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lunedì 31 gennaio 2011

Vino vecchio in otri nuove?

di Sergio Mazzanti *

La posizione di RETE DEI CITTADINI nei confronti dell’ormai imminente “Conclave civico ed ecologista” è stata già espressa pochi giorni fa. A quell’articolo, che condivido pienamente, vorrei aggiungere alcune considerazioni personali. di Sergio Mazzanti*
L’incontro di Bologna si preannuncia ricco e partecipato, vari sono i “copromotori” dell’evento, molti altri saranno presenti, a titolo personale o come delegati di gruppi diversi. Eppure…
Eppure l’evento avrebbe potuto essere qualcosa di più, diventare un punto di partenza di qualcosa di davvero grande, aggregare decine di gruppi e migliaia di persone. Così non è stato, almeno per ora. Ai primi quattro copromotori si sono aggiunti in seguito solo alcuni gruppi locali; non hanno risposto all’appello due tra i progetti di aggregazione nazionale più innovativi: Uniti e Diversi non sarà probabilmente presente neanche con una delegazione di osservatori, al contrario di Alternativa, che anche stavolta si dimostra la parte più aperta al dialogo di questo raggruppamento; nonostante la vicinanza di impostazione con il Gruppo delle Cinque Terre, non ha aderito come promotore neanche la RETE DEI CITTADINI, anche se sarà presente con una nutrita delegazione (tra cui il sottoscritto).

Che cosa non ha funzionato? Su alcuni problemi organizzativi ci siamo già espressi come RETE DEI CITTADINI, ma c’è un’altra questione che ha chiuso al Conclave molto porte e continuerà a chiuderle se non sarà risolta.
Mi riferisco alla Costituente Ecologista, uno dei quattro promotori principali dell’evento. Per precisione e correttezza: il problema non è la Costituente Ecologista come tale. Tanti, tantissimi aspettano da anni, se non da decenni, un processo, appunto, costituente che porti a un soggetto politico unitario che rappresenti i milioni di ecologisti che da troppo tempo sono privi di una loro “casa politica”. In tanti si sono affacciati a quella che doveva essere una tappa di un processo inclusivo e democratico per creare qualcosa di nuovo. Di NUOVO, ci tengo a sottolineare. Non credo ci possa essere il benchè minimo dubbio sul fatto che il partito dei Verdi abbia assunto negli anni i difetti tipici del sistema dei partiti abbandonando progressivamente le innovazioni originarie; sta proprio in questo la ragione del suo fallimento storico.
E allora per quale motivo i Verdi continuano ad essere in qualità di Verdi i registi e controllori della Costituente Ecologista? Come minimo con una ragguardevole quota del 30% (nella realtà ben di più), che in un soggetto che dovrebbe includere tante diversità significa la matematica certezza di determinare rigidamente le posizioni e le iniziative (attualmente quasi assenti). Difficile superare l’impressione che si tratti di un’operazione di “restyling” di un partito che ha, dati alla mano, fallito la sua funzione storica e che, cosa ancora più grave, sembra non chiedersi neanche il perchè.
Sempre per chiarezza: non sto parlando ovviamente dei Verdi come persone. In tutti i partiti ci sono persone volenterose che si sforzano di fare qualcosa “dall’interno”. Impresa da rispettare dal punto di vista umano, proprio perchè i risultati sono quasi sempre marginali e a costo di enormi sforzi. Un movimento politico nuovo, inclusivo e plurale deve invitare tutti ad abbandonare le strade vecchie. Ma senza portarsi dietro nessun relitto.
Già qualche settimana fa Massimo Paupini, degli Ecologisti del Lazio, scriveva: “diventa fondamentale, preliminare ad ogni realistica possibilità di intesa, che sia chiaro in maniera non equivoca che in qualsiasi forma uscisse un movimento unitario dal conclave, sarebbe in ogni caso non disponibile oggi a qualsiasi tipo di accordo generale, elettorale od altro, con gli attuali partiti, in particolare nella riproposizione di qualcosa di simile al vecchio Ulivo” (Ecologisti: quante aggregazioni vogliamo?).

Rinnoviamo quindi l’invito ai Verdi, se vogliono davvero contribuire alla novità che sta nascendo, a sciogliersi o, come minimo, a non pretendere quote e percentuali come “Verdi” all’interno delle nuove aggregazioni che si stanno creando, se non la quota percentuale di singole persone (uno conta uno).
Si sta lavorando (anche con il contributo della RETE DEI CITTADINI) a creare un otre nuovo capace di unire nelle diversità; i nuovi ecologisti hanno tantissimo vino nuovo, vino buono capace di migliorare davvero la vita delle persone e del nostro pianeta.
Perchè cercare a tutti i costi di mettere in otri nuove un vino vecchio, ormai diventato aceto?

* RETE DEI CITTADINI

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