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sabato 27 agosto 2011

Calabria: Paola capitale dei tumori


La morte viene dal mare - l' Italia indifferente alle 39 navi che uccidono. Paola, Calabria, affacciata sulla costa tirrenica. Qui ci si ammala di tumore 4 volte di piu' che nel resto d'Italia
 
Li hanno contati i tumori a Paola e le cifre non lasciano dubbi: c’è qualcosa che uccide. Solo a Paola? Solo a Paola hanno avuto il coraggio e la voglia di contarli i tumori. Coraggio ci vuole perchè, a contarli, si finisce per arrivare alla conclusione che quel qualcosa che uccide viene dal mare. Il mare non solo di Paola ma di tutta la Calabria o quasi. Paola è a metà strada tra Cetraro dove fu affondata la nave Cunsky e Amantea dove  si arenò sulla spiaggia la Jolly Rosso. Due navi a perdere, con il loro carico di rifiuti mortali, scorie nucleari comprese. Ce ne sono altre 37 di navi così sul fondo del mare. Le hanno riempite di morte chi si voleva disfare dei materiali nocivi spendendo il meno possibile, le hanno portate nel mar di Calabria e affondate gli uomini della mafia nazionale e internazionale che controllano il territorio, il mare e la terra.
Trentanove fonti di morte sull’uscio di casa, trentanove piccole Chernobyl senza nessun “sarcofago” a fermare esalazioni e radiazioni. Ovunque al mondo sarebbe allarme di Stato, rivolta di popolo, angoscia nazionale, bonifica disperata e senza risparmio e respiro. Invece la Calabria sopporta in relativo silenzio e l’Italia considera la cosa un “problema ambientale”. Le trentanove navi, quelle conosciute, è possibile ve ne siano altre, non sono un’emergenza nazionale, non valgono nè l’ansia nè la mobilitazione dell’intero paese. Ci fossero 39 navi di morte al largo degli Usa o della Francia se ne occuperebbe Obama o Sarkozy in prima persona, tv e giornali non darebbero tregua al governo fino alla bonifica, la gente esigerebbe sicurezza. In Italia no, in Calabria ancor meno. Tutti sanno e tutti più o meno accettano che si conviva con la morte che viene dal mare. La morte che gli uomini della ndrangheta hanno seminato in mare. Occhio non vede, tumore uccide: tutto in ordine.


 http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/paola-calabria-capitale-dei-tumori-la-morte-viene-dal-mare-litalia-indifferente-alle-39-navi-che-uccidono-115850/



giovedì 25 agosto 2011

Terzo raduno della Rete EcoSardi


Ritorno a BauMela dal 1° al 14 settembre

Due settimane tra partecipazione, laboratori, attività  pratiche, scambio e festa. Questi gli ingredienti del 3° raduno dei gruppi ed individui che da un anno animano la Rete EcoSardi 

E’ passato infatti un anno esatto dal primo raduno a BauMela (Santu Lussurgiu, 3- 5 settembre 2010), quando tante persone con ideali e pratiche comuni per una vita più ecosostenibile e a misura umana si sono ritrovate - e riconosciute - per testessere insieme i fili della nascitura Rete.
Fin dall'inizio l’approccio di costruzione di questa piattaforma è stato dal basso, ovvero a partire dalle reali necessità  e proposte delle persone che hanno partecipato, sarde per origini o per amore per questa Terra: già  dal primo raduno si sono messi in campo strumenti di facilitazione e progettazione partecipata, come l'Open Space Technology e i Cerchi della Parola. Da allora è¨ nata una mailing-list che ha tenuto i contatti, e in pochi mesi si è¨ passati da 100 partecipanti al Raduno a più di 300 iscritti online: tantissimi hanno proposto attività , organizzavano o partecipavano a eventi, piccoli raduni, riunioni per la creazione di ecovillaggi, workshop, feste, scambi di lavoro, mezzi, conoscenze e ospitalità ... più di un migliaio di messaggi in un anno!

Al secondo raduno della Rete a La Traessa (Luogosanto, 1-3 luglio 2011) si sono iniziate a tirare le fila (a trasformare il latte in cagliata, per dirla con Alessio e Clara, che ospiteranno il raduno): si sono formati gruppi di lavoro pratici su alcuni dei temi che muovono e appassionano la Rete, come lo scambio dei semi, gli orti sinergici condivisi, l' autocostruzione con tecnologie alternative, la scuola reciproca, la creazione eco villaggi.

Nata da una forte esigenza espressa a La Traessa, è¨ stata pubblicata di recente sul blog degli EcoSardi ( http://reteecosardi.blogspot.com/ ) la versione beta della mappa virtuale della Rete, che indicizza e permette la ricerca e visualizzazione di case aperte, comunità , eco-campeggi, orti condivisi, Custodi dei Semi e quant’altro il micro-mondo della ecosostenibilità  dell’isola presenta. La mappatura è¨ appena cominciata, una grande cartina della Sardegna resterà  per tutta la durata del raduno allo scopo di raccogliere in maniera analogica le informazioni di chi vorrà  mapparsi.

Ora a BauMela si cercherà  di soddisfare l'esigenza di consolidare la piattaforma partecipata della Rete, condividendo e rendendo poi pubblici  i principi, le attività  e l’organizzazione alla base della costruzione di una Sardegna e, perchè no, un mondo ecosostenibile. E’ proprio questo uno degli scopi del terzo raduno della Rete EcoSardi: ora che da tanto buon latte,  fatta la cagliata, è¨ tempo di trasformarla in formaggio!

PROGRAMMA del 3° RADUNO RETE ECOSARDI
BauMela (Santu Lussurgiu), 1°-14 settembre 2011
Dal 26 al 28 agosto – Weekend di preparazione del raduno
Campo di preparazione degli spazi del raduno della Rete
Allestimento spazi tende, cucina, aree di lavoro e toilette, segnaletica.
Dal 1° al 4 settembre – Fare la Rete EcoSardi
Queste giornate sono il cuore del raduno della Rete, per le quali è¨ richiesta la massima partecipazione visti i temi importanti che saranno affrontati.
Giov. 1/9 – ultimazione dei preparrativi per il raduno
Ven. 2/9 – acccoglienza e cerchio di benvenuto
Sab. 3/9 – attività parteecipative di conoscenza, mappatura e inter-connessione
Dom. 4/9 - costruzione della piattaforma partecipata della Rete (principi, valori, organizzazione)
Dal 5 all’8 settembre – Campo BauMela
In queste giornate si potrà  sperimentare concretamente cosa significhi vivere a pieno lo spazio e il tempo in un contesto rurale, seguendone i ritmi naturali e lavorando insieme per realizzare strutture utili ai nostri ospiti, anche dopo il raduno della Rete.
Preparazione orto sinergico, realizzazione compost-toilet permanente, costruzione muri a secco e terrapieno, raccolta e trasformazione frutta selvatica, costruzione forno a legna.
Dal 9 al 11 settembre – Saperi in Rete
Tre giorni per scambiare e confrontare saperi, con workshop e laboratori teorico-pratici proposti dagli stessi EcoSardi:
  • COLTIVARE: la conservazione e trasmissione dei semi – Rete sarda Custodi dei Semi
  • COLTIVARE: come realizzare orti sinergici
  • CO-ABITARE: gli ecovillaggi – conoscere  l’altro, condividere e convivere
  • RIFLETTERE: la transizione verso il doposviluppo - laboratorio di pensiero eco-compatibile
  • MANGIARE e CONSERVARE: la cucina con erbe spontanee
  • MANGIARE e CONSERVARE: la panificazione con pasta madre
  • PRENDERSI CURA: le proprietà  delle erbe spontanee – laboratorio itinnerante a BauMela
  • CORPO IN MOVIMENTO: laboratori di tai-chi chuan, danza, yoga e massaggi
  • Per partecipare ai workshop dei Saperi in Rete ( 9-11 sett.) è gradita la prenotazione, per dare la possibilità  a chi condurrà  di organizzare gli appropriati spazi e materiali.
    E’ possibile inoltre inserire nuovi workshops relativi a conoscenze o pratiche che volete condividere! (vedi contatti)

    Dal 12 al 14 settembre – Festa della Luna
    Il 12 è notte di Luna piena, chiunque voglia è invitato a contribuire alla preparazione e al godimento dei 3 giorni di festa… lasciando BauMela pulito e con tante belle energie!
La partecipazione al Raduno è GRATUITA a parte un contributo volontario in cibo o dividendo le spese vive. E' IMPORTANTE che il cibo utilizzato sia biologico e/o autoprodotto dai partecipanti, dunque in caso di necessità alcuni prodotti saranno acquistati direttamente da produttori locali.

Il terreno è grande e pieno di alberi e ruscelli, valli, rocce e animali...
Saranno allestiti degli spazi tenda, per chi non la avesse c'è¨ la possibilità  di alcuni alloggiamenti di fortuna (ad esempio la grotta della cava).
Anche se i lavori di preparazione (aperti a tutti!) sono finalizzati a realizzare tutti i servizi fondamentali, bisognerà  comunque adattarsi a uno stile di vita un po' spartano, e se necessario aiutare ad allestire ulteriori spazi.
E' possibile arrivare prima di settembre (in particolare per la preparazione della location) e ripartire dopo il 14.

PER ARRIVARE
Baumela si trova a Santu Lussurgiu (OR), sul Montiferru, e si raggiunge facilmente in auto e in bus.
Per chi arriva in automobile, partendo dall'uscita sud del paese di Santu Lussurgiu, percorrete la Strada Provinciale 15 (direzione Bonarcado) per un chilometro e mezzo, subito dopo la madonnina svoltate a destra nella strada asfaltata bianca (dove c'è il cartello dell'agri-campeggio Elighes Uttiosos) e percorretela per un altro chilometro e 700 metri, fino a uno slargo sulla sinistra e a un ingresso con cancello a destra.
Dal cancello, seguite i fiocchetti di stoffa che segnano il sentiero fino all'area del raduno!
IMPORTANTE: parcheggiate lungo la strada asfaltata fuori dal cancello.
Per chi arriva in bus c'è una fermata delle linee ARST (corse da Oristano, fermata Sos Molinos), seguite poi a piedi le indicazioni qui sopra. Buona passeggiata nella natura!
Qui il link per la visualizzazione dell'ingresso dalla SP15 su Google Maps.

contatti:
Per richieste, proposte di attività  e laboratori: Alessio 335.6236719; Luigi 349.7594075; Silvia  327.6677490; Riccardo 329.8034671.
http://reteecosardi.blogspot.com/
giovedì 11 agosto 2011

Legge elettorale: perchè bisogna firmare il referendum per preferenze e proporzionale con soglia di sbarramento al 4%.

di  Michele Pizzolato

Quattro sono i sistemi elettorali in campo, almeno quelli che usciti allo scoperto. Una breve sintesi e qualche valutazione.
1. La legge vigente: è la legge Calderoli. E' un sistema proporzionale a liste bloccate (non si possono esprimere preferenze) con un enorme premio di maggioranza. Al vincitore (coalizione o partito) viene assicurato il 55% dei parlamentari indipendentemente dalla percentuale effettiva. L'impossibilità di esprimere preferenze e un premio di maggioranza incredibile che espone anche la Costituzione ai capricci della maggioranza sono i difetti enormi di questa legge... di pregi non se ne vedono sinceramente ed è per questo che al 99% voteremo ancora con questa legge!
2. La proposta del PD, da qualcuno bollata come "ungherese". E' una proposta molto complessa: 70% maggioritario a doppio turno, 28% proporzionale circoscrizionale, 2% proporzionale puro (diritto di tribuna). E' una proposta molto complessa, che non garantisce maggioranze stabili, e che probabilmente non voterà mai nessun altro partito; è un tentativo di trovare un difficile equilibrio fra le anime dei PD che sono molte e distanti... alcune di queste sostengono altre proposte. Oltre alla complessità ricalca molto il mattarellum (vedi punto successivo) con l'aggiunta di un secondo turno che permetterebbe al PD di negoziare dopo l'alleanza con i centristi, senza esporti prima.
3. Il referendum per tornare al Mattarellum. Il mattarellum prevede che per il 75% un maggioritario a turno unico e per il 25% un proporzionale  e soglia sbarramento al 4%. E' stato recentemente riproposto come referendum (da Di Pietro e alcuni liberal del PD). Ha un difetto: lo si conosce bene. E' già stato in vigore fra 1993 e 2005 ha prodotto 8 governi in 13 anni! Ci ricordiamo tutti bene della rapida successione Prodi - D'Alema I - D'Alema II - Amato...  Come tutti i sistemi maggioritari pecca in rappresentatività, ma questo non garantisce nemmeno governabilità.
4. Un referendum per approvare un sistema che prevede preferenze e sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 4%. E' un sistema che garantisce un ottimo equilibrio fra rappresentatività (proporzionale) e governabilità (soglia sbarramento al 4%). E' l'unico sistema che permette di eleggere un Parlamento e non lo subordina a differenza di tutti gli altri sistemi in campo al Governo. E' l'unico sistema che ci garantisce da colpi di mano alla Costituzione e ci fa stare tranquilli per la prossima elezione del Presidente della Repubblica. E' un referendum talmente bello che nè PDL nè PD lo sostengono è oggi retto solo da Comitati locali...
Diamo una chance al proporzionale, la democrazia o è rappresentativa o non è!
11 agosto 2011

Michele Pizzolato
FIRMA IL REFERENDUM PER ESPRIMERE PREFERENZE ED ABOLIRE IL MAGGIORITARIO PRIMA CAUSA DEI DISASTRI DEGLI ULTIMI 20 ANNI
mercoledì 22 giugno 2011 0.30
Pubblico la sintesi degli obiettivi del referendum tratta dal sito http://www.referendumleggeelettorale.it/
E’ necessario modificare al più presto l’attuale legge elettorale per portare rimedio ai gravi danni che essa provoca al nostro sistema politico.I suoi principali difetti: le liste bloccate, il premio di maggioranza, le deroghe alla soglia di sbarramento e l’obbligo di indicazione del candidato premier. Liste bloccate. Le liste bloccate privano gli elettori del diritto di scegliere i propri rappresentanti e ledono irrimediabilmente l’equilibrio tra i poteri. Un Parlamento di “nominati” non ha infatti alcun reale potere nei confronti del Governo e del Presidente del Consiglio. Il premio di maggioranza. Così esiste solo in Italia e ha effetti opposti a quelli auspicati. Attribuendo il 55% dei seggi alla lista che ottiene un voto più delle altre (anche se ha il 35% dei voti), questo meccanismo obbliga anche i partiti maggiori alla ricerche di qualsiasi voto utile. La conseguenza sono coalizioni sempre più ampie e inevitabilmente eterogenee. Nessuna stabilità del governo, anzi: frammentazione della maggioranza di governo e paralisi della sua attività.Soglia di sbarramento. L’attuale soglia di sbarramento al 2% per le liste collegate in coalizione è un ulteriore incentivo alla frammentazione. Mantenere una soglia unica al 4% garantisce la presenza alla Camera dei partiti più rappresentativi, “costringendo” le forze minori ad unioni reali (un unico simbolo, un’unica lista) senza scorciatoie come le coalizioni elettorali. Al Senato il sistema dei collegi consentirà nelle Regioni più grandi la rappresentanza anche di forze decisamente minori Indicazione del candidato premier. L’obbligo di indicare il candidato Capo del governo interferisce con le prerogative del Presidente della Repubblica che può e deve scegliere in assoluta autonomia. Inoltre tale meccanismo tende a trasformare il nostro sistema da parlamentare in semi-presidenziale senza i contrappesi dei sistemi presidenziali. Un positivo risultato dei referendum che proponiamo vedrebbe la Camera eletta con metodo proporzionale, senza premio di maggioranza e con una soglia di sbarramento al 4%. Gli eletti non sarebbero più nominati dai segretari partito ma scelti tra i candidati attraverso la preferenza unica.Il Senato verrebbe eletto su base regionale con metodo proporzionale, senza premio di maggiorana in collegi uninominali, con una soglia di sbarramento determinata dall’ampiezza delle Circoscrizioni.  Il referendum abrogativo è per sua natura uno strumento imperfetto, ma spesso è necessario per superare la paralisi dei partiti ed aprire la via a decisioni del Parlamento, che resta ovviamente libero di integrare o modificare l’assetto risultante dal referendum (sui collegi uninominali, sul voto di preferenza, etc.).L’attuale legge elettorale rappresenta la peggiore di tutte le possibili soluzioni: ha aumentato la frammentazione; ha reintrodotto il trasformismo parlamentare; ha massimizzato il potere negoziale di piccole formazioni e notabili locali; grazie ad un abnorme premio di maggioranza mette a rischio tutte le istituzioni di garanzia che possono essere elette e controllate da maggioranze del 35%-40%.La via parlamentare resta la via maestra.Ma, poiché il Parlamento non ha saputo riformare la legge la legge elettorale, né è presumibile possa farlo nell’attuale situazione politica, il Comitato promotore ha deciso di depositare i quesiti in Cassazione dando concreto inizio all’iter referendario. Abrogare l’attuale legge è dunque non un ritorno al passato, ma un passo necessario a garantire l’equilibrio tra poteri e a preparare un più corretto funzionamento del nostro sistema politico-istituzionale.

lunedì 8 agosto 2011

Rifiuti: emergenza e film


Il Lazio è di nuovo in emergenza rifiuti. L’ha deciso il 23 luglio  il Consiglio dei ministri. Commissario sarà il prefetto Giuseppe Pecoraro che dovrà chiudere la discarica di Malagrotta e individuare nuovi siti. Il Consiglio dei ministri ha preso questa decisione per «accelerare le procedure necessarie all’individuazione di un sito per lo smaltimento dei rifiuti dell’area romana, in vista della chiusura programmata della discarica di Malagrotta»: l’invaso più grande d’Europa.
Intanto nasce l’idea di un film contro i pericoli dell’incenerimento.

Sporchi da morire
 di Marco Carlucci
Il progetto: Primafilm, distretto creativo e tecnologico indipendente, presenta una nuova grande sfida:
un viaggio nel mondo delle polveri sottili, delle nano-particelle e delle possibili alternative.
Il film-documentario nasce da alcune domande.

È vero che gli inceneritori fanno male?
Perché in Italia si continuano a costruire questi impianti mentre nel resto del mondo si stanno smantellando?
Quali sono i rischi concreti per la salute?
Quali sono i danni provocati dalle micro- e nano-particelle?
Quali sono le possibili alternative?

Con queste domande in testa è iniziata la ricerca online di Carlo Martigli, un viaggio virtuale che diventa reale, video presenti in rete si alternano improvvisamente ad esclusivi reportage realizzati in varie parti del mondo.
Sporchi da morire è il film-documentario che ci farà riflettere su un problema non solo nostro ma soprattutto dei nostri figli legato alle invisibili nanoparticelle da molti indicate come il più pericoloso strumento d'inquinamento del presente e del prossimo futuro.
Il promo video presente su questo sito esprime "concettualmente" la linea intrapresa.
A sequenze inedite abbiamo affiancato volutamente spezzoni di trasmissioni Tv di pubblico dominio o video già presenti su Youtube.
Abbiamo preso materiale dalla rete, lo abbiamo unito e rimesso sulla rete.
Come a "voler unire" tutti coloro che lottano per la libera informazione.

Riteniamo che questo film documentario possa amplificare un messaggio corale e per questo richiediamo a tutti gli autori dei video inseriti nel promo, di aderire al progetto, pubblicare nuovi video (nella sezione Media) ed autorizzarne l'utilizzo finale nel film scrivendo una email a info@primafilm.it
Perchè questo film lo stiamo facendo tutti noi... insieme.

giovedì 4 agosto 2011

G8: abbiamo sbagliato a Genova?


di Jacopo Fo

L’Italia è sull’orlo di una rivolta popolare.
Dobbiamo decidere se accettare lo scontro nelle piazze oppure scegliere la via pacifica.

Vogliono far pagare la crisi a quelli che soldi non ne hanno. E niente tagli a sprechi e privilegi.
A partire da settembre le piazze si riempiranno e in Val di Susa già si vede l’orientamento del governo: manganellare senza pietà.
Sono passati 10 anni dall’assassinio di Giuliani, dalla macelleria nelle strade, i pestaggi selvaggi alla Diaz, le torture a Bolzaneto, le bottiglie molotov portate dalla polizia.
E vorrei porre 2 domande: Fu sensato arrivare agli scontri? Sbagliammo qualche cosa?

La prima osservazione che mi viene è che il Movimento deve sapere che una polizia controllata da un governo di destra acchiapperà al volo ogni occasione per gridare: “Aiuto! I teppisti rossi sfasciano le auto e le vetrine degli onesti cittadini!”
 Questo era chiarissimo a gran parte del Movimento prima di Genova. Il dibattito fu intenso. All’inizio di giugno scrissi sul forum delle Tute Bianche un articolo che chiedeva: chi vuole un morto a Genova? In molti proponemmo di rinunciare a marciare verso la Zona Rossa e sfilare invece in corteo nudi, per mostrare chiaramente che non volevamo lo scontro.
Ci fu un’assemblea della rete pacifista Lilliput che votò una mozione che andava in questa direzione.

Poi ci fu una specie di corto circuito.
Alcuni portavoce di Lilliput decisero di infischiarsene delle decisioni delle assemblee. Contemporaneamente le Tute Bianche sparavano comunicati bellicosi. E la rete di Lilliput incredibilmente non prendeva le distanze da quei proclami. Poi le Tute Bianche iniziarono con le prove generali degli scontri, indossando scenografiche armature di gommapiuma di fronte alle telcamere… Armature eccellenti per riempire i telegiornali di servizi che mostravano i violenti che si preparavano a distruggere Genova, armature pessime  all’atto pratico perché ti rendono lento e facilmente individuabile.
Ancora oggi mi chiedo a chi sia venuta in testa l’idea delle imbottiture di gommapiuma.
Si andava al massacro e molti cercarono di fermare quella follia. Io, mio padre e mia madre eravamo talmente spaventati che facemmo un tentativo patetico di convincere i “portavoce”  che si stava cadendo in una trappola. Li implorammo di fermarsi, di rinunciare a marciare sulla Zona Rossa. Mia madre disse loro: “quando qualcuno morirà ve ne dovrete prendere la responsabilità!”.
Ci fu risposto che ormai non si poteva più fermare il Movimento… Provammo a dire che la maggioranza NON voleva gli scontri…
Credevano che se si marciava sulla Zona Rossa la polizia non avrebbe caricato?
Credevano che non ci sarebbero stati agenti provocatori?
Il giorno prima degli scontri Stefano Benni fece un ultimo tentativo, infruttuoso, di spiegare che si stava cadendo in una trappola e se ne andò da Genova per manifestare il suo dissenso.
Così si arrivò al grande corteo. Con le truppe di gommapiuma decise a violare la Zona Rossa, e migliaia di persone che non volevano nessuno scontro ma che non si erano organizzate con un servizio d’ordine non violento che facesse da scudo al corteo.
Chiunque abbia avuto esperienze negli scontri degli anni ’70 sarà restato inorridito dal livello di disorganizzazione di quel corteo che andava al massacro come fosse un pic nic.
A questo punto entrano in gioco i veri Black Bloc e quelli finti, fascisti o agenti provocatori. Iniziarono a spaccare le vetrine, mia madre vide un nucleo di provocatori mascherati ripetere due volte l’azione di spaccare una vetrina, accanendosi su vetri già rotti, per essere meglio ripresi da una troupe televisiva.

Il resto è semplice cronaca di una violenza spietata.
E dell’eroismo dei pacifisti, che pur in una situazione disorganizzata riescono più volte a fronteggiare in modo non violento sia i blak bloc che le forze dell’ordine.

Credo che oggi sia fondamentale affermare che Genova fu una disastrosa sconfitta politica e militare del Movimento.
Un’altra Genova sarebbe un regalo stupendo per la Casta che sta annaspando penosamente.
Quando a settembre scenderemo in piazza lasceremo il controllo della piazza a chi vuole lo scontro?
Oppure tutti i pacifisti si impegneranno a garantire il controllo della strada metro per metro, in modo non violento e unanime?
Serve molto coraggio per affrontare i violenti senza menar le mani. Quando iniziano a partire le cariche non è facile riuscirci.
Se non vogliamo ripetere Genova dobbiamo essere estremamente abili a inventare modalità di corteo che siano intimamente e chiaramente pacifiche.
I violenti hanno paura di trovarsi in mezzo a masse sterminate di non violenti, soprattutto se i pacifisti sono nudi.

E se vedete un ragazzo con l’armatura di gommapiuma circondatelo e dategli una tisana, fategli le coccole. Qualunque cosa pur di impedirgli di scherzare col fuoco.