobbiamo essere estremamente abili a inventare modalità di corteo che siano intimamente e chiaramente pacifiche.
I violenti hanno paura di trovarsi in mezzo a masse sterminate di non violenti, soprattutto se i pacifisti sono nudi.

E se vedete un ragazzo con l’armatura di gommapiuma circondatelo e dategli una tisana, fategli le coccole. Qualunque cosa pur di impedirgli di scherzare col fuoco.

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