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sabato 25 dicembre 2010

Frati:"Assumo i miei parenti? Se lo meritano"

Il rettore della Sapienza Frati: macché privilegi, mia moglie, mio figlio e mia figlia sono bravissimi...

di Antonello Caporale*

La moglie. Poi la figlia. Quindi, ma in extremis, il figlio. La famiglia di Luigi Frati, rettore della Sapienza di Roma, si ritrova all'università. Ognuno con i suoi pensieri e con le sue fatiche.
«E il merito, ahò il merito dove lo metti?».
Questo è giusto, c'è il merito.

«Non posso farci niente se Giacomo è tra i primi cinque, nella classifica dei vincitori di un concorso vecchio di due anni. La vergogna semmai è per gli altri. Giacomo mio figlio s'è fatto un culo come un pajolo».
Giacomo è bravissimo.

«Parliamo del punteggio? Lui ha 21. Artioli, per esempio, 14. Che ce posso fa?».
Rettore, le danno del barone al cubo.

«Num me frega nulla. Quello che voglio di' è che nessuno della mia famiglia ha avuto ciò che non meritava».
Bisogna specificarlo bene, perché il nome di Frati...
«Ho mandato in pensione mia moglie, togliendole la collaborazione compensativa. Lo sa?».
Purtroppo contro di lei se ne dicono di tutti i colori.
«Forse perché sono vicino agli studenti? Forse perché giro senza auto blu, forse perché mi faccio un mazzo così?».
Il linguaggio crudo rivela comunque un vivido spirito del fare.
«D'Ubaldo parla di me come futuro sindaco di Roma. Ma io non tradisco, ho da completare il mandato di rettore».
Vuole
bene all'università, e si vede. Anche il banchetto nuziale di sua figlia l'ha fatto tenere al campus.
«Fregnaccia, fregnaccia. Banchetto a Trevignano, rinfreschetto all'università. L'aranciatina, la coca cola. Un gesto di cortesia per gli amici e i colleghi. E ho pagato trecentomila lire, causale: matrimonio di mia figlia. E da lì è nata la fregnaccia».
Queste cose non si sanno, e si favoleggia.
«Forse sono odiato dai potenti forse, ma dagli studenti amatissimo»
Però è bellissimo avere i figli con questa carriera luminosa. Li avrà condotti per mano, e accuditi, sollecitati.
«Ma che stai a dì? (Certo, vedendo mamma e papà che pure alla domenica studiano, ti viene lo sghiribizzo di emularli)».
Complimenti.
«Ti dico: io sono figlio di un minatore, mi sono fatto un culo così».
Estrazione popolare, alterità evidente dal circuito del potere.
«La Gelmini forse ce l'ha con me. E però chiedo: e se Tizio, il professore Tizio ha l'amante Caio? La nuova legge vieta a Caio di divenire professore ordinario?».
Sua moglie insegna Storia della medicina ma non è medico.
«Embè? È storico».
Corretto.
«E mia figlia è laureata in Giurisprudenza e fa Medicina legale. Angeletti, e non lo dico io, è tra le più brave d'Italia».
Angeletti è sua moglie.
«Io ho 41 come indice».
Capperi.
«Scrivi che voi. Poi io leggo e decido se passare dall'avvocato». 

* da   www.repubblica.it    (Roma)           24 dicembre 2010

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