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lunedì 31 gennaio 2011
Vino vecchio in otri nuove?
di Sergio Mazzanti *
La posizione di RETE DEI CITTADINI nei confronti dell’ormai imminente “Conclave civico ed ecologista” è stata già espressa pochi giorni fa. A quell’articolo, che condivido pienamente, vorrei aggiungere alcune considerazioni personali. di Sergio Mazzanti*
L’incontro di Bologna si preannuncia ricco e partecipato, vari sono i “copromotori” dell’evento, molti altri saranno presenti, a titolo personale o come delegati di gruppi diversi. Eppure…
Eppure l’evento avrebbe potuto essere qualcosa di più, diventare un punto di partenza di qualcosa di davvero grande, aggregare decine di gruppi e migliaia di persone. Così non è stato, almeno per ora. Ai primi quattro copromotori si sono aggiunti in seguito solo alcuni gruppi locali; non hanno risposto all’appello due tra i progetti di aggregazione nazionale più innovativi: Uniti e Diversi non sarà probabilmente presente neanche con una delegazione di osservatori, al contrario di Alternativa, che anche stavolta si dimostra la parte più aperta al dialogo di questo raggruppamento; nonostante la vicinanza di impostazione con il Gruppo delle Cinque Terre, non ha aderito come promotore neanche la RETE DEI CITTADINI, anche se sarà presente con una nutrita delegazione (tra cui il sottoscritto).
Che cosa non ha funzionato? Su alcuni problemi organizzativi ci siamo già espressi come RETE DEI CITTADINI, ma c’è un’altra questione che ha chiuso al Conclave molto porte e continuerà a chiuderle se non sarà risolta.
Mi riferisco alla Costituente Ecologista, uno dei quattro promotori principali dell’evento. Per precisione e correttezza: il problema non è la Costituente Ecologista come tale. Tanti, tantissimi aspettano da anni, se non da decenni, un processo, appunto, costituente che porti a un soggetto politico unitario che rappresenti i milioni di ecologisti che da troppo tempo sono privi di una loro “casa politica”. In tanti si sono affacciati a quella che doveva essere una tappa di un processo inclusivo e democratico per creare qualcosa di nuovo. Di NUOVO, ci tengo a sottolineare. Non credo ci possa essere il benchè minimo dubbio sul fatto che il partito dei Verdi abbia assunto negli anni i difetti tipici del sistema dei partiti abbandonando progressivamente le innovazioni originarie; sta proprio in questo la ragione del suo fallimento storico.
E allora per quale motivo i Verdi continuano ad essere in qualità di Verdi i registi e controllori della Costituente Ecologista? Come minimo con una ragguardevole quota del 30% (nella realtà ben di più), che in un soggetto che dovrebbe includere tante diversità significa la matematica certezza di determinare rigidamente le posizioni e le iniziative (attualmente quasi assenti). Difficile superare l’impressione che si tratti di un’operazione di “restyling” di un partito che ha, dati alla mano, fallito la sua funzione storica e che, cosa ancora più grave, sembra non chiedersi neanche il perchè.
Sempre per chiarezza: non sto parlando ovviamente dei Verdi come persone. In tutti i partiti ci sono persone volenterose che si sforzano di fare qualcosa “dall’interno”. Impresa da rispettare dal punto di vista umano, proprio perchè i risultati sono quasi sempre marginali e a costo di enormi sforzi. Un movimento politico nuovo, inclusivo e plurale deve invitare tutti ad abbandonare le strade vecchie. Ma senza portarsi dietro nessun relitto.
Già qualche settimana fa Massimo Paupini, degli Ecologisti del Lazio, scriveva: “diventa fondamentale, preliminare ad ogni realistica possibilità di intesa, che sia chiaro in maniera non equivoca che in qualsiasi forma uscisse un movimento unitario dal conclave, sarebbe in ogni caso non disponibile oggi a qualsiasi tipo di accordo generale, elettorale od altro, con gli attuali partiti, in particolare nella riproposizione di qualcosa di simile al vecchio Ulivo” (Ecologisti: quante aggregazioni vogliamo?).
Rinnoviamo quindi l’invito ai Verdi, se vogliono davvero contribuire alla novità che sta nascendo, a sciogliersi o, come minimo, a non pretendere quote e percentuali come “Verdi” all’interno delle nuove aggregazioni che si stanno creando, se non la quota percentuale di singole persone (uno conta uno).
Si sta lavorando (anche con il contributo della RETE DEI CITTADINI) a creare un otre nuovo capace di unire nelle diversità; i nuovi ecologisti hanno tantissimo vino nuovo, vino buono capace di migliorare davvero la vita delle persone e del nostro pianeta.
Perchè cercare a tutti i costi di mettere in otri nuove un vino vecchio, ormai diventato aceto?
* RETE DEI CITTADINI
La posizione di RETE DEI CITTADINI nei confronti dell’ormai imminente “Conclave civico ed ecologista” è stata già espressa pochi giorni fa. A quell’articolo, che condivido pienamente, vorrei aggiungere alcune considerazioni personali. di Sergio Mazzanti*
L’incontro di Bologna si preannuncia ricco e partecipato, vari sono i “copromotori” dell’evento, molti altri saranno presenti, a titolo personale o come delegati di gruppi diversi. Eppure…
Eppure l’evento avrebbe potuto essere qualcosa di più, diventare un punto di partenza di qualcosa di davvero grande, aggregare decine di gruppi e migliaia di persone. Così non è stato, almeno per ora. Ai primi quattro copromotori si sono aggiunti in seguito solo alcuni gruppi locali; non hanno risposto all’appello due tra i progetti di aggregazione nazionale più innovativi: Uniti e Diversi non sarà probabilmente presente neanche con una delegazione di osservatori, al contrario di Alternativa, che anche stavolta si dimostra la parte più aperta al dialogo di questo raggruppamento; nonostante la vicinanza di impostazione con il Gruppo delle Cinque Terre, non ha aderito come promotore neanche la RETE DEI CITTADINI, anche se sarà presente con una nutrita delegazione (tra cui il sottoscritto).
Che cosa non ha funzionato? Su alcuni problemi organizzativi ci siamo già espressi come RETE DEI CITTADINI, ma c’è un’altra questione che ha chiuso al Conclave molto porte e continuerà a chiuderle se non sarà risolta.
Mi riferisco alla Costituente Ecologista, uno dei quattro promotori principali dell’evento. Per precisione e correttezza: il problema non è la Costituente Ecologista come tale. Tanti, tantissimi aspettano da anni, se non da decenni, un processo, appunto, costituente che porti a un soggetto politico unitario che rappresenti i milioni di ecologisti che da troppo tempo sono privi di una loro “casa politica”. In tanti si sono affacciati a quella che doveva essere una tappa di un processo inclusivo e democratico per creare qualcosa di nuovo. Di NUOVO, ci tengo a sottolineare. Non credo ci possa essere il benchè minimo dubbio sul fatto che il partito dei Verdi abbia assunto negli anni i difetti tipici del sistema dei partiti abbandonando progressivamente le innovazioni originarie; sta proprio in questo la ragione del suo fallimento storico.
E allora per quale motivo i Verdi continuano ad essere in qualità di Verdi i registi e controllori della Costituente Ecologista? Come minimo con una ragguardevole quota del 30% (nella realtà ben di più), che in un soggetto che dovrebbe includere tante diversità significa la matematica certezza di determinare rigidamente le posizioni e le iniziative (attualmente quasi assenti). Difficile superare l’impressione che si tratti di un’operazione di “restyling” di un partito che ha, dati alla mano, fallito la sua funzione storica e che, cosa ancora più grave, sembra non chiedersi neanche il perchè.
Sempre per chiarezza: non sto parlando ovviamente dei Verdi come persone. In tutti i partiti ci sono persone volenterose che si sforzano di fare qualcosa “dall’interno”. Impresa da rispettare dal punto di vista umano, proprio perchè i risultati sono quasi sempre marginali e a costo di enormi sforzi. Un movimento politico nuovo, inclusivo e plurale deve invitare tutti ad abbandonare le strade vecchie. Ma senza portarsi dietro nessun relitto.
Già qualche settimana fa Massimo Paupini, degli Ecologisti del Lazio, scriveva: “diventa fondamentale, preliminare ad ogni realistica possibilità di intesa, che sia chiaro in maniera non equivoca che in qualsiasi forma uscisse un movimento unitario dal conclave, sarebbe in ogni caso non disponibile oggi a qualsiasi tipo di accordo generale, elettorale od altro, con gli attuali partiti, in particolare nella riproposizione di qualcosa di simile al vecchio Ulivo” (Ecologisti: quante aggregazioni vogliamo?).
Rinnoviamo quindi l’invito ai Verdi, se vogliono davvero contribuire alla novità che sta nascendo, a sciogliersi o, come minimo, a non pretendere quote e percentuali come “Verdi” all’interno delle nuove aggregazioni che si stanno creando, se non la quota percentuale di singole persone (uno conta uno).
Si sta lavorando (anche con il contributo della RETE DEI CITTADINI) a creare un otre nuovo capace di unire nelle diversità; i nuovi ecologisti hanno tantissimo vino nuovo, vino buono capace di migliorare davvero la vita delle persone e del nostro pianeta.
Perchè cercare a tutti i costi di mettere in otri nuove un vino vecchio, ormai diventato aceto?
* RETE DEI CITTADINI
mercoledì 19 gennaio 2011
Nuovi corsi di Permacultura
Centro di Permacultura LA BOA ( www.laboa.org )
abbiamo attivato nuovi corsi:
19-20 feb Coltivare senza impoverire la terra San Giuliano Mil. (MI)
19-27 feb Progettazione in Permacultura corso 72h ROMA
12-13+26-27 mar Realizziamo un giardino commestibile Pramaggiore (VE)
17-20 mar Costruire con le balle di paglia Vaiano (PO)
1-3 apr Intonaci a calce e terra cruda Vaiano (PO)
9-10 apr Uso sostenibile dell'acqua Monteveglio (BO)
6-17 mag Progettazione in Permacultura corso 72h Cissone (CN)
7-8 mag Uso sostenibile dell'acqua San Giuliano Mil. (MI)
30 mag-12 giu Progettazione in Permacultura Torri Superiore (IM)
9-12 giu Costruire con la terra cruda Torri Superiore (IM)
25-26 giu Cupola geodetica di bambù Pramaggiore (VE)
1-3 lug Costruire con le balle di paglia San Giuliano Mil. (MI)
12-13 lug Introduzione alla Permacultura Santa Marina (SA)
14-17 lug Costruire con le balle di paglia Laurino (SA)
21-24 lug Costruire con la paglia con Barbara Jones Pramaggiore (VE)
4-7 ago Costruire un tetto verde Pramaggiore (VE)
info su: http://www.laboa.org/ Stefano Soldati - casadipaglia@hotmail.com
martedì 18 gennaio 2011
SI’ a quattro referendum (2 su Acqua pubblica 1 su Nucleare 1 su legittimo impedimento)
Se non ci sono elezioni politiche in maggio-giugno si votano
La Corte costituzionale, in data 12 gennaio 2011, ha deliberato in ordine all’ammissibilità delle seguenti richieste di referendum abrogativo:
n. 149 Reg. Ref. (richiesta di referendum n. 1) “Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione”: ammissibile
n. 150 Reg. Ref. (richiesta di referendum n. 2) “Servizio idrico integrato. Forme di gestione e procedure di affidamento in materia di risorse idriche. Abrogazione”: inammissibile
n. 151 Reg. Ref. (richiesta di referendum n. 3) “Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma”: ammissibile
n. 152 Reg. Ref. (richiesta di referendum n. 4) “Norme limitatrici della gestione pubblica del servizio idrico. Abrogazione parziale”: inammissibile
n. 153 Reg. Ref. (richiesta di referendum n. 5) “Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme”: ammissibile
n. 154 Reg. Ref. (richiesta di referendum n. 6) “Abrogazione della legge 7 aprile 2010, n.51 in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale”: ammissibile
Le sentenze saranno depositate entro i termini previsti dalla legge.
n. 149 Reg. Ref. (richiesta di referendum n. 1) “Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione”: ammissibile
n. 150 Reg. Ref. (richiesta di referendum n. 2) “Servizio idrico integrato. Forme di gestione e procedure di affidamento in materia di risorse idriche. Abrogazione”: inammissibile
n. 151 Reg. Ref. (richiesta di referendum n. 3) “Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma”: ammissibile
n. 152 Reg. Ref. (richiesta di referendum n. 4) “Norme limitatrici della gestione pubblica del servizio idrico. Abrogazione parziale”: inammissibile
n. 153 Reg. Ref. (richiesta di referendum n. 5) “Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme”: ammissibile
n. 154 Reg. Ref. (richiesta di referendum n. 6) “Abrogazione della legge 7 aprile 2010, n.51 in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale”: ammissibile
Le sentenze saranno depositate entro i termini previsti dalla legge.
martedì 11 gennaio 2011
GCT: resoconto 7° incontro nazionale del 3-4-5 gennaio 2010
1) Nell’incontro si è analizzato lo stato del processo di aggregazione degli ecologisti italiani, e discusso su come ristrutturare il GCT per sostenere con un progetto adeguato questo processo.
2) Il ruolo del GCT, che si limitava perlopiù alla elaborazione teorica del progetto e del processo (Cittadini del Pianeta: progetto di transizione dei 35 punti ), delegando poi totalmente ad altre organizzazioni l’iniziativa di un’articolazione territoriale, organizzativa e diffusiva del processo stesso, non risulta adeguato. Sembrano riproporsi processi di costituzione di piccoli poli tendenzialmente antagonisti fra loro nell’area che dovrebbe essere coinvolta nella prima fase del processo unitario, quella necessaria ad avere la “massa critica” iniziale; è quasi assente la volontà di coinvolgere le aree limitrofe (grillini, aree in uscita dalla sinistra, ma anche donne, nuovi animalisti, movimenti giovanili ..) Si continua addirittura a confondere i nuovi ecologisti italiani con i vecchi gruppi ambientalisti o con una nuova denominazione dei verdi. Conseguentemente lo stesso uso della parola ecologisti resta, al momento, problematico. Per avviare forme transitorie di aggregazione si è stimolata la nascita degli ecologisti del Piemonte e del Lazio.
3) Il Conclave del 29-30 gennaio, che da tempo avevamo proposto, stenta ad essere visto come un momento di confronto aperto in cui si misurino eventuali proposte diverse e si verifichi quanto hanno in comune per procedere ad un successivo passaggio della aggregazione; sembra tollerato da alcuni come un passaggio stretto verso la riproposizione di un partitino privo di alcuna forma di innovazione e con scarsa autonomia politico-culturale, da altri un po’ forzosamente descritto come appuntamento di un competitore moderato contrapposto ad un vero partitino anticasta in formazione; da molti comunque non viene percepito come un evento storico che condizionerà comunque i prossimi anni, ma come un incontro fra i tanti.
La proposta dei Tavoli nazionale e regionali e la definizione di 100 figure che pilotano il processo non è stata al momento capita, poco presa in considerazione, forse vista con sospetto e osteggiata, in quanto tutto diviene più trasparente e partecipato, e questo è alla base dell’ attuale impasse. C’è comunque ancora la possibilità nelle prossime settimane, di migliorare almeno in parte la prospettiva attuale, se prevalgono le pulsioni positive su quelle negative, facendo leva su una vocazione unitaria confusa ma diffusa alla base. Facendo leva anche sui nostri blog i cui contatti sono da 10 mesi in lenta costante salita (in particolare quello di GCT).
4) Si impone un’azione di supplenza da parte del GCT in termini di sollecitazione all’impegno politico di altri soggetti che finora sono stati alla finestra e di coagulo della base sociale che dovrebbe sostenere il processo di ricomposizione del movimento ecologista italiano. Oltre all’ opera diplomatica e di elaborazione intrapresa si dovrà procedere con nuovi strumenti, in particolare la aggregazione transitoria di una rete nazionale ecologista-civica di gruppi diversi che condividano almeno in parte l’idea della aggregazione larga, un portale nazionale che li tenga in rete ed altri strumenti utili (seminari, servizi comuni, rivista.. ) .Si è accennato a campagne nazionali per il 2011 (sistema proporzionale e democrazia / nuova mobilità / città in transizione / rinnovabili e nucleare) che si ridiscuteranno nel prossimo incontro previsto entro fine gennaio.
5) Le forme organizzative che assumerà il GCT da subito si baseranno sulla adesione attraverso:
a) la sottoscrizione di un brevissimo manifesto (allegato)
b) il sostegno economico al GCT di 10 euro al mese ( base) con quote più alte per chi può ed una quota ridotta a 5 euro per chi ne richiede l’applicazione. Con cadenza semestrale gen/giugno – luglio/ dic. e con diverse forme di raccolta. L’autofinanziamento andrà comunque assicurato anche attraverso altre strade (contributo a seminari, pubblicità ecocompatibile sull’insieme degli strumenti in rete e su carta, azioni cooperative.. ).
c) l’indicazione della propria competenza ed esperienza e dell’area di impegno possibile.
6) La partecipazione agli incontri nazionali anche di osservatori verrà fortemente allargata a partire dai molti che ci contattano e non ricevono risposta per mancanza di strutture idonee a farlo (molte decine negli ultimi mesi ). Già nel 7° incontro, convocato 6 giorni prima in periodo festivo, si sono mandati 75 inviti con 26 presenti (11 donne) da 5 regioni. (quasi metà, alcuni sicuramente interessati, non hanno letto l’invito per assenza o vacanza già in corso)
7) Scartando l’ipotesi di mailing list libera come forma di comunicazione (considerata inadeguata e sbagliata) o il giro non virtuoso di mail casuali, si attrezzerà un group (google?) con un moderatore responsabile per far circolare fra gli aderenti news, documenti e contributi importanti evitando i meccanismi inconcludenti di facebook o delle mailing-list .
8) Dalla fase transitoria di riorganizzazione il GCT dovrà uscire non solo come pensatoio indipendente, ma anche come elemento pratico di organizzazione sociale, culturale, economica, con l’estensione della presenza territoriale e la assunzione di competenze necessarie ad oggi non presenti ne ricercate e con un legame più diretto con i movimenti come si è fatto in parte nella scadenza antinucleare del 6-7 novembre, da noi promossa . Gli EcoHub multifunzione nel territorio sono in prospettiva la sede fisica di questa nuova organizzazione, nodi territoriali delle reti orizzontali e verticali (al di là del GCT) che vanno messe in comunicazione.
Per il GCT in prospettiva si dovrà andare alla costituzione di una Fondazione partecipata, già decisa da tempo ma non attuata.
9) L ’allargamento di ruolo non dovrà pregiudicare minimamente le caratteristiche genetiche del GCT il cui valore consiste nell’approccio originale teorico ( “verso la casa comune di tutti gli ecologisti italiani “, non di uno o l’altro dei suoi frammenti ), europeo ( riferimento al pensiero innovatore di Cohn Bendit e all’esperienza tedesca, entrambe totalmente ignorate o incomprese in Italia) e nel non farsi coinvolgere ne scontrarsi pubblicamente con le dinamiche settarie, opportuniste, non trasparenti, (stato liquido, per tutti contro nessuno ).Dobbiamo rendere pubblico, largo, trasparente, comprensibile, partecipato, ogni passaggio e contenuto.
10) Sarà necessario aprire le porte del GCT e nello stesso tempo circoscrivere la partecipazione, chiarire gli equivoci e applicare i criteri indicati di appartenenza al GCT con un processo graduale ma chiaro. Il GCT, pur avendo un seguito crescente di generici amici, simpatizzanti, sostenitori, deve avere aderenti, i più numerosi possibili, che però ne comprendano il carattere innovativo ed originale senza equivoci. Non è utile un proselitismo a tutti i costi se non si comprende il progetto. Precisando gradualmente anche le forme di partecipazione e democrazia interna e la tutela contro possibili snaturamenti (lucchetti). Prendendo atto che solo con il tempo (e non sempre) chi si avvicina al GCT comprende e condivide l’insieme progettuale che è alla base del gruppo, lontano da interessi elettorali o dirigisti ma basato sulla equi-valenza delle 4 gambe (politica-sociale-culturale-economica). Con l’obiettivo di avviare una trasformazione del paese e non dei propri destini personali. ( mission etica) e ribadendo che, di fronte alla critica frequente di “sognatori” rivendichiamo di sostenere l’unica ipotesi “realistica” di cambiamento (l’aggregazione fra diversi nel grande arcipelago ecologista e civico e l’autonomia dal vecchio sistema dei partiti italiano ).
Manifesto di Adesione al GCT
Per il progetto della casa comune di tutti gli ecologisti italiani
"Con il termine ECOLOGISTA intendiamo una vasta area culturale e sociale trasversale ed esterna ad ogni schieramento politico, che rivendica il diritto-dovere ad una relazione armonica tra uomo e natura, tra esseri umani, tra uomo e donna, e all’interno dell’uomo tra vita e coscienza.
E' una cultura nella quale si esprimono le associazioni ed i movimenti ambientalisti, nonviolenti, dei diritti civili, di solidarietà e giustizia sociale, di lotta alle mafie, alla casta ed alla corruzione, di trasformazione della coscienza, e che lavorano in difesa delle comunità e del bene comune , per il riconoscimento, l'accoglienza ed il pieno rispetto di ogni forma di spiritualità e di differenza tra gli esseri viventi.
Il GCT, come parte integrante ed attiva di quest'area si propone tre obiettivi:
E' una cultura nella quale si esprimono le associazioni ed i movimenti ambientalisti, nonviolenti, dei diritti civili, di solidarietà e giustizia sociale, di lotta alle mafie, alla casta ed alla corruzione, di trasformazione della coscienza, e che lavorano in difesa delle comunità e del bene comune , per il riconoscimento, l'accoglienza ed il pieno rispetto di ogni forma di spiritualità e di differenza tra gli esseri viventi.
Il GCT, come parte integrante ed attiva di quest'area si propone tre obiettivi:
-riunire in un'unica aggregazione i vari gruppi e movimenti dell’area ecologista e civica attraverso un progetto per la transizione economica, sociale, politica, culturale verso un'altra Italia possibile.
-contribuire alla realizzazione di programma ecologista che superi l’idea della crescita senza limiti e infinita e dia risposte concrete alle richieste di cambiamento virtuoso del paese, in collegamento con i diversi movimenti ecologisti e verdi in Europa e nel mondo.
-promuovere nuovi strumenti di organizzazione nel territorio e di comunicazione in rete del movimento ecologista.
venerdì 7 gennaio 2011
“Mangiando si impara”
Le buone abitudini s’imparano da piccoli (e per i grandi... non è mai troppo tardi!)
di Luisella Zanino*
Il cibo è la vita.
Nelle popolazioni ricche il cibo assume una valenza che supera la necessità e diventa abitudine: buona abitudine o cattiva abitudine?
Inutile o forse utile ricordare che le buone (e le cattive) abitudini si formano con l’esempio.
Il ruolo educativo dei genitori assume una valenza fondamentale in tutti i campi: morale, culturale e di stile di vita. Per ciò che attiene alla cura dei bambini, è assolutamente riduttivo limitarla alla consulenza pediatrica: la vera “cura”, nel senso più ampio dell’accudire, nasce da un’attenzione completa da parte dei genitori per il proprio bambino e da una coscienza non solo personale ma collettiva. Questa attenzione personale e questa coscienza sociale non solo possono prevenire le malattie ma permetteranno ai bambini di diventare in futuro adulti responsabili per se stessi e per la società in cui vivranno.
Il cibo è la vita, dunque dal mondo che ci circonda non dovrebbe essere disgiunto: il cibo assume una valenza ampia a livello sociale. Culturalmente, l’uso frettoloso di prodotti alimentari commerciali “buoni per tutte le stagioni” depaupera la nostra società da valori legati al cibo e al significato del cibo come prodotto della terra, delle nostre radici culturali, del ritmo del tempo legato non solo al procedere lineare di kronos ma anche al ritmo circolare di kairos: il giorno che nasce e muore, la luna che cresce e cala, le stagioni che si susseguono e ritornano, i prodotti non sempre uguali che la terra ci offre. Una ricchezza che diventa un bagaglio perduto per i nostri bambini quando noi adulti ne diventiamo inconsapevoli e dunque incapaci di trasmetterla.
Alimentarsi con consapevolezza e nel rispetto dell’ambiente può assumere il significato di trasmettere ai bambini e alle nuove generazioni l’amore per la terra, il rispetto per la natura e per i suoi prodotti, per i cibi semplici e sani, per i prodotti regionali. La cucina del territorio non è solo una moda (penso al moltiplicarsi di ristoranti cosiddetti Km0) ma è un evidente vantaggio per l’ambiente. Basti pensare al risparmio generale di risorse utilizzando merci che non siano state trasportate in lungo e il largo per il nostro paese, quando non per l’Europa o per il mondo.
Il pasto dovrebbe essere un momento di gioia condivisa, di armonia, di riunione della famiglia, colloquio, scambio e, scegliendo un’alimentazione corretta, rispetto per sé, per il mondo e per la propria e altrui salute. Il bambino che vede i genitori alimentarsi in modo frettoloso, distratto, poco attento alla qualità dei cibi, sarà in un primo tempo vittima della loro superficialità e poi, in età adulta, quasi sicuramente egli stesso riprodurrà le cattive abitudini apprese, con danni prevedibili non solo per la propria salute ma anche per l’ambiente.
Dovere non solo del pediatra ma anche della società è educare le famiglie a un’alimentazione il più naturale possibile : sane merende con pane casereccio olio e sale, pane con la marmellata o il burro, miele, frutta, frullati, spremute, torte casalinghe. Non solo la quantità ma anche e soprattutto la qualità del cibo assunto è fondamentale. Occorre consumare i piatti regionali anche “poveri”, i cibi legati alla stagione e i cibi biologici, intendendo per cibi “biologici” cibi di sicura provenienza, naturali, preferibilmente locali e certificati seriamente come tali. I cibi biologici non trattati sono alimenti “vivi” : non hanno conservanti o coloranti, né additivi, per questo si deteriorano facilmente e devono essere consumati subito. Questo significa fare la spesa giorno per giorno, dedicare all’alimentazione uno spazio quotidiano. L’uso di cibi che non si deteriorino in fretta è assai più comodo nell’organizzazione familiare ma per avere questa prerogativa i cibi devono essere necessariamente trattati.
Per tornare al mio mestiere di pediatra: una corretta informazione e educazione sanitaria è fondamentale per gli interventi preventivi sulla salute presente e futura già dalle prime età della vita. Ma perché? Perchè nel bambino è così importante? Per cominciare, oltre allo stile di vita l’alimentazione costituisce la prima prevenzione alle malattie, in particolare le malattie metaboliche (obesità, ipertensione, diabete, arteriosclerosi …) ma non solo. Inoltre il bambino non è “un adulto in miniatura”! Per il bambino la corretta alimentazione è fondamentale perché la sua fisiologia è diversa da quella dell’adulto. Per i bambini il cibo ha una funzione non solo “energetica” ma anche “plastica”: serve a costruire il corpo che sta crescendo. I bambini inoltre hanno un’immaturità funzionale complessiva degli organi e dei sistemi, in particolare degli organi che devono disintossicare l’organismo. Gli organi escretori come il rene, la pelle, i polmoni e l’intestino non sono ancora completamente efficienti, possono dunque verificarsi più facilmente accumuli di sostanze estranee o tossiche. Il corpo del bambino , poi, è più permeabile perché anche le barriere fisiologiche (intestinale, cerebrale, cutanea) non sono mature e le proteine del sangue che devono legare ed eliminare le sostanze tossiche sono più scarse. Per questo il bambino è più suscettibile in generale alle intossicazioni e certamente più sottoposto all’accumulo nell’organismo di additivi, coloranti e conservanti, spesso presenti nei cibi industriali.
Usare cibi con additivi è ammissibile: queste sostanze non sono tossiche di per sé, tuttavia – è un fatto- sono difficilmente smaltibili dall’organismo e con l’assunzione sistematica nel corso degli anni vanno lentamente accumulandosi nel nostro corpo. Le “patologie da accumulo” ne sono il risultato: esse s’instaurano subdolamente, lentamente, provocando sintomi dopo molto tempo, spesso dopo i quarant’anni di età, ad esempio mal di testa senza causa apparente o sindromi da affaticamento cronico. Il corpo lentamente s’intossica e lentamente reagisce e si ammala.
Siamo oramai vittime di una vita quotidiana frenetica che induce a scegliere la rapidità di un cibo preconfezionato e stabile nei giorni? O vittime di una pigrizia colpevole?
Ribelliamoci con la cultura, prima che per il nostro corpo (e la nostra società dei consumi) sia troppo tardi!
* Pediatra di Torino ( GCT-Piemonte)
sabato 1 gennaio 2011
I vecchi sacchetti di plastica sono gratis da oggi ad esaurimento
Da oggi eliminati i vecchi sacchetti di plastica
LE PRECISAZIONI DEL MINISTERO DELL'AMBIENTE
Precisazioni sul divieto di commercializzazione delle buste di plastica in vigore dal 1° gennaio 2011
In relazione ai numerosi quesiti pervenuti si precisa che il divieto di commercializzazione dei sacchi da asporto merci non conformi ai requisiti di biodegradabilità indicati dagli standard tecnici europei vigenti, di cui all’ 1, comma 1130 della legge 26 dicembre 2006, n. 296, come modificato dall'art. 23, comma 21-novies del decreto legge 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n.102 sarà in vigore dal 1° gennaio 2011.
Resta consentito lo smaltimento delle scorte in giacenza negli esercizi artigianali e commerciali alla data del 31 dicembre 2010, purchè la cessione sia operata in favore dei consumatori ed ESCLUSIVAMENTE A TITOLO GRATUITO.
Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e il Ministero dello Sviluppo economico, in collaborazione con le autorità competenti, effettueranno controlli per verificare il rigoroso rispetto della normativa vigente.
LE PRECISAZIONI DEL MINISTERO DELL'AMBIENTE
Precisazioni sul divieto di commercializzazione delle buste di plastica in vigore dal 1° gennaio 2011
In relazione ai numerosi quesiti pervenuti si precisa che il divieto di commercializzazione dei sacchi da asporto merci non conformi ai requisiti di biodegradabilità indicati dagli standard tecnici europei vigenti, di cui all’ 1, comma 1130 della legge 26 dicembre 2006, n. 296, come modificato dall'art. 23, comma 21-novies del decreto legge 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n.102 sarà in vigore dal 1° gennaio 2011.
Resta consentito lo smaltimento delle scorte in giacenza negli esercizi artigianali e commerciali alla data del 31 dicembre 2010, purchè la cessione sia operata in favore dei consumatori ed ESCLUSIVAMENTE A TITOLO GRATUITO.
Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e il Ministero dello Sviluppo economico, in collaborazione con le autorità competenti, effettueranno controlli per verificare il rigoroso rispetto della normativa vigente.
Industriali divisi sull’atomo
Vicepresidente di Confindustria promuove l’appello “Invece del nucleare”
Sorpresa: gli industriali sono divisi sull’atomo. Un vicepresidente di Confindustria è il primo firmatario dell’appello al Governo “Invece del nucleare” sottoscritto da (finora) 740 fra imprenditori, manager e professionisti.
Dicono in sostanza che la scelta nucleare avvantaggerebbe solo poche imprese, mentre molte ne risulterebbero penalizzate.
Dunque il fervente zelo atomico di Confindustria non è poi così unanime, anche se sta svolgendosi una massiccia campagna pubblicitaria finanziata da grandi gruppi industriali a favore dell’energia nucleare.
L’appello “Invece del nucleare” è stato lanciato dal Kyoto Club. Primo firmatario Pasquale Pistorio, presidente onorario di Kyoto Club ma soprattutto vicepresidente di Confindustria per innovazione e ricerca.
La seconda firma è quella di Catia Bastioli, CEO di Novamont e presidente del Kyoto Club. La terza è di Gianluigi Angelantoni, presidente dell’Associazione Imprenditori della Media Valle del Tevere (Confindustria Perugia) nonchè anch’egli vicepresidente di Kyoto Club.
La costruzione delle centrali nucleari, dice l’appello, interesserebbe “una piccola minoranza di società italiane, mentre larga parte degli investimenti finirebbe all’estero”.
La produzione di energia elettrica avvantaggerebbe “pochi comparti industriali energivori” e “sarebbe lo Stato, attraverso la fiscalità generale, o gli utenti attraverso l’aumento delle bollette, a cofinanziare il nucleare”, che è una fonte di energia molto costosa.
Gli industriali stimano che l’intero programma nucleare del Governo costerebbe almeno 80 miliardi, con conseguente inevitabile sottrazione di risorse “ai più promettenti settori dell’efficienza e delle rinnovabili” che invece possono generare “ricadute economiche e occupazionali immediate”.
Lo dicono gli industriali, non gli ambientalisti: io mi sono limitata ad aggiungere i link. Ecco il testo di “Invece del nucleare” con, in calce, le firme.
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