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martedì 5 luglio 2011
I movimenti per l'acqua riuniti a Roma
Cosa fare dopo i referendum
I referendum sono stati vinti; sconfitte per la prima volta le politiche liberiste degli ultimi vent'anni. Ma le aziende private che avevano messo le mani sulla torta dell'acqua non sono certo intenzionate a tirarsi indietro; la volontà popolare non è un vincolo per chi ha per legge il fine di raggiungere il maggior fatturato possibile. Sono ancora molti gli interrogativi da sciogliere per il popolo dell'acqua, sui modi per rendere effettivi i cambiamenti sanciti dai referendum.
Ecco che sabato 2 e domenica 3 luglio al Teatro Vittoria di Roma si sono riuniti comitati territoriali, cittadini e associazioni nell'assemblea nazionale dei movimenti per l'acqua. La voglia di festeggiare per una vittoria storica era in parte stemperata dai tanti interrogativi in sospeso e dall'attesa ansiosa di notizia dalla Val di Susa, alla volta della quale molti attivisti si sono diretti nella serata di sabato, dopo il primo giorno di assemblea.
Dopo un brindisi di benvenuto, Paolo Carsetti, presidente del Comitato "2 sì per l'acqua bene comune", ha aperto gli interventi ricostruendo i passi che hanno condotto alla vittoria dei referendum e dando fiato e forma ai dubbi dei presenti: il referendum non è certo un punto di arrivo, il lavoro più difficile inizia adesso.
Per capire cosa intendesse, basta dare un'occhiata a come si sono mossi i soggetti coinvolti nella gestione dell'acqua – vale a dire società private e amministrazioni locali – dopo i referendum. Se si escludono pochi esempi virtuosi – Napoli su tutti, dove il neo eletto assessore ai beni comuni Lucarelli, accolto da un'ovazione all'assemblea, ha ribadito con una delibera comunale la gestione pubblica e partecipata dell'acqua – la tendenza generale è stata in netta opposizione alle linee dettate dalla consultazione popolare.
Acea, gestore dell'Ato2 di Roma e dintorni, ha deciso di tagliare la fornitura dell'acqua a tutte le famiglie in difficoltà economica che non sono in grado di pagare il conto. Astrid Lima del comitato di Velletri ha ricordato il caso di Francesco, quarant'anni, che vive con la madre invalida permanente in una casa popolare di 50 mq. Per tre anni il gestore non gli ha inviato bollette - nonostante il disciplinare tecnico allegato alla convenzione di gestione obblighi Acea ad inviare fatture almeno ogni sei mesi, a tutela delle persone più disagiate - salvo poi emettere un'unica fattura di 1200 euro pochi mesi fa. Al mancato pagamento, Acea ha chiuso i rubinetti. E lo stesso ha fatto con le altre famiglie morose, senza preoccuparsi delle condizioni socio-economiche delle stesse. Un atteggiamento decisamente intransigente per una società che viola stabilmente le disposizioni contrattuali e che nel 2010 ha avuto il suo profitto record, con un utile di 58,8 milioni di euro.
E che dire di Civitavecchia, dove a pochi giorni dai referendum l'amministrazione comunale ha pubblicato il bando per la cessione del 60 per cento della Holding Civitavecchia Servizi, che raggruppa le ex municipalizzate, servizio idrico compreso? E della Regione Lombardia, dove la maggioranza di centrodestra non ha alcuna intenzione di abrogare la legge regionale approvata di fretta a dicembre, che sullo stampo del decreto Ronchi prevede la privatizzazione del servizio idrico?
E se persino la giunta regionale pugliese guidata da Nichi Vendola promuove una legge ostile alle disposizioni referendarie, che annulla la garanzia dei 50 litri d'acqua giornalieri – stabiliti dall'Oms come minimo vitale –, lascia intatta la forma di s.p.a. dell'ente gestore ed infine non elimina quel 7 per cento di profitto minimo garantito abrogato dal secondo quesito, allora viene da chiedersi quali possibilità concrete ci sono di procedere ad una ripubblicizzazione sostanziale del servizio idrico.
Eppure dall'assemblea nazionale emerge anche una grande volontà di continuare la battaglia tutti assieme, uniti ma sparsi sul territorio, ognuno promuovendo delibere, impugnando leggi, portando avanti vertenze. Coniugando la lotta sul territorio con la promozione di una legge a livello nazionale sullo stampo di quella di iniziativa popolare presentata dal forum italiano dei movimenti per l'acqua nel 2008, e con uno sguardo alla situazione europea e mondiale (senza escludere la possibilità di promuovere un referendum europeo).
I workshop di domenica rispecchiavano proprio questa volontà: uno era incentrato sulle lotte territoriali, un secondo sulla dimensione nazionale, il terzo sulla situazione internazionale. Perché l'acqua, come ha ricordato padre Alex Zanotelli dal palco dell'assemblea plenaria, appartiene a tutti gli abitanti del mondo e a tutti deve essere garantita. E a chi si pone il problema dei finanziamenti il missionario comboniano ha ricordato che "spendiamo 27 miliardi di euro di spese militari", concludendo "neanche fossimo attaccati dagli Ufo!"
da www.ilcambiamento.it 4 luglio 2011
Video a cura di Massimiliano Petrucci e Maurizio Argentieri, Associazione Manifestopea.
(su youtube a lato visibili i link a vari interventi )
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