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L'HOMME PARLE

lunedì 30 maggio 2011

All’Olimpico: dal tetto enorme striscione contro il nucleare

 Spettacolare azione di Greenpeace all’Olimpico. All’inizio del primo tempo della finale di Coppa Italia, si sono calati dall’anello di copertura dello stadio, aprendo uno striscione di 200 metri quadrati con la scritta:
 
 “Da Milano a Palermo, fermiamo il nucleare”.

Intanto, sebbene non se ne parli molto, all’estero si è già iniziato a votare in alcune sedi su 4 referendum

L’azione all’Olimpico va di pari passo con la protesta dei ipazzisietevoi.org, sette ragazzi che da 17 giorni hanno deciso di vivere reclusi in un rifugio anti-radiazioni e comunicano solo attraverso il loro sito internet. Altri attivisti da 5 giorni sono rinchiusi in un enorme bidone nucleare al Pincio, sopra Piazza del Popolo a Roma.
La protesta avviene il giorno successivo all’entrata in vigore del decreto Omnibus con il quale il Governo sta cercando di toglierci il diritto di votare al Referendum sul nucleare il 12 e 13 giugno. Ma la partita non è ancora chiusa: nei prossimi giorni la Corte di Cassazione deciderà se il referendum sarà veramente annullato.
Confidiamo nel giudizio della Corte che potrà ristabilire il diritto degli italiani a esprimere il proprio parere su un tema importante come il nucleare. Inoltre, il voto è già iniziato: più di 4 milioni di italiani residenti all’estero hanno già ricevuto la scheda elettorale per votare sul nucleare e la stanno rispedendo alle nostre ambasciate. Interrompere il voto in corsa sarebbe l’ennesimo paradosso causato dalle maldestre manovre del Governo.
“Mentre in Italia si interdicono dagli stadi gli attivisti che ieri sera hanno aperto uno striscione contro il nucleare alla finale di Coppa Italia all’Olimpico, in Germania, il paese più industrializzato d’Europa, si decide di chiudere l’industria nucleare ascoltando l’opinione della grande maggioranza dei tedeschi. Il coraggio e la determinazione degli attivisti all’Olimpico, dei ragazzi nel rifugio e nel bidone al Pincio sono un esempio di invito alla mobilitazione per gli italiani.”




domenica 29 maggio 2011

Catania: Blitz dei movimenti verso i referendum

A Catania più di cento fontanelle "diventano" private: 

verso il referendum del 12 e 13 Giugno


Stamattina, 28 maggio 2011, al loro risveglio, i catanesi hanno trovato le fontanelle della città impacchettate e con su un cartello con scritto “proprietà privata, se non vuoi che succeda questo vota sì al referendum del 12 e 13 giugno”.
Questa una delle tante attività creative organizzata dal Comitato Referendario Catanese “2 Sì Acqua Bene Comune”, insieme a Greenpeace (CT), Officina Rebelde (CT) e Movimento Studentesco Catanese, volte a ribadire la necessità di una gestione pubblica efficiente e partecipata dei servizi pubblici locali e soprattutto dell’acqua.
La privatizzazione dell’acqua, infatti, inciderebbe sulla vita di tutti e in particolare sulle fasce economicamente più svantaggiate della popolazione a causa dell’inevitabile aumento delle bollette. Questo bene essenziale per la vita deve restare fuori dalle logiche di profitto. L’acqua è un diritto inalienabile è un bene comune, che deve essere garantita a tutti i cittadini a prescindere dalle condizioni economiche.
Comitato Referendario "2 Sì Acqua Bene Comune" Catania, Movimento Studentesco Catanese,
Greenpeace, Officina Rebelde

giovedì 19 maggio 2011

Acqua: Proiezione del documentario Water Makes Money

Nettuno: venerdì 20 maggio ore 21 presso ASTURA PALACE HOTEL via G. Matteotti 

Roma: sabato 21 maggio ore 18 Casa della Pace Via di Monte Testaccio 22


Proiezione del documentario
Water Makes Money – Come le multinazionali fanno profitti sull’acqua
Un film di Leslie Franke e Herdolor Lorenz, 2010, 82 minuti

Presentano:

Jean-Luc Touly – Ex funzionario Veolia Water
Marco Bersani – Attac Italia – Forum Italiano Movimenti per l’Acqua
Simona Savini – Coordinamento Romano Acqua Pubblica – Forum Italiano Movimenti per l’acqua
Organizzano:
Coordinamento Romano Acqua Pubblica - Attac Italia - Attac Roma
Il film descrive come funzionano le "macchine crea soldi" delle aziende e illustra la realtà dei casi in cui l’acqua è tornata in mani pubbliche, come in Francia e in citta tedesche come Berlino e Barunschweig.  ( Sito ufficiale )
Il documentario Water Makes Money (90 minuti),è  realizzato da Herdolor Lorenz e Leslie Franke, con la consulenza del francese Jean-Luc Touly, che è ora consigliere regionale di Europe-Ecologie, ma ha lavorato a lungo per la Générale des Eaux ed è stato delegato Cgt. L’inchiesta riguarda soprattutto dei comuni francesi, strozzati dalle multinazionali dell’acqua privatizzata. Veolia, società francese numero uno mondiale della distribuzione dell’acqua, che ha sporto denuncia contro il documentario perché si ritiene vittima di diffamazione. 

Veolia aveva già censurato un precedente documentario sull’acqua privatizzata di questi due autori tedeschi, e aveva ottenuto una sola diffusione tv (su Arte, nel 2005, Acqua, servizio pubblico in vendita). Il documentario Water Makes Money descrive come le multinazionali gestiscono per lucro privato il servizio pubblico della distribuzione dell’acqua. Fa vedere come sono aumentati artificialmente i prezzi del metro cubo, mentre gli investimenti per la manutenzione della rete sono diminuiti, il tutto per aumentare i profitti. In Francia, la polemica sulla privatizzazione dell’acqua ha già una lunga storia alle spalle e molti comuni, compresa Parigi, hanno deciso di rimunicipalizzare il servizio dopo anni di gestione privata. Le multinazionali lottano contro un’informazione indipendente sull’acqua. Già Suez, un altro gigante dell’acqua privata, aveva sporto denuncia contro un documentario canadese, Flow, for Love of Water, che denunciava gli effetti della privatizzazione della distribuzione dell’acqua in America latina (diffuso su Arte nel 2008). Qui come altrove il principio è la privatizzazione dei profitti e la collettivizzazione delle perdite. Il 27 luglio di quest’anno, l’accesso all’acqua è stato inserito dall’Assemblea generale dell’Onu nella Dichiarazione universale dei diritti dell”uomo. Il documentario Water Makes Money è stato realizzato grazie a una sottoscrizione su Internet, che ha fruttato 120mila euro di finanziamento. 1800 copie sono già state distribuite nei cinema alternativi ed è possisbile comprare il filmato, che esiste anche in Dvd, sul sito: 


mercoledì 18 maggio 2011

Montalto di Castro:domenica 22 maggio catena umana no nuke

                 domenica antinucleare in spiaggia!                              partecipiamo in massa!!
 
         domenica 22 maggio
catena umana contro il nucleare
a Montalto Marina (Lungomare Harmine), organizzata dal comitato antinucleare di Montalto di Castro. Concentramento alle ore 10 alla Foce del Fiora.
Coloriamo la spiaggia di Montalto Marina di bandiere “Vota SI’ per fermare il nucleare” e diamo visibilità ai referendum!
Invitiamo all’iniziativa tutti i comitati, le associazioni e i cittadini del Lazio.

Il comitato Lazio organizza dei pullman che partiranno da Roma (appuntamento ore 8 metro Cipro, si riparte per Roma alle 14 circa). Costo circa 10 euro.

Per adesioni comunicate al più presto nome, cognome e numero di cellulare al 347 2310122 begin_of_the_skype_highlighting            347 2310122      end_of_the_skype_highlighting
Facciamoci sentire!!!     Partecipate e diffondete l’invito!!
mercoledì 11 maggio 2011

Cos'è un ecovillaggio?

di Karen Svensson * 

Gli ecovillaggi rappresentano un modo di vivere opposto alla graduale disintegrazione delle strutture socio-culturali e all’ondata di pratiche ambientali distruttive sul nostro pianeta. Essi sono fondati sulla profonda comprensione che tutte le cose e tutte le creature sono interconnesse, e che i nostri pensieri e le nostre azioni hanno un impatto sul nostro ambiente. Lo spiega bene un articolo di Karen Svensson tradotto da Jonas Iaffaldano Di Gregorio.
Gli ecovillaggi sono comunità di persone che si adoperano per condurre uno stile di vita in armonia con gli altri, con gli altri esseri viventi e con la Terra.
Gli ecovillaggi rappresentano un modo di vivere. Essi sono fondati sulla profonda comprensione che tutte le cose e tutte le creature sono interconnesse, e che i nostri pensieri e le nostre azioni hanno un impatto sul nostro ambiente.
Gli ecovillaggi sono comunità di persone che si adoperano per condurre uno stile di vita in armonia con gli altri, con gli altri esseri viventi e con la Terra. Il loro scopo è quello di unire un ambiente che sostenga attività socio-culturali con uno stile di vita a basso impatto. Come una struttura sociale, l’ecovillaggio va oltre l’attuale dicotomia di insediamenti urbani verso insediamenti rurali: rappresenta un modello ampiamente applicabile per la progettazione e la riorganizzazione degli insediamenti umani nel Ventunesimo secolo.
La motivazione profonda degli ecovillaggi e delle comunità intenzionali è il bisogno di invertire la graduale disintegrazione delle strutture socio-culturali e l’ondata di pratiche ambientali distruttive sul nostro pianeta.
Sottostante al concetto di ecovillaggio è il desiderio di prendersi ognuno la responsabilità della propria vita; di creare un futuro che, contrariamente alle esaurienti energie del mondo 'meccanico' dominato dai giganti dell’organizzazione, sia rigenerativo per l’individuo e per la natura, e quindi sostenibile in un indefinito futuro. Un futuro che ci piacerebbe trasmettere ai nostri figli, così che loro, e successivamente i loro figli, possano crescere come esseri umani sani ed equilibrati.
Gli ecovillaggi rappresentano un modo di vivere. Essi sono fondati sulla profonda comprensione che tutte le cose e tutte le creature sono interconnesse, e che i nostri pensieri e le nostre azioni hanno un impatto sul nostro ambiente. Basati su questa filosofia, gli ecovillaggi costruiscono combinazioni variabili di tre dimensioni:
- Ecologia
- Collettività (la dimensione sociale)
- Cultura - spiritualità

Oggi ci sono tante diverse versioni di ecovillaggi, tante quanti sono gli ecovillaggi
Oggi ci sono tante diverse versioni di ecovillaggi tanti quanti sono gli ecovillaggi. Ognuno ha raggiunto un individuale livello di crescita e riflette la creatività e l’ispirazione dei suoi fondatori. Sebbene alcuni villaggi esistano da più di 20 anni e stanno iniziando a offrire il quadro di esperimenti abbastanza completi per quanto riguarda il vivere in modo sostenibile, altri hanno appena iniziato a sorgere.
Anche se in passato gli ecovillaggi potevano essere visti come insediamenti abbastanza marginali e idealistici, stiamo gradualmente vedendo l’avvento della “tendenza principale dell’ecovillaggio”, che integra i principi degli ecovillaggi anche con gli stili di vita (per esempio architetture aerodinamiche; combinazioni tra abitare in affitto e in case di proprietà; vantaggi sia suddivisi che privati, comprendenti giardini condivisi e personali; ambienti, occupazioni ed età eterogenee). Questi ecovillaggi accolgono la diversità, sia nella composizione sociale che nell’epicentro individuale delle persone e nel grado di partecipazione alla comunità.
La seguente sezione presenta uno sguardo generale sulle tre principali dimensioni degli ecovillaggi, che sono integrate con diverso rilievo nei diversi insediamenti.
La dimensione ecologica dell’ecovillaggio
La dimensione ecologica degli ecovillaggi denota la connessione delle persone con la Terra vivente: il suolo, l’acqua, il vento, le piante e gli animali. Spazia da una espressa intenzione di salvaguardare l’energia e riciclare lo spreco a un maggiore impegno per un modo di vivere a basso impatto, integrando risanamento della Terra, permacultura ed edilizia ecologica.
Ecologia significa, tra le altre cose:
- coltivazione di cibo quanto più possibile all’interno della comunità;
- creazione di abitazioni 'viventi', usando tradizioni (architettoniche) locali;
- uso di sistemi di energia rinnovabile;
- svolgimento di attività lavorative in base a principi ecologici;
- valutazione del ciclo di vita dei prodotti usati nell’ecovillaggio da un punto di vista sociale/spirituale ed ecologico;
- mantenimento di suolo, acqua e aria puliti attraverso un’avanzata amministrazione delle risorse;
- protezione e salvaguardia della biodiversità e delle aree deserte.

Per i bambini, gli ecovillaggi provvedono a un ambiente amorevole nel quale loro siano coinvolti quotidianamente in compiti quali il giardinaggio e la costruzione
La dimensione sociale dell’ecovillaggio
La dimensione sociale degli ecovillaggi rimanda al desiderio delle persone di trascorrere più tempo insieme, e di creare un ambiente dove ognuno possa crescere sia come individuo libero che come parte di un gruppo. Gli ecovillaggi sono abbastanza piccoli da fare in modo che ognuno si senta qualcuno.
Nel mondo occidentale, in mezzo al rumore assordante degli affari industriali, delle megastrutture politiche e comunicative, la voce della singola persona spesso non è ascoltata. In un ecovillaggio questa voce è forte e chiara. Le persone hanno la possibilità di prendere decisioni che hanno effetto sulla loro vita su basi trasparenti.
Per i bambini, gli ecovillaggi provvedono a un ambiente amorevole nel quale loro siano coinvolti quotidianamente in compiti quali il giardinaggio e la costruzione. Questo permette loro di imparare una varietà di abilità attraverso esperienza pratica. Imparare a funzionare come membri responsabili di una comunità li aiuta anche a pensare a loro stessi ricordano allo stesso tempo il loro posto nell’insieme.
Generalmente, gli ecovillaggi riescono a promuovere un equilibrio tra la libertà personale e la responsabilità per gli altri, creando esseri umani liberi e pieni di motivazione, che imparano a identificare a misurarsi bene sia con i propri bisogni che con quelli della società in cui vivono.
Collettività significa:
- riconoscere e relazionarsi con gli altri;
- suddividere le risorse comuni e provvedere al mutuo aiuto;
- imparare a prendere buone decisioni e a risolvere conflitti;
- accentuare pratiche di salute preventive ed olistiche;
- procurare lavoro pieno di significato e sussistenza per tutti i membri;
- consentire una vita piena per i bambini, per gli anziani, per gruppi marginali;
- promuovere una educazione continua;
- incoraggiare l’unità nel rispetto delle differenze;
- favorire espressioni culturali.

Gli ecovillaggi personificano un senso di unità con il mondo naturale
La dimensione culturale/spirituale dell’ecovillaggio
Grazie all’integrazione di principi culturali e spirituali all’interno della loro struttura, diversi ecovillaggi echeggiano la rinascita di tradizioni culturali provenienti da ogni parte del mondo, e ritornano a un modo di vivere dove l’armonia con tutti gli esseri viventi, inclusa la nostra Terra, è la struttura centrale della vita quotidiana. Gli ecovillaggi personificano un senso di unità con il mondo naturale.
Essi favoriscono il riconoscimento della vita umana e della Terra stesa come parte di un più grande cosmo. Anche se diversi ecovillaggi scelgono un sentiero spirituale ben definito, alcuni non mettono enfasi a pratiche spirituali in sé. Tuttavia, osservando i cicli naturali, e rispettando la Terra e tutti gli esseri umani in essa, essi tendono a mantenere, ricreare o trovare nuove espressioni culturali di una connessione dell’umanità con la natura e l’universo.
Cultura e spiritualità sono espresse:
- favorendo un senso di gioia e di appartenenza attraverso rituali e celebrazioni in seguito a cicli naturali (festa della raccolta, solstizio d’estate);
- enfatizzando la creatività e le arti come espressione di unità e interrelazione con il nostro universo;
- rispettando l’espressione di culture differenti;
- facilitando la crescita personale e le pratiche spirituali.

* traduzione di Jonas Iaffaldano Di Gregorio  - 3 Maggio 201   ( da www.ilcambiamento.it )



venerdì 6 maggio 2011

Rifiuti, emergenza a Roma Est: nelle strade mille tonnellate di spazzatura accumulata


Sul caos hanno pesato la beatificazione di Karol Wojtyla e il concerto del primo maggio, oltre alla chiusura dell'impianto di Rocca Cencia. Comune e Ama sminuiscono, ma per l'azienda arriva un'altra denuncia

di Veronica Ulivieri *
Nella zona Est e Sud Est di Roma è emergenza rifiuti. Cassonetti pieni, non svuotati da giorni. Si parla di mille tonnellate di spazzatura che si è accumulata dal primo maggio (giorno del tradizionale concerto e della beatificazione di Karol Wojtyla), da San Giovanni al Pigneto, fino a Centocelle, Tor Tre Teste e Ponte di Nona. Ad aggravare la situazione, è stata poi la chiusura dell’impianto di Rocca Cencia decisa dalla Provincia in seguito a un’indagine del Noe, che aveva rilevato alcune inadeguatezze.

Intanto, le denunce contro Ama per interruzione di pubblico servizio sono diventate due. A quella del Codacons, presentata alcuni giorni fa dopo un monitoraggio di dieci strade romane condotto a fine marzo, se ne è aggiunta un’altra, di Cecilia Fannunza, Capogruppo di Alleanza per l’Italia nel VII Municipio. «Ho presentato denuncia-querela nei confronti dei responsabili dell’Ama per interruzione di pubblico servizio, in considerazione della situazione dei rifiuti nel VII Municipio che è ormai al collasso», ha spiegato.

Sul caos rifiuti, Ama e Comune di Roma hanno cercato di tranquillizzare i cittadini. Il problema che ha causato le criticità nella raccolta dei rifiuti indifferenziati in alcuni quartieri del quadrante sud-est della città di Roma, secondo Ama, «è già stato risolto, pertanto la situazione è notevolmente migliorata e sta tornando alla normalità». Il «ripristino delle condizioni ordinarie» è previsto dall’azienda entro sabato 7 o domenica 8 maggio. Anche secondo l’assessore all’Ambiente dell’amministrazione capitolina, Marco Visconti, non c’è da preoccuparsi: «Eviterei di dire che Roma è invasa dai rifiuti. Roma non è come Napoli, c'è stata una serie di concause, ma l'emergenza è finita».

L’emergenza potrebbe essere data anche da difficoltà strutturali più profonde degli eventi del primo maggio o della chiusura di Rocca Cencia, di cui, tra l’altro, ha dichiarato l’assessore all’Ambiente della Provincia di Roma Michele Civita, «l'Ama era al corrente da giorni. Abbiamo dettato i tempi per organizzare la raccolta e lo abbiamo fatto anche il collaborazione con la prefettura. Abbiamo fatto riunioni anche con Panzironi, l'ultima è stata lunedì scorso". Nell'impianto Colari, secondo Civita, «vengono portate ogni giorno 950 tonnellate di rifiuti attraverso 170 ingressi di camion». Rocco Berardo, consigliere regionale della Lista Bonino Pannella Federalisti europei, vicepresidente della commissione Ambiente racconta di aver visto già prima della chiusura di Rocca Cencia montagne di rifiuti: «Ci auguriamo davvero che possa tornare tutto alla normalità, anche se va rilevato che l'immondizia per strada è antecedente al blocco temporaneo dell'impianto di Rocca Cencia, quindi non può essere solamente quello il problema. È da almeno dieci anni che il sistema dei rifiuti a Roma e nel Lazio non funziona, esso si basa fondamentalmente sulle discariche».

La gravità della situazione ha spinto alcuni a chiedere addirittura misure speciali per risolvere l’emergenza. Il Codacons ha sollecitato Berlusconi ad adottare provvedimenti analoghi a quelli previsti per Napoli, inviando i militari a Roma per ripulire la città. Secondo il Pd romano, Alemanno dovrebbe «chiedere alla Protezione civile nazionale di scendere in campo e di risolvere l'emergenza rifiuti che è scoppiata in città».      

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