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mercoledì 4 novembre 2009
Una nuova casa comune per gli ecologisti italiani

Una federazione di persone, per rifondare l’ambientalismo italiano. E senza candidarsi alle elezioni. E’ la proposta lanciata dal Gruppo delle Cinque Terre, attraverso un documento collettivo redatto da Massimo Marino e Maurizio Di Gregorio. Parola d’ordine: unire le forze, per alimentare la politica dall’esterno, con un’iniezione di cultura ecologista. Un modo per tentare di salvare l’agonizzante situazione italiana, quella cioè di un paese intossicato dai veleni, piegato dalla crisi, e a cui i partiti non riescono a dare speranza.
«L’Italia vive l’anomalia di un nuovo Medioevo che ne ha fermato l’entrata nel nuovo secolo», premettono i fautori del documento. Più che in altri paesi, sono visibili in Italia l’emergenza ecologica, il degrado sociale e la crisi dei valori; permangono vaste aree di ignoranza, incapacità, ingiustizia. «Meno facilmente che altri paesi, quindi, l’Italia può affrontare la conversione ecologica delle attività economiche».L’attuale semplificazione culturale, accusano i promotori del documento, appiattisce destra e sinistra, entrambe «globalmente incapaci di affrontare le crisi del nuovo tempo», un deficit che deriva dalla bancarotta ideologica del ‘900. «L’inesistenza di una cultura di destra onestamente conservatrice e l’inconsistenza di una cultura di sinistra autenticamente riformatrice flagellano il nostro presente».Ben diversa la situazione nel resto d’Europa, dove cresce «una nuova cultura trasversale, al di sopra di ogni schieramento». Una «benedetta irrequietezza», verso valori urgenti e irrinunciabili: ambiente, giustizia, futuro. E’ un movimento evolutivo, «che non riconosce facilmente ideologie e capi, si nutre di ogni cosa ritenga valido e si diffonde dappertutto». Ambiente, diritti civili, giustizia sociale, autonomia culturale: tutti movimenti che «si stanno intrecciando» e tendono a diventare uno solo, forte e internazionale.
Il termine “ecologisti” è ancora il più idoneo a rappresentare questa varietà di esperienze, che vanno oltre il semplice ambientalismo e rivelano un comune denominatore: quello che spiega la vittoria di Obama negli Usa, che alimenta la rivoluzione della “green economy” e che è alla base della grande affermazione di formazioni trasversali come “Europe Ecologie” in Francia. E’ una moltitudine di movimenti (culturali, sociali e politici) che vive nello sforzo quotidiano per una vita felice: «E’ l’unico l’antidoto, oggi, all’intossicazione della politica e all’avvelenamento della società e delle coscienze».In Europa e non solo, secondo il Gruppo delle Cinque Terre, la crisi non trova risposte dalla socialdemocrazia, ma solo da un modello sociale e produttivo eco-orientato ed eco-sostenibile, che riconosca anche le aree dove è conveniente la decrescita, «un termine “infelice” per esprimere una riflessione valida ed una pratica felice», forse sostituibile con la parola “sobrietà”: «L’idea della sobrietà e della sostenibilità ha potenzialità nuove e favorisce l’espansione di nuove forze verdi ed ecologiste in molte zone dell’Europa e del resto del mondo».Il guaio dell’Italia? Manca «un progetto etico, culturale e politico», radicale ma «senza estremismi», che sappia affrontare l’emergenza ecologica, il degrado sociale e la corruzione della vita a tutti i livelli. «Movimenti di protesta e partiti-scatoloni non riescono ad esprimere strategie e riferimenti culturali stabili». Le colpe? Piccoli leader afflitti da egocentrismo. Restano arroccati, ognuno, «su linguaggi, convincimenti e preclusioni personali». Risultato: una frammentazione culturale, sociale e politica, che vanifica ogni speranza di cambiamento.
Nell’analisi del Gruppo delle Cinque Terre non si salvano neppure le formazioni più recenti: Meetup di Grillo, Movimento per la Decrescita Felice, liste “per il Bene Comune” e “Stop al consumo di territorio”. Blog non comunicanti fra loro, associazioni storiche (ambientaliste, animaliste, di consumatori), realtà locali e la stessa Idv di Di Pietro. Stessi errori fatali: «Isolamento, separazione, integralismo». Risultato: «Irrilevanza politica e sociale».Se i Verdi, che alla fine degli anni ’80 crearono un’inedita piattaforma, al tempo stesso rinnovatrice e radicale, poi corrottasi nella pratica del potere, oggi «serve un nuovo movimento politico centrato sulla riscoperta della lotta esemplare», strutturato sul piano culturale. Il Gruppo delle Cinque Terre chiede di costituire un «cuore verde», capace di estendere l’azione riformista anche al tema, sociale, della precarietà del lavoro.Obiettivi: affrontare l’emergenza ecologica e climatica, superare un sistema economico basato sulla crescita infinita, liberare le istituzioni dai condizionamenti culturali delle ideologie del secolo scorso. «La vita è nelle nostre mani e andrà bene se saremo degni dei nostri sogni». Che si chiamano ecologia ambientale, sociale, politica ed etica. No alla casta, alle mafie, ai cascami del ‘900 che hanno provocato l’attuale degenerazione. «Occorre riaffermare una lotta nonviolenta, ma esemplare: una contestazione sistematica delle attività economiche dannose, dei comportamenti fraudolenti e di tutte le forme di illegalità».
Un nuovo partito? No, grazie. «Non intendiamo fare un nuovo partito che replichi in modo magari originale i fallimenti di tutti gli altri». Si punta a «qualcosa di più grande, ampio e nuovo», di cui la politica sia solo una parte. Il gruppo punta ad una nuova la formula: «Una federazione di persone, progetti, attività produttive». Da attuare innanzitutto con una “costituente ecologista” di movimenti, associazioni, territori, imprese eco-sostenibili e lavoratori.«L’Italia – ribadiscono Marino, Di Gregorio e gli altri firmatari – è una delle nazioni più inquinate d‘Europa. A parte piccole conquiste e locali affermazioni, la situazione è talmente grave che occorre uno sforzo eccezionale e congiunto. Nella situazione attuale nessuno sembra in grado di fermare il nucleare, che viene riproposto, o la truffa velenosa degli inceneritori. E siamo realmente indietro, rispetto agli altri paesi, sia sulle energie rinnovabili, sia sulle connessioni in reti digitali. Iniziative di lotta esemplare devono essere preparate».Fare qualcosa, dunque, per incidere sui problemi reali. Evitando di candidarsi alle elezioni o di costituire «una piccola corporation e lobby di settore», per iniziative «irrilevanti o senza esito». Il gruppo propone quindi una convention generale ecologista. Gli “stati generali” dell’ambientalismo italiano, con anche un’expò collegata per promuovere la green economy e un media-network che raccolga in un’unica piattaforma i mille canali dell’informazione eco-sensibile.
«Il coraggio di tutti di cambiare potrà portare al coraggio di cambiare tutto, veramente», assicura il gruppo, che si candida così a «costruire ponti che uniscano e unifichino i gruppi esistenti per promuovere la casa comune degli ecologisti»
(info: www.fiorigialli.it; www.eco-blogspot.com; Massimo Marino, ecoblog@libero.it; Maurizio Di Gregorio, info@fiorigialli.it). 23-10-09

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