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giovedì 28 luglio 2011

Islanda: storie di ordinaria rivoluzione…


di Marco Pala
Un esempio di cui nessuno parla. Eppure si può fare! 
Qualcuno crede ancora che non vi sia censura al giorno d’oggi? Allora perchè, se da un lato siamo stati informati su tutto quello che sta succedendo in Egitto, dall’altro i mass-media non hanno sprecato una sola parola su ciò che sta accadendo in Islanda?
Il popolo islandese è riuscito a far dimettere un governo al completo; sono state nazionalizzate le principali banche commerciali; i cittadini hanno deciso all’unanimità di dichiarare l’insolvenza del debito che le stesse banche avevano sottoscritto con la Gran Bretagna e con l’Olanda, forti dell’inadeguatezza della loro politica finanziaria; infine, è stata creata un’assemblea popolare per riscrivere l’intera Costituzione. Il tutto in maniera pacifica. Una vera e propria Rivoluzione contro il potere che aveva condotto l’Islanda verso il recente collasso economico. Sicuramente vi starete chiedendo perchè questi eventi non siano stati resi pubblici durante gli ultimi due anni. La risposta ci conduce verso un’altra domanda, ancora più mortificante: cosa accadrebbe se il resto dei cittadini europei prendessero esempio dai “concittadini” islandesi?
Ecco brevemente la cronologia dei fatti:
  • 2008 – A Settembre viene nazionalizzata la più importante banca dell’Islanda, la Glitnir Bank. La moneta crolla e la Borsa sospende tutte le attività: il paese viene dichiarato in bancarotta.
  • 2009 – A Gennaio le proteste dei cittadini di fronte al Parlamento provocano le dimissioni del Primo Ministro Geir Haarde e di tutto il Governo – la Alleanza Social-Democratica (Samfylkingin) – costringendo il Paese alle elezioni anticipate. La situazione economica resta precaria. Il Parlamento propone una legge che prevede il risanamento del debito nei confronti di Gran Bretagna e Olanda, attraverso il pagamento di 3,5 MILIARDI di Euro che avrebbe gravato su ogni famiglia islandese, mensilmente, per la durata di 15 anni e con un tasso di interesse del 5,5%
  • 2010 – I cittadini ritornano a occupare le piazze e chiedono a gran voce di sottoporre a Referendum il provvedimento sopracitato.
  • 2011 – A Febbraio il Presidente Olafur Grimsson pone il veto alla ratifica della legge e annuncia il Referendum consultivo popolare. Le votazioni si tengono a Marzo ed i NO al pagamento del debito stravincono con il 93% dei voti. Nel frattempo, il Governo ha disposto le inchieste per determinare giuridicamente le responsabilità civili e penali della crisi. Vengono emessi i primi mandati di arresto per diversi banchieri e membri dell’esecutivo. L’Interpol si incarica di ricercare e catturare i condannati: tutti i banchieri implicati abbandonano l’Islanda. In questo contesto di crisi, viene eletta un’Assemblea per redigere una Nuova Costituzione che possa incorporare le lezioni apprese durante la crisi e che sostituisca l’attuale Costituzione (basata sul modello di quella Danese). Per lo scopo, ci si rivolge direttamente al Popolo Sovrano: vengo no eletti legalmente 25 cittadini, liberi da affiliazione politica, tra i 522 che si sono presentati alle votazioni. Gli unici due vincoli per la candidatura, a parte quello di essere liberi dalla tessera di qualsiasi partito, erano quelli di essere maggiorenni e di disporre delle firme di almeno 30 sostenitori. La nuova Assemblea Costituzionale inizia il suo lavoro in Febbraio e presenta un progetto chiamato Magna Carta nel quale confluiscono la maggiorparte delle “linee guida” prodotte in modo consensuale nel corso delle diverse assemblee popolari che hanno avuto luogo in tutto il Paese. La Magna Carta dovrà essere sottoposta all’approvazione del Parlamento immediatamente dopo le prossime elezioni legislative che si terranno.
Questa è stata, in sintesi, la breve storia della Ri-evoluzione democratica islandese.
Abbiamo forse sentito parlare di tutto ciò nei mezzi di comunicazione europei?
Abbiamo ricevuto un qualsiasi commento su questi avvenimenti nei noiosissimi salotti politici televisivi o nelle tribune elettorali radiofoniche?
Abbiamo visto nella nostra beneamata Televisione anche un solo fotogramma che raccontasse qualcuno di questi momenti? SINCERAMENTE NO.
I cittadini islandesi sono riusciti a dare una lezione di Democrazia Diretta e di Sovranità Popolare e Monetaria a tutta l’Europa, opponendosi pacificamente al Sistema ed esaltando il potere della cittadinanza di fronte agli occhi indifferenti del mondo.
Siamo davvero sicuri che non ci sia “censura” o manipolazione nei mass-media?
Il minimo che possiamo fare è prendere coscienza di questa romantica storia di piazza e farla diventare leggenda, divulgandola tra i nostri contatti. Per farlo possiamo usare i mezzi che più ci aggradano: i “nostalgici” potranno usare il telefono, gli “appassionati” potranno parlarne davanti a una birra al Bar dello Sport o subito dopo un caffè al Corso.
I più “tecnologicamente avanzati” potranno fare un copia/incolla e spammare questo racconto via e-mail oppure, con un semplice click sui pulsanti di condivisione dei Social Network in fondo all’articolo, lanciare una salvifica catena di Sant’Antonio su Facebook, Twitter, Digg o GoogleBuzz. I “guru del web” si sentiranno il dovere di riportare, a modo loro, questa fantastica lezione di civiltà, montando un video su YouTube, postando un articolo ad effetto sui loro blog personali o iniziando un nuovo thread nei loro forum preferiti.
L’importante è che, finalmente, abbiamo la possibilità di bypassare la manipolazione mediatica dell’informazione ed abbattere così il castello di carte di questa politica bipartitica, sempre più servile agli interessi economici delle banche d’affari e delle corporazioni multinazionali e sempre più lontana dal nostro Bene Comune.
In fede,
il cittadino sovrano Marco Pala (alias “marcpoling”)  

martedì 26 luglio 2011

Il fotovoltaico in Italia vale già una centrale nucleare e senza aumento di tariffa elettrica


di Francesco Meneguzzo*, Francesco Giani **, Federica Zabini***

La straordinaria crescita e diffusione delle centrali solari fotovoltaiche in Italia, che a fine giugno 2011 contava su una potenza superiore a 7.000 MegaWatt, in grado di compensare già una delle quattro centrali nucleari previste nel piano nazionale, cancellato dal recente Referendum, ha consentito di illustrare come le tariffe elettriche non siano affatto aumentate a causa delle incentivazioni, anzi per la prima volta da molti anni il prezzo d'equilibrio dell'elettricità Italiana si è stabilizzato, sui livelli di quella scandinava e appena più in alto della media europea, contro il +30% in media dei precedenti cinque anni!
Questo straordinario risultato è da ascrivere almeno in parte all'impatto che l'energia fotovoltaica ha avuto sul mercato elettrico nazionale, i cui prezzi di equilibrio sono stati significativamente depressi dall'abbattimento dei picchi di domanda riferiti alle produzioni termoelettriche più inefficienti e costose (nonché inquinanti).

In base al valore aggiunto attribuibile all'elettricità fotovoltaica in virtù della sua capacità di abbattere il prezzo d'equilibrio di tutto il carico elettrico simultaneamente richiesto, è stato possibile delineare un piano di ulteriore sviluppo fondato su grandi campi fotovoltaici su terreno basati sulle tecnologie commerciali del silicio monocristallino e dell'inseguimento solare che, pur non escludendo ovviamente le piccole e preziosissime installazioni sui tetti residenziali, commerciali e industriali, sarebbe in grado - se attuato - di stabilizzare e in un secondo momento di abbattere stabilmente e di oltre il 30% le tariffe elettriche per molti decenni a venire. Alla politica spetta di decidere se questo percorso, il cui successo è evidente nei numeri ma che è stato recentemente contrastato dalla maggior parte dei livelli decisionali centrali e locali, sia degno di essere perseguito.

*CNR - Istituto di Biometeorologia, Ricercatore www.ibimet.cnr.it, ASPO Italia - Comitato Scientifico www.aspoitalia.it
** Studio Legale Associato Giani-Moscardini, Diritto dell'Ambiente, Università di Pisa - Docente al Corso di Laurea in Scienze Naturali
*** Consorzio LaMMA - Focal Point Kyoto, Ricercatrice www.lamma.rete.toscana.it

da greenreport  26 luglio 2011                     Fonte tabella AEEG, 2011

martedì 12 luglio 2011

Lettera di alcune donne non Valsusine al Presidente della Repubblica

Signor Presidente,

siamo cittadine che hanno partecipato il 3 luglio alla manifestazione NOTAV in Valsusa, evento di cui è stato oscurato l'aspetto più significativo: la rapida mobilitazione di decine di migliaia di persone di ogni età e posizione sociale, provenienti da tutta Italia, che hanno scelto di dedicare una domenica estiva alla partecipazione civile. Per giunta si sono caratterizzati i manifestanti non Valsusini come gruppi eversivi.
Presso i non Valsusini il movimento NOTAV si è guadagnato rispetto e ammirazione per la paziente fermezza usata per oltre 20 anni contro l'arrogante sordità della politica, che si avvale della manipolazione dei canali informativi anche per screditare i cittadini impegnati. Oltre alle ragioni tecniche, ambientali, economiche e sociali che i NOTAV valsusini oppongono all'opera, molti manifestanti "forestieri" condividono lo sdegno contro gli sprechi di denaro pubblico e hanno inteso il 3 luglio 2011 come la data in cui dire 'basta' alle spese fatte perseguendo interessi diversi da quelli reali e urgenti della collettività e devastando ogni parte del territorio italiano.

Né si può sottomettere la popolazione a manovre da oltre 40 miliardi di euro l'anno, mentre s'impegna il Paese nella realizzazione di un'opera di più che dubbia utilità, che a preventivo costa 17-20 miliardi. Chi ha mal di denti ma non ha soldi per pagare il dentista non si compra una Ferrari (tanto più se ha già un'auto che usa poco): questo sano principio di risparmio delle risorse è forse nel DNA montanaro, ma anche i non Valsusini di buon senso rifiutano l'idea che il nostro Paese debba finire etichettato con spregio tra i PIGS (maiali) come la Grecia, perché i suoi governanti non hanno saputo scongiurare questa tragica prospettiva. E decisioni come quella di costruire il TAV accelerano la corsa verso il baratro e stridono con i simultanei, imponenti tagli alla sanità, all'istruzione, alla previdenza sociale. S'invoca il progresso per un'opera inutile mentre si mutilano servizi essenziali e conquiste sociali e civil fondamentali.

Eppure, numerosi esponenti anche locali dei partiti di governo e dell'opposizione si permettono di ignorare sistematicamente la vox populi: non soltanto per il TAV, ma anche rispetto al chiaro significato dei referendum sull'acqua, di cui si ostinano a voler privatizzare e mantenere lucrosa la gestione, e a quello sul nucleare, nonostante il quale si vogliono tagliare gli incentivi per le energie rinnovabili.
E' questo tradimento dei principi della Costituzione e della volontà popolare democraticamente espressa che va stigmatizzato come "eversivo", non i comportamenti della popolazione ormai esasperata, in risposta a provocazioni.
Su questa china in Valsusa la politica è infatti arrivata a interporre tra sé e le voci dei cittadini le forze dell'ordine, con i dispositivi che queste sarebbero abilitate a utilizzare verso soggetti e in situazioni molto differenti.

Signor Presidente, della violenza che si scatena in una giornata di pacifica mobilitazione popolare è  responsabile chi per anni esaspera i cittadini.  E' responsabile chi impone decisioni violando norme e non rispettando accordi, tant'è che alla data della manifestazione non esisteva - e ancora ad oggi non esiste - un progetto finale approvato: eppure, in questa situazione irregolare, il 27 giugno si era già dato corso allo sgombero forzato e violento anche di aree esterne al "cantiere" (sulla cui natura e assegnazione vi sono molte altre contestazioni).

Signor Presidente, ci permetta di non concordare con gli elogi al modo in cui la situazione è stata gestita dalle forze dell'ordine, poiché si tratta di una situazione che ci pare sia stata appositamente costruita auspicando lo scontro: non si sarebbe mai dovuti arrivare ad avere quel tipo di presenza militaristica in una valle italiana nell'anno 2011.
Noi siamo tra quei moltissimi cittadini incensurati e pacifici che hanno ricevuto in questi giorni, con sconcerto, il battesimo dei lacrimogeni, senza aver compiuto alcun atto violento. Non ne siamo orgogliose: siamo addolorate perché l'impegno civile quotidiano, che il malgoverno rende più che mai doveroso per le persone oneste, espone anche a questo.

 Noi non cadremo nella trappola di vedere nelle forze dell'ordine i nostri veri avversari: la realizzazione del bene pubblico è compromessa da scelte politiche dissennate e guidate da interessi particolari; perciò ben sappiamo verso quali personaggi dirigere la nostra riprovazione, che continuerà a esprimersi in tutte le forme lecite e nonviolente.

Elena Sargiotto - impiegata - Poirino (TO)
Anna Andorno - insegnante - Borgo d'Ale (VC)
Nicla Scatizzi - pensionata - Torino
Luisa Memore - medico - Torino
Alba Riva - Biella
Miriam Bertuzzi - psicologa - Torino
Michela Cogo - biologa - Torino

12 luglio 2011 ( inviata tramite il sito della Presidenza della Repubblica)

martedì 5 luglio 2011

I movimenti per l'acqua riuniti a Roma


Cosa fare dopo i referendum
I referendum sono stati vinti; sconfitte per la prima volta le politiche liberiste degli ultimi vent'anni. Ma le aziende private che avevano messo le mani sulla torta dell'acqua non sono certo intenzionate a tirarsi indietro; la volontà popolare non è un vincolo per chi ha per legge il fine di raggiungere il maggior fatturato possibile. Sono ancora molti gli interrogativi da sciogliere per il popolo dell'acqua, sui modi per rendere effettivi i cambiamenti sanciti dai referendum.
Ecco che sabato 2 e domenica 3 luglio al Teatro Vittoria di Roma si sono riuniti comitati territoriali, cittadini e associazioni nell'assemblea nazionale dei movimenti per l'acqua. La voglia di festeggiare per una vittoria storica era in parte stemperata dai tanti interrogativi in sospeso e dall'attesa ansiosa di notizia dalla Val di Susa, alla volta della quale molti attivisti si sono diretti nella serata di sabato, dopo il primo giorno di assemblea.
Dopo un brindisi di benvenuto, Paolo Carsetti, presidente del Comitato "2 sì per l'acqua bene comune", ha aperto gli interventi ricostruendo i passi che hanno condotto alla vittoria dei referendum e dando fiato e forma ai dubbi dei presenti: il referendum non è certo un punto di arrivo, il lavoro più difficile inizia adesso.
Per capire cosa intendesse, basta dare un'occhiata a come si sono mossi i soggetti coinvolti nella gestione dell'acqua – vale a dire società private e amministrazioni locali – dopo i referendum. Se si escludono pochi esempi virtuosi – Napoli su tutti, dove il neo eletto assessore ai beni comuni Lucarelli, accolto da un'ovazione all'assemblea, ha ribadito con una delibera comunale la gestione pubblica e partecipata dell'acqua – la tendenza generale è stata in netta opposizione alle linee dettate dalla consultazione popolare.
Acea, gestore dell'Ato2 di Roma e dintorni, ha deciso di tagliare la fornitura dell'acqua a tutte le famiglie in difficoltà economica che non sono in grado di pagare il conto. Astrid Lima del comitato di Velletri ha ricordato il caso di Francesco, quarant'anni, che vive con la madre invalida permanente in una casa popolare di 50 mq. Per tre anni il gestore non gli ha inviato bollette - nonostante il disciplinare tecnico allegato alla convenzione di gestione obblighi Acea ad inviare fatture almeno ogni sei mesi, a tutela delle persone più disagiate - salvo poi emettere un'unica fattura di 1200 euro pochi mesi fa. Al mancato pagamento, Acea ha chiuso i rubinetti. E lo stesso ha fatto con le altre famiglie morose, senza preoccuparsi delle condizioni socio-economiche delle stesse. Un atteggiamento decisamente intransigente per una società che viola stabilmente le disposizioni contrattuali e che nel 2010 ha avuto il suo profitto record, con un utile di 58,8 milioni di euro.
E che dire di Civitavecchia, dove a pochi giorni dai referendum l'amministrazione comunale ha pubblicato il bando per la cessione del 60 per cento della Holding Civitavecchia Servizi, che raggruppa le ex municipalizzate, servizio idrico compreso? E della Regione Lombardia, dove la maggioranza di centrodestra non ha alcuna intenzione di abrogare la legge regionale approvata di fretta a dicembre, che sullo stampo del decreto Ronchi prevede la privatizzazione del servizio idrico?

E se persino la giunta regionale pugliese guidata da Nichi Vendola promuove una legge ostile alle disposizioni referendarie, che annulla la garanzia dei 50 litri d'acqua giornalieri – stabiliti dall'Oms come minimo vitale –, lascia intatta la forma di s.p.a. dell'ente gestore ed infine non elimina quel 7 per cento di profitto minimo garantito abrogato dal secondo quesito, allora viene da chiedersi quali possibilità concrete ci sono di procedere ad una ripubblicizzazione sostanziale del servizio idrico. 

Eppure dall'assemblea nazionale emerge anche una grande volontà di continuare la battaglia tutti assieme, uniti ma sparsi sul territorio, ognuno promuovendo delibere, impugnando leggi, portando avanti vertenze. Coniugando la lotta sul territorio con la promozione di una legge a livello nazionale sullo stampo di quella di iniziativa popolare presentata dal forum italiano dei movimenti per l'acqua nel 2008, e con uno sguardo alla situazione europea e mondiale (senza escludere la possibilità di promuovere un referendum europeo).
I workshop di domenica rispecchiavano proprio questa volontà: uno era incentrato sulle lotte territoriali, un secondo sulla dimensione nazionale, il terzo sulla situazione internazionale. Perché l'acqua, come ha ricordato padre Alex Zanotelli dal palco dell'assemblea plenaria, appartiene a tutti gli abitanti del mondo e a tutti deve essere garantita. E a chi si pone il problema dei finanziamenti il missionario comboniano ha ricordato che "spendiamo 27 miliardi di euro di spese militari", concludendo "neanche fossimo attaccati dagli Ufo!"

da     www.ilcambiamento.it                                  4 luglio 2011
Video a cura di Massimiliano Petrucci e Maurizio Argentieri, Associazione Manifestopea.
(su youtube a lato visibili i link a vari interventi )