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domenica 14 marzo 2010
OGGI REGIONALI IN FRANCIA ECOLOGISTI DATI AL 15%
Si svolgono oggi 14 marzo le regionali in Francia. le previsioni nei sondaggi sono per una ampia vittoria della sinistra e gli ecologisti sono dati come determinanti al 15%. Tra poche ore si sapranno i dati reali definitivi. Una buona notizia per chi come noi vive in un paese arretrato culturalmente, socialmente e politicamente..
Già 2 anni fa intorno ad Europe Ecologie si erano federate molte realtà anche diverse della Francia più alternativa: dalle associazioni ambientaliste, ai comitati locali regionali, le liste civiche e i movimenti regionali.Il movimento ecologista francese propone un'alternativa a tutto campo, una riforma della politica dello stato e dell'economia orientata ad una complessiva conversione ecologica. Per chi vuole approfondire segnaliamo questo recente articolo della Stampa:
Nonostante i socialisti, ormai dei sopravvissuti di professione, il presidente Sarkozy subirà una dura lezione nelle regionali, primo turno in programma domani. In sintesi ecco le previsioni di un classico voto-sanzione. È così annunciato nei sondaggi, nelle analisi, addirittura nelle confessioni neppure a mezza voce degli uomini dell’Ump, che viene la tentazione di mettere qualche puntino sospensivo, di essere cauti. Nei fatti c’è da ridisegnare la geografia delle ventisei regioni francesi. In realtà il decentramento in uno Stato che resta così tenacemente centralista è stata una classica riforma alla francese, ovvero finta. Accanto al palazzo del prefetto hanno tirato su quello del presidente della regione: e tutto si è fermato lì.
Le regioni contano poco, anche nelle idee della gente. Ma domani e domenica 21 marzo quello che si deve verificare è la salute politica di Sarkozy. Perché fino al 2012, data delle presidenziali, non ci saranno altre possibilità di districare gli umori dell’elettorato. Oggi la destra ha il potere solo in due regioni, l’Alsazia e la Corsica, tutte le altre sono governate dai socialisti e dalla Gauche. I pronostici credono possibile il «grande slam», ovvero che tutte si colorino di rosa come ha annunciato, vaticinato e auspicato in tutti i comizi la segretaria socialista Martine Aubry, che ora, con gli appetiti elettorali, sembra aver quattro braccia per picchiare. Gli ultimi sondaggi, e le tendenze soprattutto, sono unanimi: il Ps è indicato al primo turno in testa con il 30 per cento, seguito a breve distanza dall’Ump.
Al secondo turno lo scarto, con l’aggiunta dei voti degli altri partiti di sinistra, diventa abissale e incolmabile. Nell’ampiezza del trionfo «sicuro» del nemico è anche l’arma che resta all’Ump: basterebbe conquistare tre regioni, o non perdere le proprie, per poter gridare vittoria, e grossa. E in Bassa Normandia, Lorena, Champagne-Ardenne e Rhône-Alpes il centro destra non è ancora spacciato. C’è poi il meccanismo dei due turni, politicamente complicato e pericoloso. Per i socialisti gli alleati potenziali sono come il diavolo, si può pranzare con loro solo se si ha un cucchiaio abbastanza lungo. Europe écologie, i verdi, ad esempio. Trionfatori delle ultime Europee navigano nei pronostici al 15%, sul piano nazionale; tallonano addirittura i socialisti in alcune regioni. Per commuoverli e aggrupparli bisognerà pagare un forte tributo politico.
Hanno già annunciato che non si accontenteranno dell’ambiente, vogliono poltrone di prestigio e con fondi in cassa. C’è poi la banchisa dell’astensione: intorno al 50%, concordano le previsioni, il più grande partito di Francia. E’ un dato di cui tutti i partiti non possono certo trarre vanto: c’è sfiducia nella politica, di destra e di sinistra, il Paese è depresso. Altro dato certo è il declino che appare inarrestabile e clamoroso di Sarkozy. In due anni e mezzo l’ex iper-presidente ha scialacquato un gigantesco patrimonio di fiducia e di energie. L’uomo oggi appare incerto, ruminante, infiacchito, nervoso. Annunciava di voler trasformare la Francia e ieri era a Londra. I giornalisti lo hanno braccato con domande sulle voci di una crisi matrimoniale: «Non ho un secondo, anzi nemmeno mezzo secondo da perdere con queste elucubrazioni. Amo l’Inghilterra ma non fatemelo rimpiangere» ha sibilato fulminando i giornalisti inglesi.
In una intervista apparsa ieri sul settimanale del governativo «Le Figaro» ha annunciato che a metà del 2011 le riforme si fermeranno. Stop, la «rupture» finisce nel cassetto, l’intransigente per eccellenza transige, tirerà avanti giorno per giorno. Curioso segnale di sbandamento.
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