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domenica 20 febbraio 2011

lettera a Basecologista dall' Emilia Romagna


Chiedo preliminarmente scusa, essendo fuori da parrocchie e gruppi di appartenenza, se non conosco e quindi non capisco i messaggi trasversali e i non detti; se non sono più avvezzo agli scazzi, più o meno chiari e trasparenti nelle loro motivazioni, che ci coinvolgono.Probabilmente sono un ingenuo e un sempliciotto a non vederne e a non capirne il disegno perverso e antiecologista che ci sta dietro, ma faccio fatica a non essere d'accordo con Maurizio Di Gregorio, o meglio con le sue argomentazioni, condivise anche da altri (ultimo in ordine di tempo Gabriele Volpi).Probabilmente sempre ingenuamente e da sempliciotto della politica, ma giudico queste argomentazioni molto simili e in coerenza con le riflessioni che mi hanno portato, oramai 9 mesi fa, da non verde, ad accettare la proposta di guidare i Verdi dell'Emilia-Romagna verso la costituente ecologista.

"Perchè decidere di tornare nell'ambiente dei Verdi dopo averlo abbandonato 20 anni fa? Paradossalmente perchè nel congresso nazionale dei Verdi di Fiuggi nel 2009 ha prevalso la mozione che dichiara superata l'esperienza politica e organizzativa della Federazione nazionale dei Verdi italiani così come tutti i cittadini l'hanno conosciuta negli ultimi anni.
Recitano alcuni passaggi della mozione vincente al congresso dei Verdi di ottobre 2009: “Dobbiamo (quindi) lavorare per fare in modo che la questione ecologica diventi centrale nella politica e nella società del nostro paese, consapevoli che le nostre proposte sono già, in tutto il mondo, il motore per avviare una radicale trasformazione della nostra società e dell’economia, in un percorso culturale e politico di ricostruzione del senso di appartenenza ad una comunità quale soggetto collettivo. ... Non siamo stati all'altezza del compito e la deriva degli ultimi anni rappresenta un punto di non ritorno. E' evidente che non possiamo avviare un simile ed ambizioso processo da soli. Dobbiamo, perciò, lavorare da subito per costruire una “rete ecologista” assieme a quel grande movimento di milioni di uomini e donne che - in migliaia di comitati, associazioni, pratiche comuni collegate tra loro - si occupano di ecologia, diritti, pace, nonviolenza, nuova economia, legalità, cooperazione internazionale e decentrata, democrazia. … Dobbiamo metterci  a disposizione di un nuovo percorso, favorendo e stimolando l’avvio nel paese di una fase costituente ecologista, che sappia anche mettere in discussione il vecchio modello di partito, per dare più spazio ad una politica di partecipazione e di democrazia, nel rispetto di un reale federalismo. Per favorire, come auspichiamo e ci impegniamo a fare, la nascita di un nuovo movimento politico ecologista, dobbiamo superare il modello politico e organizzativo della Federazione nazionale dei Verdi, per come l’abbiamo conosciuta e soprattutto per quello che è diventata negli ultimi anni. Questo non significa per noi ... liquidare l'esperienza dei Verdi, ma, al contrario, favorire nel nostro paese la nascita di una nuova soggettività politica ecologista, collegata all’esperienza verde europea. (...)”

In questi anni i Verdi sono stati di fatto un soggetto politico e di governo ma ora si dichiarano motivati a mettere in discussione le forme attuali della politica basata sostanzialmente su un ceto politico autoreferenziale e del tutto privo di ricambio, incapace di ascoltare e dialogare con la società civile.Dobbiamo perseguire il cambiamento delle regole che governano le istituzioni e i partiti e proporre il cambiamento dei comportamenti e degli stili di vita, un modello diverso di gestione integrata del territorio, delle risorse naturali e dei beni comuni basati sulla partecipazione, sulla consapevolezza dei limiti delle risorse e sulla riduzione dell’impronta ecologica.Dobbiamo riconfermare la nostra prospettiva e il nostro impegno per una economia di giustizia e solidarietà, in netta opposizione al modello economico e di sviluppo dominante. A fronte di un numero sempre crescente di cittadini sfiduciati, frustrati ed emarginati dai meccanismi dellacompetitività e del profitto, dobbiamo essere in grado di proporre una prospettiva di vita basata sul recupero delle relazioni umane e di un rapporto armonioso con la natura. Dobbiamo, consapevoli della nostra identità e delle nostre responsabilità, metterci in relazione con la società civile per tessere una rete di associazioni, gruppi, esperienze e persone consapevoli.

Nelle pieghe della crisi che stiamo vivendo emergono esperienze illuminate di attenzione al pubblico interesse che tendono al significato nuovo ed autentico della politica, a rimettere al centro il progetto di senso piuttosto che il leader o lo schieramento. Negli ultimi anni in Italia sono nate molte reti ed iniziative politiche-sociali nuove; e questo è anche frutto della crisi della politica. Reti che nella loro autonomia lavorano su livelli diversi a obiettivi molto simili, e con una affinità, un sentire comune nei modi, un approccio dal basso, che nell'insieme fanno intravedere un contesto molto interessante per il cambiamento, la transizione, la conversione ecologica

.Oggi ci troviamo al crocevia di molte crisi che si intensificano a vicenda: quella finanziaria, quella economica, quella ecologica e quella politica e sociale. E di fatto solo i movimenti ecologisti e dell'economia solidale offrono una chiara prospettiva di trasformazione ecologica dell'economia e della società.È il momento allora di rimetterci in cammino, per costruire il cambiamento dando a noi e al nostro paese e alle future generazione una capacità di futuro., tessendo reti di persone:
- che condividono l’interesse verso alcune tematiche e obiettivi specifici;
- che, nell’ottica della coerenza tra mezzi e fini, sperimentano nuove forme e metodi di ricerca-azione basati sulla responsabilizzazione a partire da comportamenti individuali, la partecipazione attiva, l’orizzontalità;
- che provano a portare la loro sensibilità (contenuti e metodo) in tutti gli ambiti che hanno modo di frequentare, “spargendo” idee, spunti, esperienze, costruendo relazioni “contaminanti”, facilitando occasioni di riflessione-elaborazione e sperimentazione di pratiche.

È necessario avviare all'interno delle varie reti e realtà “di movimenti” ecologisti e non solo, questa riflessione/azione, avviando un processo che porti all’integrazione di tutto quanto si sta costruendo all’insegna dell’alternativa. Un progetto che ci richiami al senso politico complessivo di tutto ciò che stiamo sperimentando, senza disperderci nei rivoli dell’esperienza particolare. Parlare di orizzonte può risultare per qualcuno un concetto ancora troppo vago e generico, rispetto a quello che, con sempre maggiore evidenza, risulta necessario fare: integrare le esperienze, perché compongano un progetto complessivo  e non si fermino ad essere semplicemente proposte per cambiare il proprio stile di vita personale.

La capacità di passare dalla protesta alla proposta è ormai un passaggio compiuto. Sono molte le esperienze che cercano di costruire alternative economiche e politiche rispetto al sistema dominante, sicuramente con dei limiti, ma anche con molte potenzialità: dai gruppi di acquisto solidale, a quelli dei bilancisti, dal commercio equo alla finanza etica, dalla rete della decrescita a quella dei nuovi municipi e dei distretti di economia solidale…ecc.Gandhi ci ha ricordato che “tra il mezzo e il fine esiste lo stesso inviolabile rapporto che esiste fra il seme e la pianta” e che “se il seme, i rami e le foglie sono un tutt’uno allora che cosa può competere in bellezza e grandiosità come un albero in piena fioritura?”Un progetto così articolato è evidentemente molto impegnativo e non esiste gruppo o associazione, tanto meno partiti o organizzazioni politiche, che possano oggi assumerlo e perseguirlo da soli. Per questo è fondamentale costruire delle alleanze. In Italia esistono centinaia, addirittura migliaia, di gruppi che si occupano di temi che sono come tanti pezzi del progetto di sobrietà. Ognuno di loro si occupa di parti come l'ambiente, l'equità, la pace, l'economia solidale, l'energia rinnovabile, i beni comuni, la giustizia sociale, la democrazia, ecc. Ma forse non è ancora del tutto matura la consapevolezza di un “orizzonte comune”, di un “progetto politico”: ogni gruppo si muove per conto suo con notevole perdita di efficacia e incisività. Il progetto di un'economia solidale e di sobrietà, che implica rispetto per l'ambiente, per i diritti, per la pace, per l'equità, potrebbe diventare l'orizzonte comune che ci permettere di prenderci per mano. È da questa consapevolezza che dobbiamo iniziare il nostro cammino per costruire questo nuovo soggetto politico ecologista: le condizioni di partenza esistono; è arrivato il momento di attuare un salto di qualità nel nostro agire politico avviando una campagna di riflessione e azione per sollecitare le associazioni e le reti esistenti a prendere in seria considerazione la gestione collettiva di un progetto di sobrietà, ecologista, nonviolento, solidale.

Questi ed altri obiettivi sono realizzabili se si costruirà un ampio movimento di ecologia politica che, dotandosi di una cultura di governo, sappia contrastare le scelte sbagliate che ripropongono il fallimentare progetto del passato ,e proponga nuove soluzioni efficaci e condivise.Per questo è necessario che tutti quelli impegnati a costruire economie di giustizia e tutti gli ecologisti, superando i propri particolarismi e le proprie differenze, sappiano unirsi per costruire con un metodo partecipativo e di consenso la costituente ecologista in Emilia-Romagna. Affinchè anche nella nostra regione e nel nostro Paese la cultura politica dei verdi europei metta solide radici e produca frutti abbondanti.È per questi motivi, per dare il mio contributo alla costituente ecologista -progetto in cui credo molto- che ho deciso che vale la pena tornare in questo ambiente per aiutarlo a “linkarsi” e connettersi con gli altri mondi e ambienti e con le varie esperienze attive nella costruzione di un'alternativa.

Io che in questi anni ho messo le mie energie nel tessere reti:
- dal 2001 dopo Genova in Rete Lilliput diventando il co-portavoce nazionale del GLT Impronta ecologica;
- aderendo al movimento dei GAS;
- promuovendo con altri la Rete di Economia Solidale e i Distretti di Economia Solidale;
- promuovendo insieme ad altri a Bologna negli ultimi 2 anni la nascita della Rete Ecologista Bolognese (Non una nuova associazione ma una rete: un collettore capace di accogliere esperienze singole o associative; uno strumento utile a mettere insieme le tante realtà impegnate in pratiche
di sviluppo alternativo e diventare luogo di riflessione e maturazione del senso politico complessivo di ciò che si sta progettando e sperimentando);
- diventando socio attivo di Banca Etica e mettendomi subito a lavorare nel Gruppo di Iniziativa Territoriale di BE;
- partecipando all'attuazione del progetto Co-Energia. Il tema dell'energia è profondamente legato al territorio e al suo modello di sviluppo, e per questo motivo si intreccia naturalmente con i percorsi dei Gruppi d’Acquisto Solidali (GAS) e dei Distretti di Economia Solidale (DES), cogliendo le nuove opportunità, le possibilità di controllo democratico della filiera per un cooperativismo energetico di auto-produzione e auto-consumo).

Da queste attività e oltre a questi impegni, credo quindi che valga la pena destinare una quota parte delle mie energie alla costruzione di un nuovo soggetto politico ecologista. Ora che fra gli altri anche il mondo dei GAS si pone il problema del rapporto con la politica e delle forme di rappresentanza politica, di come poter far sentire una voce spesso diversa da quella riportata dai media e anche di come porsi di fronte al vuoto della rappresentanza politica. “Se da un lato infatti, le attuali forme della rappresentanza politica lasciano insoddisfatti, in quanto inchiodate al presente e incapaci di “osare” un altro mondo possibile, dall’altro è forte la domanda di una nuova politica, idonea a portare dentro i meccanismi regolativi e istituzionali i valori e le prassi dell’economia solidale: centralità delle relazioni tra persone e comunità; sostenibilità sociale, ecologica e tutela dei beni comuni; partecipazione diretta e nonviolenta; visione intergenerazionale; significativo ridimensionamento dell’economiamonetaria in favore della valorizzazione del tempo, della qualità della vita, della creatività personale, della convivialità, del benessere individuale e relazionale.” (Comunicato finale del convegno nazionale dei GAS e dei DES “TERRITORI IN MOVIMENTO”, Osnago -LC-, 5 e 6 giugno 2010)

Io che non sono iscritto ai Verdi ma che sono stato un verde della prima ora nonché uno dei primi eletti verdi ma che li ho abbandonati quando nei Verdi, diventati nel frattempo un partito, hanno prevalso e si sono affermate dinamiche proprie di quel mondo partitico per superare i quali
“eravamo nati” ora ritengo utile, possibile e necessario tentare questa nuova strada, mettere le mie convinzioni di “uomo di rete” a disposizione di un processo di costituente ecologista che si presenta interessante e indispensabile per agire un'altra politica e dare capacità di futuro a noi e alle nostre figlie/i. Per questo ho accettato consapevole che il compito che ci siamo dati è arduo per quanto necessario."

Chiedo scusa (a posteriori, per chi avrà avuto voglia e il tempo di leggere queste mie motivazioni) della lunghezza di questa e-mail, ma sono davvero stordito e amareggiato di quello che sta accadendo dopo l'eco-conclave di Bologna (e dire che sono uno di quei pochi bolognesi che ha organizzato logisticamente l'incontro, come dice Maurizio, "inconsapevoli come tanti altri di loro dei retroscena"); e mi sembrava utile ora -e "se non ora quando" o "ora o mai più"- condividere con
tutti quelli che hanno a cuore un vero cambiamento in senso ecologista, solidale, nonviolento,mutualista, decrescente, di questa società e di  questo mondo.

Un caro saluto a tutti                           Gabriele Bollini

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