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giovedì 24 febbraio 2011

coordinamento ecologisti e civici


Il secondo incontro di coordinamento si svolge a Roma sabato 26 febbraio dalle ore 18 alle 23 circa presso il camping Faboulous di 
Via di Malafede 205

Si discute e si chiude l’Appello-Carta di adesione, di seguito nome, portale, raccolta firme, referendum e iniziative. 

INSIEME PER UNA RIVOLUZIONE PACIFICA


Rete dei Cittadini: incontro nazionale

domenica 27 febbraio 2011 a ROMA 

Camping Village FABULOUS di Via di Malafede 205

Costituitasi nel 2009 a Roma prima delle elezioni regionali del Lazio, dove ha presentato una propria lista con un proprio candidato presidente, ora la RETE DEI CITTADINI propone un incontro nazionale aperto a tutti – cittadini, gruppi, associazioni e liste civiche – per discutere insieme, fuori da ogni idea di alleanze con i partiti esistenti, e per lanciare le prossime iniziative.
E’ giunto il momento che il cittadino ritorni a essere protagonista della vita politica.
L’anno trascorso ha visto la Rete impegnata a tessere contatti e legami con altri soggetti e realtà civiche ed ecologiste convinta che la democrazia diretta e la partecipazione siano la risposta vincente alla crisi politica e culturale attuale.
Appuntamento domenica 27 febbraio 2011 ore 9 a ROMA presso il
Tutti i gruppi avranno uno spazio per presentarsi a tutta l’assemblea e un tavolino dove potranno diffondere i propri materiali.
Per partecipare inviare un messaggio a: info@retedeicittadini.it

Elenco dei gruppi che parteciperanno all’Assemblea Aperta del 27 febbraio:
 
ALBAMEDITERRANEA, A.I.C.A. (Assoc. Ital. Cieli Azzurri), ALTERNATIVA, AZIONE CIVICA, CITTADINI ECOLOGISTI, DEMOCRATICI DIRETTI, DEMOCRAZIA E LEGALITÀ, ECOLOGISTI DEL LAZIO, ECOLOGISTI DEL PIEMONTE, GRUPPO DELLE CINQUE TERRE, ITALIA DEI VERI VALORI, L’AQUILA ANNO 1, Ass.ne LIBERIDANUBI, LISTE CIVICHE MARCHE, NON BRUCIAMOCI IL FUTURO, NUOVO PARTITO D’AZIONE, PARTITO DEL SUD, PARTITO UMANISTA ROMA, RETE DEI CITTADINI, RETE DEI CITTADINI PER APRILIA, RINNOVAMENTO POLITICO ITALIANO, SALVIAMO I CASTELLI ROMANI.

domenica 20 febbraio 2011

lettera a Basecologista dall' Emilia Romagna


Chiedo preliminarmente scusa, essendo fuori da parrocchie e gruppi di appartenenza, se non conosco e quindi non capisco i messaggi trasversali e i non detti; se non sono più avvezzo agli scazzi, più o meno chiari e trasparenti nelle loro motivazioni, che ci coinvolgono.Probabilmente sono un ingenuo e un sempliciotto a non vederne e a non capirne il disegno perverso e antiecologista che ci sta dietro, ma faccio fatica a non essere d'accordo con Maurizio Di Gregorio, o meglio con le sue argomentazioni, condivise anche da altri (ultimo in ordine di tempo Gabriele Volpi).Probabilmente sempre ingenuamente e da sempliciotto della politica, ma giudico queste argomentazioni molto simili e in coerenza con le riflessioni che mi hanno portato, oramai 9 mesi fa, da non verde, ad accettare la proposta di guidare i Verdi dell'Emilia-Romagna verso la costituente ecologista.

"Perchè decidere di tornare nell'ambiente dei Verdi dopo averlo abbandonato 20 anni fa? Paradossalmente perchè nel congresso nazionale dei Verdi di Fiuggi nel 2009 ha prevalso la mozione che dichiara superata l'esperienza politica e organizzativa della Federazione nazionale dei Verdi italiani così come tutti i cittadini l'hanno conosciuta negli ultimi anni.
Recitano alcuni passaggi della mozione vincente al congresso dei Verdi di ottobre 2009: “Dobbiamo (quindi) lavorare per fare in modo che la questione ecologica diventi centrale nella politica e nella società del nostro paese, consapevoli che le nostre proposte sono già, in tutto il mondo, il motore per avviare una radicale trasformazione della nostra società e dell’economia, in un percorso culturale e politico di ricostruzione del senso di appartenenza ad una comunità quale soggetto collettivo. ... Non siamo stati all'altezza del compito e la deriva degli ultimi anni rappresenta un punto di non ritorno. E' evidente che non possiamo avviare un simile ed ambizioso processo da soli. Dobbiamo, perciò, lavorare da subito per costruire una “rete ecologista” assieme a quel grande movimento di milioni di uomini e donne che - in migliaia di comitati, associazioni, pratiche comuni collegate tra loro - si occupano di ecologia, diritti, pace, nonviolenza, nuova economia, legalità, cooperazione internazionale e decentrata, democrazia. … Dobbiamo metterci  a disposizione di un nuovo percorso, favorendo e stimolando l’avvio nel paese di una fase costituente ecologista, che sappia anche mettere in discussione il vecchio modello di partito, per dare più spazio ad una politica di partecipazione e di democrazia, nel rispetto di un reale federalismo. Per favorire, come auspichiamo e ci impegniamo a fare, la nascita di un nuovo movimento politico ecologista, dobbiamo superare il modello politico e organizzativo della Federazione nazionale dei Verdi, per come l’abbiamo conosciuta e soprattutto per quello che è diventata negli ultimi anni. Questo non significa per noi ... liquidare l'esperienza dei Verdi, ma, al contrario, favorire nel nostro paese la nascita di una nuova soggettività politica ecologista, collegata all’esperienza verde europea. (...)”

In questi anni i Verdi sono stati di fatto un soggetto politico e di governo ma ora si dichiarano motivati a mettere in discussione le forme attuali della politica basata sostanzialmente su un ceto politico autoreferenziale e del tutto privo di ricambio, incapace di ascoltare e dialogare con la società civile.Dobbiamo perseguire il cambiamento delle regole che governano le istituzioni e i partiti e proporre il cambiamento dei comportamenti e degli stili di vita, un modello diverso di gestione integrata del territorio, delle risorse naturali e dei beni comuni basati sulla partecipazione, sulla consapevolezza dei limiti delle risorse e sulla riduzione dell’impronta ecologica.Dobbiamo riconfermare la nostra prospettiva e il nostro impegno per una economia di giustizia e solidarietà, in netta opposizione al modello economico e di sviluppo dominante. A fronte di un numero sempre crescente di cittadini sfiduciati, frustrati ed emarginati dai meccanismi dellacompetitività e del profitto, dobbiamo essere in grado di proporre una prospettiva di vita basata sul recupero delle relazioni umane e di un rapporto armonioso con la natura. Dobbiamo, consapevoli della nostra identità e delle nostre responsabilità, metterci in relazione con la società civile per tessere una rete di associazioni, gruppi, esperienze e persone consapevoli.

Nelle pieghe della crisi che stiamo vivendo emergono esperienze illuminate di attenzione al pubblico interesse che tendono al significato nuovo ed autentico della politica, a rimettere al centro il progetto di senso piuttosto che il leader o lo schieramento. Negli ultimi anni in Italia sono nate molte reti ed iniziative politiche-sociali nuove; e questo è anche frutto della crisi della politica. Reti che nella loro autonomia lavorano su livelli diversi a obiettivi molto simili, e con una affinità, un sentire comune nei modi, un approccio dal basso, che nell'insieme fanno intravedere un contesto molto interessante per il cambiamento, la transizione, la conversione ecologica

.Oggi ci troviamo al crocevia di molte crisi che si intensificano a vicenda: quella finanziaria, quella economica, quella ecologica e quella politica e sociale. E di fatto solo i movimenti ecologisti e dell'economia solidale offrono una chiara prospettiva di trasformazione ecologica dell'economia e della società.È il momento allora di rimetterci in cammino, per costruire il cambiamento dando a noi e al nostro paese e alle future generazione una capacità di futuro., tessendo reti di persone:
- che condividono l’interesse verso alcune tematiche e obiettivi specifici;
- che, nell’ottica della coerenza tra mezzi e fini, sperimentano nuove forme e metodi di ricerca-azione basati sulla responsabilizzazione a partire da comportamenti individuali, la partecipazione attiva, l’orizzontalità;
- che provano a portare la loro sensibilità (contenuti e metodo) in tutti gli ambiti che hanno modo di frequentare, “spargendo” idee, spunti, esperienze, costruendo relazioni “contaminanti”, facilitando occasioni di riflessione-elaborazione e sperimentazione di pratiche.

È necessario avviare all'interno delle varie reti e realtà “di movimenti” ecologisti e non solo, questa riflessione/azione, avviando un processo che porti all’integrazione di tutto quanto si sta costruendo all’insegna dell’alternativa. Un progetto che ci richiami al senso politico complessivo di tutto ciò che stiamo sperimentando, senza disperderci nei rivoli dell’esperienza particolare. Parlare di orizzonte può risultare per qualcuno un concetto ancora troppo vago e generico, rispetto a quello che, con sempre maggiore evidenza, risulta necessario fare: integrare le esperienze, perché compongano un progetto complessivo  e non si fermino ad essere semplicemente proposte per cambiare il proprio stile di vita personale.

La capacità di passare dalla protesta alla proposta è ormai un passaggio compiuto. Sono molte le esperienze che cercano di costruire alternative economiche e politiche rispetto al sistema dominante, sicuramente con dei limiti, ma anche con molte potenzialità: dai gruppi di acquisto solidale, a quelli dei bilancisti, dal commercio equo alla finanza etica, dalla rete della decrescita a quella dei nuovi municipi e dei distretti di economia solidale…ecc.Gandhi ci ha ricordato che “tra il mezzo e il fine esiste lo stesso inviolabile rapporto che esiste fra il seme e la pianta” e che “se il seme, i rami e le foglie sono un tutt’uno allora che cosa può competere in bellezza e grandiosità come un albero in piena fioritura?”Un progetto così articolato è evidentemente molto impegnativo e non esiste gruppo o associazione, tanto meno partiti o organizzazioni politiche, che possano oggi assumerlo e perseguirlo da soli. Per questo è fondamentale costruire delle alleanze. In Italia esistono centinaia, addirittura migliaia, di gruppi che si occupano di temi che sono come tanti pezzi del progetto di sobrietà. Ognuno di loro si occupa di parti come l'ambiente, l'equità, la pace, l'economia solidale, l'energia rinnovabile, i beni comuni, la giustizia sociale, la democrazia, ecc. Ma forse non è ancora del tutto matura la consapevolezza di un “orizzonte comune”, di un “progetto politico”: ogni gruppo si muove per conto suo con notevole perdita di efficacia e incisività. Il progetto di un'economia solidale e di sobrietà, che implica rispetto per l'ambiente, per i diritti, per la pace, per l'equità, potrebbe diventare l'orizzonte comune che ci permettere di prenderci per mano. È da questa consapevolezza che dobbiamo iniziare il nostro cammino per costruire questo nuovo soggetto politico ecologista: le condizioni di partenza esistono; è arrivato il momento di attuare un salto di qualità nel nostro agire politico avviando una campagna di riflessione e azione per sollecitare le associazioni e le reti esistenti a prendere in seria considerazione la gestione collettiva di un progetto di sobrietà, ecologista, nonviolento, solidale.

Questi ed altri obiettivi sono realizzabili se si costruirà un ampio movimento di ecologia politica che, dotandosi di una cultura di governo, sappia contrastare le scelte sbagliate che ripropongono il fallimentare progetto del passato ,e proponga nuove soluzioni efficaci e condivise.Per questo è necessario che tutti quelli impegnati a costruire economie di giustizia e tutti gli ecologisti, superando i propri particolarismi e le proprie differenze, sappiano unirsi per costruire con un metodo partecipativo e di consenso la costituente ecologista in Emilia-Romagna. Affinchè anche nella nostra regione e nel nostro Paese la cultura politica dei verdi europei metta solide radici e produca frutti abbondanti.È per questi motivi, per dare il mio contributo alla costituente ecologista -progetto in cui credo molto- che ho deciso che vale la pena tornare in questo ambiente per aiutarlo a “linkarsi” e connettersi con gli altri mondi e ambienti e con le varie esperienze attive nella costruzione di un'alternativa.

Io che in questi anni ho messo le mie energie nel tessere reti:
- dal 2001 dopo Genova in Rete Lilliput diventando il co-portavoce nazionale del GLT Impronta ecologica;
- aderendo al movimento dei GAS;
- promuovendo con altri la Rete di Economia Solidale e i Distretti di Economia Solidale;
- promuovendo insieme ad altri a Bologna negli ultimi 2 anni la nascita della Rete Ecologista Bolognese (Non una nuova associazione ma una rete: un collettore capace di accogliere esperienze singole o associative; uno strumento utile a mettere insieme le tante realtà impegnate in pratiche
di sviluppo alternativo e diventare luogo di riflessione e maturazione del senso politico complessivo di ciò che si sta progettando e sperimentando);
- diventando socio attivo di Banca Etica e mettendomi subito a lavorare nel Gruppo di Iniziativa Territoriale di BE;
- partecipando all'attuazione del progetto Co-Energia. Il tema dell'energia è profondamente legato al territorio e al suo modello di sviluppo, e per questo motivo si intreccia naturalmente con i percorsi dei Gruppi d’Acquisto Solidali (GAS) e dei Distretti di Economia Solidale (DES), cogliendo le nuove opportunità, le possibilità di controllo democratico della filiera per un cooperativismo energetico di auto-produzione e auto-consumo).

Da queste attività e oltre a questi impegni, credo quindi che valga la pena destinare una quota parte delle mie energie alla costruzione di un nuovo soggetto politico ecologista. Ora che fra gli altri anche il mondo dei GAS si pone il problema del rapporto con la politica e delle forme di rappresentanza politica, di come poter far sentire una voce spesso diversa da quella riportata dai media e anche di come porsi di fronte al vuoto della rappresentanza politica. “Se da un lato infatti, le attuali forme della rappresentanza politica lasciano insoddisfatti, in quanto inchiodate al presente e incapaci di “osare” un altro mondo possibile, dall’altro è forte la domanda di una nuova politica, idonea a portare dentro i meccanismi regolativi e istituzionali i valori e le prassi dell’economia solidale: centralità delle relazioni tra persone e comunità; sostenibilità sociale, ecologica e tutela dei beni comuni; partecipazione diretta e nonviolenta; visione intergenerazionale; significativo ridimensionamento dell’economiamonetaria in favore della valorizzazione del tempo, della qualità della vita, della creatività personale, della convivialità, del benessere individuale e relazionale.” (Comunicato finale del convegno nazionale dei GAS e dei DES “TERRITORI IN MOVIMENTO”, Osnago -LC-, 5 e 6 giugno 2010)

Io che non sono iscritto ai Verdi ma che sono stato un verde della prima ora nonché uno dei primi eletti verdi ma che li ho abbandonati quando nei Verdi, diventati nel frattempo un partito, hanno prevalso e si sono affermate dinamiche proprie di quel mondo partitico per superare i quali
“eravamo nati” ora ritengo utile, possibile e necessario tentare questa nuova strada, mettere le mie convinzioni di “uomo di rete” a disposizione di un processo di costituente ecologista che si presenta interessante e indispensabile per agire un'altra politica e dare capacità di futuro a noi e alle nostre figlie/i. Per questo ho accettato consapevole che il compito che ci siamo dati è arduo per quanto necessario."

Chiedo scusa (a posteriori, per chi avrà avuto voglia e il tempo di leggere queste mie motivazioni) della lunghezza di questa e-mail, ma sono davvero stordito e amareggiato di quello che sta accadendo dopo l'eco-conclave di Bologna (e dire che sono uno di quei pochi bolognesi che ha organizzato logisticamente l'incontro, come dice Maurizio, "inconsapevoli come tanti altri di loro dei retroscena"); e mi sembrava utile ora -e "se non ora quando" o "ora o mai più"- condividere con
tutti quelli che hanno a cuore un vero cambiamento in senso ecologista, solidale, nonviolento,mutualista, decrescente, di questa società e di  questo mondo.

Un caro saluto a tutti                           Gabriele Bollini
martedì 15 febbraio 2011

INSIEME PER UNA RIVOLUZIONE PACIFICA


un incontro nazionale promosso dalla Rete dei Cittadini

Roma domenica 27 febbraio
Costituitasi nel 2009 a Roma prima delle elezioni regionali del Lazio, dove ha presentato una propria lista con un proprio candidato presidente, ora la RETE DEI CITTADINI propone un incontro nazionale aperto a tutti – cittadini, gruppi, associazioni e liste civiche – per discutere insieme, fuori da ogni idea di alleanze con i partiti esistenti, e per lanciare le prossime iniziative.

E’ giunto il momento che il cittadino ritorni a essere protagonista della vita politica.
L’anno trascorso ha visto la Rete impegnata a tessere contatti e legami con altri soggetti e realtà civiche ed ecologiste convinta che la democrazia diretta e la partecipazione siano la risposta vincente alla crisi politica e culturale attuale.

Appuntamento domenica 27 febbraio 2011 ore 9 a ROMA
presso il Camping Village FABULOUS di Via di Malafede, 205.

Ecologisti Vs Verdi: cronache dal “Conclave ecologista” di Bologna


di Danilo Lollobrigida * 
Al momento non faremo come in Francia. Nessuno lo vuole ammettere, ma il Conclave dei Movimenti Civici ed Ecologisti tenuto a Bologna il 29 e 30 gennaio scorsi è stato un netto fallimento. Il tentativo di unificare i movimenti civici ed ecologisti sotto una casa comune non ha avuto esito positivo, pur impegnando oltre 150 militanti in una riunione fiume durata due intere giornate. Il “conclave” avrebbe infatti dovuto definire i termini per una grande unione tra movimenti, ma la fumata, alla fine, è stata nera.
I PROMOTORI
Promotore iniziale del progetto era stato il Gruppo delle Cinque Terre, un piccolo nucleo di intellettuali ecologisti, che, ispirato dai consistenti successi elettorali di altri gruppi ecologisti mondiali, con particolare riferimento ai francesi di “Europe Ecologie”, ha lanciato l’idea di unificare in un unico soggetto politico nazionale le varie anime dei movimenti civici ed ecologisti, creando una sorta di meta-movimento nazionale avente il fine di dare una svolta etica ed ecologica alla politica del nostro Paese.
Al loro appello hanno risposto tre diversi progetti aggregativi nazionali, già avviatisi autonomamente nei mesi precedenti: “Abbiamo un Sogno”, il “Centro Nuovo Modello di Sviluppo” e la “Costituente Ecologista”. Questi tre progetti hanno quindi affiancato il Gruppo Cinque Terre nell’organizzazione del conclave, al quale molti altri movimenti e singoli aderenti hanno deciso di partecipare.
Uno dei principali esponenti del Gruppo Cinque Terre, Massimo Marino, qualche mese fa aveva pubblicato sul web un bel testo, in forma di favola, tramite il quale invitava i vari movimenti a non sprecare energie nel costruire piccoli castelli isolati per impegnarsi invece nel costituire insieme un grande agorà, un luogo aperto di condivisione di idee.
La scelta di trasformare nominalmente l’aperto agorà in un chiuso conclave non ha portato fortuna agli organizzatori: la riunione non ha ottenuto nessuno dei risultati sperati. Nessuna unione, nessun principio condiviso, nessuna regola condivisa, nessuna azione condivisa, nessun documento condiviso, anche se a leggere il comunicato di alcuni dei partecipanti, il conclave si sarebbe chiuso con una fumata bianca. Ma cosa c'era in quel fumo, oltre a una dose letale di wishful thinking?

CON I VERDI O SENZA? STRATEGIE INCONCILIABILI
I Verdi, fondatori della Costituente Ecologista, hanno fin dall’inizio sostenuto una proposta di possibili alleanze politiche, anche elettorali, con gli “ecologisti” dei partiti del centrosinistra (ecologisti del IDV, ecologisti di SEL, ecologisti del PD, ecc.). Per sostenere tale posizione sono si sono precipitati Angelo Bonelli e Marco Boato oltre a un consistente numero di rappresentanti Verdi, affiancati perfino da sostenitori esterni.
A questa posizione si sono contrapposti i rappresentanti della Rete dei Cittadini, alcuni componenti del Gruppo Cinque Terre e degli Ecologisti del Lazio nonché diversi altri militanti ecologisti, che sostenendo una posizione apertamente “anti-casta” hanno rigettato la richiesta di possibili alleanze con qualsiasi partito di qualsiasi orientamento politico e hanno piuttosto chiesto ai Verdi di sciogliersi ufficialmente come partito e di aderire al nuovo soggetto politico esclusivamente come singoli cittadini.
Il confronto su questi temi si è sviluppato soprattutto all’interno del gruppo di lavoro dedicato alle “alleanze”. Lì si è affermato che il nuovo soggetto politico considererà eventuali alleanze solo quando sarà abbastanza grande, così da trattare alla pari con altri eventuali interlocutori le regole e le condizioni di un’alleanza.
Sciogliere i Verdi? Già al termine della giornata di sabato era chiaro che nessuna delle Parti era disponibile a concessioni e le posizioni erano inconciliabili: i Verdi non hanno dato alcuna disponibilità a sciogliersi, rivendicando il diritto di partecipare come partito alla Costituente Ecologista e al progetto unificatore; gli altri gruppi ecologisti hanno ribadito la loro estraneità al nuovo soggetto politico in caso di presenza dei Verdi come partito.
Riassumendo, niente vie di mezzo: da un lato quelli disponibili a partecipare a un nuovo soggetto politico con i Verdi dentro; dall’altro quelli che non li volevano perché auspicavano un’aggregazione ecologista completamente estranea ai partiti.
Al termine dell’assemblea i rappresentanti della Costituente Ecologista hanno proposto la creazione di una commissione destinata a organizzare una nuova assemblea unificatrice, ma la proposta non ha raccolto favori, almeno apparentemente, e non è stata nemmeno votata.
Contemporaneamente, la Rete dei Cittadini ha letto in assemblea un documento che proponeva di creare una nuova aggregazione civica ed ecologista completamente svincolata dai partiti. Anche in questo caso non è stato possibile capire il gradimento della proposta da parte dell’assemblea: non si è votato.
Sia il gruppo di lavoro dedicato alle “alleanze”, sia gli organizzatori dell’evento non hanno proposto nulla all’assemblea generale, limitandosi a dichiarare genericamente che si erano evidenziati due percorsi paralleli ma non divergenti, che si sarebbero potuti incontrare in un futuro imprecisato.
In realtà le posizioni emerse erano evidentemente ed irrimediabilmente inconciliabili e divergenti.
Infatti, come sintetizzato dall’intervento di Massimo Marino, il conclave evidenziava che i movimenti erano complessivamente divisi in quattro percorsi:
  • Coloro che ritenevano possibile un aggregazione con i Verdi e possibili alleanze con i partiti del centrosinistra.
  • Coloro che ritenevano possibile un’aggregazione del tutto estranea ai partiti e alla “casta”, indisponibile a qualsiasi forma di alleanza con i partiti.
  • Il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo, indisponibile a ogni alleanza con chiunque, inclusi gli altri movimenti e quindi non presente al conclave.
  • L’aggregazione Uniti e Diversi, nella quale erano già confluiti Alternativa, Movimento per la Decrescita Felice, Movimento Zero, Per il Bene Comune e una serie di liste civiche piemontesi e lombarde. Aggregazione indisponibile a partecipare al Conclave in questa forma organizzativa (come vedremo più avanti).

LA SINTESI IMPOSSIBILE
Il dibattito, per il resto, non trovava una direzione verso cui condurre gli interventi e la fitta discussione. Sebbene sabato pomeriggio fossero stati costituiti tre gruppi di lavoro tematici (su “contenuti”, “regole” ed “alleanze” del nuovo soggetto politico), non si è trovata una sintesi in alcuna forma.
Il gruppo dei contenuti ha prodotto una lunghissima lista di possibili idee, azioni ed iniziative da intraprendere. Sulle azioni concrete vi potrebbero essere condivisioni tra i movimenti e sarebbe possibile arrivare a una sintesi e a una selezione. Ma nei fatti non si è prodotta alcuna proposta operativa condivisa.
Il gruppo delle regole ha anch’esso realizzato una lunga lista di possibili regole su come organizzare e come gestire con metodi realmente democratici il soggetto politico. Nessuna analisi di partenza, nessuna proposta di indirizzo: si è così proceduto a raccogliere una sequenza di singoli pensieri, tra loro anche contrastanti, espressi da ogni partecipante al gruppo. Ne è risultato un lungo elenco di regole sparse, poco comprensibili, impossibili da selezionare, raccogliere e utilizzare concretamente.
Per quanto riguarda la discussione in plenaria, a parte il dibattito sulla presenza dei Verdi e sulle possibili alleanze con il centrosinistra, il resto degli interventi è consistito in un lungo susseguirsi di singole opinioni su vari temi, che si sono alternate per diverse ore a turni di cinque minuti ad intervento. Sono stati raccontati molti piccoli mondi ecologisti locali, descrivendo con comprensibile orgoglio i propri impegni e i propri apprezzabili risultati, ma non si sono quasi mai affrontati temi importanti, persino quelli di natura ecologica. La discussione è stata ondivaga e non si è dedicato adeguato impegno per raggiungere lo scopo prefissato: portare l’assemblea a individuare e approfondire i possibili punti di condivisione e di unione tra i movimenti.
Assenti totalmente i grandi temi della politica internazionale.
Più inquietante di tutto: i riferimenti alle prossime battaglie referendarie su acqua e nucleare sono stati pressoché nulli. L'intero conclave si è svolto come sotto una campana pneumatica nella quale non arrivavano i rumori del mondo e nemmeno quelli dell'Italia e della sua crisi.

I LIMITI DEI MOVIMENTI ESISTENTI
Per quanto riguarda le maggiori aggregazioni presenti al conclave, queste hanno lasciato dietro di se più ombre che luci:
  • Il “Centro Nuovo Modello di Sviluppo” non ha evidenziato la propria presenza, e appare evidente che non desidera impegnarsi in progetti più tipicamente politici.
  • La Costituente Ecologista è apparsa fortemente condizionata dalla presenza dei Verdi e dalla mentalità da partito tradizionale, con la sua ricerca di spazi e di alleanze con altre forze politiche. Appare sempre più consistente la percezione che la Costituente non sia molto altro che un tentativo di riciclaggio del partito dei Verdi sotto diverso nome.
  • “Abbiamo un sogno” non ha risolto i dubbi su cosa realmente costituisca questo sogno. Gli esponenti del movimento sono ancora una volta stati vaghi e indeterminati col loro elenco di ottimi propositi, rimasti tali a Bologna come lo erano stati nella loro assemblea di Firenze. Però, questa volta il loro possibile favore a un accordo con i Verdi e magari con possibili alleanze politiche di centrosinistra ha impresso un’ombra allarmante che ha fatto dichiarare a una militante ecologista che il sogno somigliava sempre più a un incubo.

GLI ELEMENTI POSITIVI
Il conclave ha però anche espresso degli elementi positivi, da apprezzare:
  • Gli ecologisti hanno saputo dedicarsi per due giorni assai impegnativi nell’incontrarsi e nel parlarsi, in forma molto civile ed educata, anche su temi spinosi.
  • Nel conclave si è svolto un pregevole e composto esercizio di democrazia e di libertà di opinione, nel quale tutti i presenti hanno avuto l’opportunità di esprimere le proprie idee. Da parte del popolo ecologista è stata data dimostrazione di un bell’esempio di civiltà e di reciproco rispetto.
  • I gruppi ecologisti hanno saputo reagire con prontezza ed efficacia al tentativo organizzato dei Verdi di egemonizzare l’assemblea e di traghettare il nuovo soggetto politico verso un’alleanza con il centrosinistra.
Alcune riflessioni sulle prospettive dei movimenti per il dopo conclave.
Coloro che al conclave facevano riferimento alle posizioni “anticasta” sono apparsi privi di un preciso riferimento tra i movimenti aggregativi presenti, in quanto la “Costituente Ecologista” si è dimostrata di impostazione contraria, mentre “Abbiamo un Sogno” ha mostrato un comportamento ambiguo.
La Rete dei Cittadini (RdC) ha quindi provato a lanciare al conclave una nuova proposta aggregativa per chi sostiene queste posizioni.
Per RdC il prossimo evento sarà la loro prima assemblea nazionale del 27 febbraio a Roma, nella quale si cimenteranno per la prima volta in ambito nazionale, uscendo dai limiti della regione Lazio in cui hanno operato finora.
Subito dopo, nel corso del mese di marzo, tale gruppo vorrebbe organizzare un’ulteriore assemblea nazionale per questa nuova aggregazione ecologista, totalmente estranea ai partiti e alla coalizioni di centrodestra e di centrosinistra. Ma il reale effetto aggregativo di tale proposta è tutto da verificare, specie per un piccolo movimento che fino ad oggi si è espresso in un’unica regione.

UNITI E DIVERSI: UN RUOLO POSSIBILE
Contemporaneamente ha ripreso vita, dopo un mese e mezzo di riflessioni successive all’assemblea nazionale del 18 dicembre scorso, il processo aggregativo di Uniti e Diversi (UeD).
UeD non ha formalmente partecipato al conclave, ma l’assenza è stata compensata dalla delegazione di Alternativa guidata da Giulietto Chiesa, intervenuto sabato mattina.
L’andamento del conclave ecologista ha alla prova dei fatti dato ragione alla proposta, proprio espressa da Chiesa in occasione dell’assemblea nazionale di UeD, della necessità di un confronto preventivo su metodi e contenuti tra i rappresentanti dei vari movimenti, allo scopo di definire in tempo i termini del confronto e stabilire i criteri organizzativi del conclave.

L’indisponibilità a questo metodo preparatorio ha provocato la non partecipazione di Uniti e Diversi al conclave.
Per quanto riguarda UeD nel mese di febbraio si terranno gli incontri tra i vari referenti regionali e provinciali dei movimenti aderenti, al fine di realizzare i gruppi provinciali e regionali e le assemblee regionali destinate ad eleggere entro giugno il coordinamento nazionale di tale aggregazione.
Contemporaneamente è iniziata l’organizzazione del primo dei seminari tematici, quello che affronta i temi della decrescita e del mondo del lavoro.
Anche all’interno di UeD si soffre la difficoltà di integrare movimenti e persone provenienti da esperienze totalmente differenti, ma tra tutte le aggregazioni finora costituitesi, Uniti e Diversi è quella che finora ha dimostrato maggiore concretezza, avendo concordato un documento politico, un portavoce, una segreteria operativa, il progetto di una rete provinciale e regionale con dei referenti, il progetto delle assemblee regionali per eleggere un coordinamento nazionale, il progetto di quattro o cinque importanti seminari tematici aperti, condotti da relatori esperti.
Molti movimenti guardano a Uniti e Diversi con grande interesse e al tempo stesso con una certa diffidenza, essenzialmente per la mancanza di adeguati rapporti in ambito locale. Sarà compito dei componenti di tale aggregazione mostrare una maggiore disponibilità al dialogo e al confronto, soprattutto sulle questioni della metodologia democratica, considerata di fondamentale rilevanza da molti movimenti.

* di Alternativa - Uniti e Diversi ( da Megachip)

venerdì 11 febbraio 2011

Le due aree del conclave di Bologna



Il conclave ecologista e civico di Bologna si è concluso con la costatazione di posizioni diverse, d’altronde già note a molti,  ma almeno la situazione sembra più chiara: abbiamo chi pensa che un nuovo soggetto politico lo si possa promuovere  alleandosi da subito, come negli ultimi 10 anni, con i partiti del centro sinistra e lasciando di fatto inalterate, magari con un nuovo nome, esperienze, come quella dei Verdi italiani, senza ragionare sul perché del loro fallimento e  in un rapporto al momento non chiarito con altre forze ( radicali, socialisti, iscritti ad altri partiti).
Questa posizione per niente innovativa e quasi sorprendente sembra essere fatta propria da alcuni esponenti dalla Costituente Ecologista, e di Abbiamo un Sogno, che sono in realtà due appelli i cui firmatari difficilmente possono esprimersi se non attraverso una laboriosa ma possibile convocazione.

L'altra posizione, che sostengo, raccoglie chi pensa che un soggetto politico nuovo non possa avere al suo interno gruppi politici già organizzati o doppie tessere e  che non si possa pensare ad alleanze, tantopiù sulla scala nazionale, con alcuno dei partiti tradizionali attualmente esistenti, almeno fino a quando non si sia raggiunta una forte e significativa rappresentanza istituzionale e nel territorio  con la quale si potrebbe eventualmente trattare non dei posti in una coalizione ma pezzi di un programma di conversione ecologica della società italiana. Lo ha fatto ad esempio  Europe Ecologie in Francia, ( e gli ecologisti in altri paesi ) , sottoscrivendo  utili accordi elettorali alle amministrative dopo il 16% alle europee dell'anno precedente. Si tratta dell’esatto contrario, o almeno di un approccio molto diverso, di quanto fanno i Verdi in Italia.

Quanto   sia condivisa  questa  nostra  posizione lo si vedrà con il tempo e comunque già  nei due prossimi incontri previsti, il 27 febbraio per la presentazione nazionale della Rete dei Cittadini e successivamente nell’appuntamento nazionale dell’area ecologista e civica, già annunciato al conclave per  fine marzo.
Mantenendo l’obiettivo di fondo di una grande, ma innovativa e radicale aggregazione, adesso bisogna  pensare positivamente a costruire i primi passi verso questo soggetto del tutto nuovo, a cominciare dai metodi di confronto, dalle regole, dai contenuti, dall'organizzazione più adatta .
Questioni che quasi non sfiorano neppure la Costituente Ecologista dei Verdi.

Per ciò che riguarda quest' ultimo aspetto, vi è praticamente  concordanza sul fatto di pensare ad una struttura a rete, non a quella piramidale tipica dei partiti tradizionali e questo non presenta particolari problemi al primo livello, che è quello locale e che nel concreto dovrebbe riferirsi ad una estensione comunale e provinciale; vi è consenso sul fatto che i gruppi locali sono autonomi sul proprio territorio e si muovono come meglio credono, nell'ambito ovviamente di principi di base condivisi .
Molto meno semplice è  pensare al tipo di relazioni che devono intercorrere tra il livello locale e quello regionale e poi tra quest'ultimo e quello nazionale non dimenticando che esiste anche il livello europeo.
Al riguardo però potremmo forse non partire da zero; vi è stata una esperienza che si è mossa da una situazione analoga e che  per qualche anno ha portato avanti una esperienza originale e che ancora oggi dopo quasi trent'anni credo sia interessante conoscere. Mi riferisco all'arcipelago verde ed in particolare all'esperienza che ne ho tratto io direttamente ai tre livelli in quanto responsabile di una lista verde comunale e "delegato " sia a livello regionale che nazionale nel corso di tutti gli anni ‘80 (le liste verdi sono nate in una assemblea a Firenze alla fine del 1984, la Federazione  a Finale Ligure nel 1986). Nel Lazio le cose andavano così: a livello comunale discutevamo quello che volevamo fare, ed eravamo anche strettamente coordinati con gli altri verdi dei comuni vicini, poi, molto frequentemente, si tenevano incontri regionali, che però riguardavano solamente problemi regionali appunto (all'epoca era in costruzione la centrale nucleare di Montalto di Castro...) oppure  incontri nazionali, che a volte erano tematici, ma più spesso di politica interna: statuti, programma, candidati alle politiche ed alle europee.
Alla fine di questo primo periodo, piuttosto caotico ma affrontato con molto entusiasmo, si arrivò appunto ad una prima struttura definita ma ancora abbastanza leggera, la Federazione delle Liste Verdi, con 11 portavoce nazionali e delegati regionali ormai eletti; l'idea della rotazione delle cariche era già tramontata, restava  però ancora ben salda l'idea dell'autonomia territoriale delle liste verdi locali con la presenza di un rappresentante per lista nelle assemblee regionali e nazionali.

Tutto questo saltò negli anni successivi con la fusione con i Verdi Arcobaleno, ex Demoproletari e Radicali che, collegandosi con una parte dei Verdi, specie di area Legambiente ( che aveva  forti legami anche nel PCI ) portarono alla creazione di una nuova maggioranza interna. In poco tempo i Verdi diventarono quello che  poi sono rimasti, un partitino chiuso, in parte settario e centralizzato.

Questo triste epilogo che chi ha una certa età conosce bene è utile per capire quanta attenzione sia necessaria per evitare di andare in direzione opposta a dove vorremmo andare e come questo possa anche ripetersi senza averne piena consapevolezza, magari fino a quando non è troppo tardi. L'esperienza iniziale dell'arcipelago verde aveva cominciato ad organizzare quello che oggi chiameremmo un movimento a rete, in cui i necessari collegamenti tra i vari livelli funzionavano  molto più in direzione periferia-centro che  al contrario, che per grandi linee è come vorremmo funzionasse un nuovo movimento: resta il problema di precisare come un meccanismo del genere possa funzionare e mantenersi  nel tempo, un nodo non facile da sciogliere.
Intanto però è bene rifletterci e non sottovalutare il problema.....

Massimo Paupini (Ecologisti del Lazio)


martedì 8 febbraio 2011

Referendum: Cremona, campagne unitarie per 3 SI'

A seguito dell’adesione di oltre cento comitati e movimenti di base, il 5 febbraio 2011 si è svolto a Cremona il forum con 68 presenze da 17 province con l'obiettivo di promuovere dal basso una campagna referendaria unica sui 2 quesiti a favore dell' Acqua Pubblica e sul quesito contro il Nucleare
Alla relazione introduttiva (allegato 1) è seguita l’approfondita discussione.
La prima decisione operativa riguarda l’impegno dei Comitati costituitisi in Coordinamento nazionale ad avviare fin dai prossimi giorni nei rispettivi territori iniziative di unica campagna referendaria su entrambi i temi: vota Sì per l’acqua pubblica e contro il nucleare.
Nel contempo è stato deciso di inviare a ciascun comitato elettorale nazionale già costituitosi ( 3 in totale ma separati) un formale invito (allegato 2) ad un incontro per verificare l’opportunità di dar vita ad un’unica Campagna referendaria nazionale che comprenda i temi dell’energia e dell’acqua.
Infine ci siamo dati appuntamento per la “Seconda tappa” con l’assemblea del 26 febbraio prossimo a Firenze.

Allegato 1
L’Assemblea, convocata da una proposta cui hanno aderito oltre 100 gruppi e movimenti di base contrari al nucleare attivi in diverse parti d’Italia, riunitasi a Cremona il 5 febbraio 2011 per affrontare le questioni aperte dalla grande sfida democratica rappresentata dai prossimi Referendum che si dovrebbero tenere tra il 15 aprile e il 15 giugno 2011, se non interverrà una traumatica interruzione della Legislatura con l’indizione di elezioni politiche anticipate, è chiamata a discutere sulle seguenti proposte.

Considerando indispensabile che sulla scelta del ritorno dell’Italia all’energia elettronucleare e sul tema dell’acqua “risorsa pubblica” si pronunci direttamente il popolo italiano attraverso lo strumento referendario perché tali opzioni, di rilevanza eccezionale per l’interesse generale e per il futuro stesso del nostro Paese, non possono dipendere dai calcoli di corto respiro di maggioranze temporaneamente al potere;
nella convinzione che il Piano nucleare ENEL-EDF, costituito da 7 centrali per circa 11,2 GW da realizzare entro il 2050 con la copertura del 20% soltanto del fabbisogno elettrico nazionale (Enea, Rapporto 2009) sarebbe un’avventura finanziaria che ricadrebbe sui conti pubblici dello Stato, cioè sulle tasche dei cittadini e sarebbe in diretta competizione sia con le fonti rinnovabili sia con la “risorsa” efficienza energetica in grado di creare molti più posti di lavoro;
ritenendo assai alta la posta in gioco perché i referendum sul nucleare e sull’acqua riguardano la sicurezza e la tutela della salute, la salvaguardia dell’ambiente e dei fiumi di fronte ai cambiamenti climatici, l’uso plurimo dell’acqua, l’uguaglianza dei cittadini nel diritto di accesso ai beni comuni, lo svuotamento del valore delle autonomie locali e il peso democratico dei territori, la validità e sostenibilità del modello economico scelto, la responsabilità nell’uso delle risorse finanziarie sempre più scarse;
chiedere a tutte le forze politiche, economiche e sociali che si favorisca lealmente la partecipazione ai Referendum, per riconsegnare la decisione alla sovranità popolare: nel 1987 furono i cittadini elettori a decidere con i Referendum di allora l’uscita dell’Italia dal nucleare; oggi, siano ugualmente i cittadini elettori a decidere con il Referendum se rientrarci o no;
giudicare obiettivo prioritario per tutti i sinceri democratici il raggiungimento del quorum del 50% più 1 degli aventi diritto al voto, soglia di partecipazione decisiva per rendere valida la consultazione popolare referendaria;
impegnarsi, anche per questo motivo, ad una rinascita della democrazia partecipativa, aprendo con l’attuale prima tappa a Cremona un “percorso costituente” a livello di società civile per la creazione di un Coordinamento nazionale dei gruppi e movimenti di base contrari al nucleare, autonomo dai partiti, sempre aperto a nuove proposte e al coinvolgimento con pari dignità di nuovi soggetti, in una logica inclusiva e ispirata ai principi dell’autogoverno, teso a elaborare e perseguire una strategia comune di respiro nazionale ed europeo;
proporre a tutti i livelli , nazionale, regionale e locale di caratterizzare la Campagna referendaria con la scelta secca e chiara dei Sì ai 3 Referendum sul nucleare e sull’acqua , nella convinzione che le ragioni specifiche a favore della cancellazione dell’opzione nucleare dal futuro dell’Italia si rafforzino reciprocamente con le ragioni contrarie alla privatizzazione dell’acqua e che una moderna ed efficace campagna mediatica abbia bisogno di una chiave culturale ed etica complessiva, piuttosto che di un eccesso di dettagli tecnici a sostegno di un solo specifico quesito;
invitare alla massima unità possibile tutte le forze interessate al successo dei Referendum e indicare nel confronto tra il nostro Coordinamento nazionale, in via di costituzione, e i Comitati Referendari nazionali la strada più utile per rendere efficace e vincente una Campagna referendaria che non deve assolutamente cadere in un eccesso di distinzioni, polarizzazioni, logiche divergenti o addirittura latente concorrenza tra i diversi soggetti promotori o sostenitori dei Referendum;
incaricare una propria delegazione a verificare se esistano le condizioni per forme di collaborazione con i Comitati referendari nazionali, nel rispetto comunque della totale autonomia del nostro Coordinamento nazionale che rimane un valore non negoziabile e un principio disponibile solo per i gruppi e movimenti di base che lo costituiscono;
chiedere che l’esito di tali incontri venga riferito alla prossima Assemblea dei nostri gruppi e movimenti per assumere decisioni fondate e conseguenti, per meglio definire e orientare le nostre capacità organizzative che, nel frattempo, dovrebbero costituire coordinamenti locali e regionali, impostare campagne informative unitarie e creative già aperte , ove possibile, alla collaborazione con i movimenti dell’acqua pubblica.
Sentendoci noi tutti, partecipanti a questa assemblea, attori responsabili e appassionati della sfida referendaria e sentendoci parte di tante energie che operano nei territori, invochiamo un diverso rapporto centro-periferia e riteniamo che la dimensione della rappresentanza nei Comitati referendari nazionali non si possa risolvere con la vecchia forma della cooptazione ma con veri e seri rapporti bidirezionali . Con la nostra assemblea vogliamo cominciare a scrivere questa nuova pagina, innovando nel metodo, puntando sulla capacità di interazione delle nostre reti, sulla nostra creatività e competenza, riconoscendo al nostro lavoro sul territorio la dignità che merita.
Al vanaglorioso e illusorio “rinascimento nucleare” vogliamo rispondere con la rinascita di una coscienza civile al servizio della nostra comunità locale e nazionale.

Allegato 2
Spett. Responsabile…..
Comitato Referendario Nazionale …..
L’Assemblea dei gruppi e dei movimenti di base contrari al nucleare, riunitasi sabato 5 febbraio 2011 a Cremona come prima tappa verso la costituzione di un proprio autonomo Coordinamento nazionale (in allegato l’elenco delle adesioni),
di fronte alla grande e difficile prova dei prossimi Referendum e alla sfida del raggiungimento del quorum,
ritenendo indispensabile una convergenza strategica e operativa sui temi dell’energia e dell’acqua bene comune,
convinta che per raggiungere l’obiettivo del 50% più uno degli aventi diritto al voto l’unità di tutte le forze e di tutti i soggetti presenti nei territori, come attori e strumento di democrazia partecipata, sia fattore decisivo,
Vi chiede l’urgenza di un incontro con una nostra delegazione per verificare l’opportunità di dar vita ad un’unica Campagna referendaria che comprenda i temi dell’energia e dell’acqua.
Vi comunica inoltre che stiamo già avviando in molte Regioni italiane e in molti territori una campagna unitaria a sostegno dei Sì ai Referendum.
nazionale
L’esigenza che avanza è quella che vogliate accogliere sollecitamente questa richiesta, anche in previsione di una nuova Assemblea nazionale che si terrà a Firenze il prossimo 26 febbraio e alla quale verranno riferiti i termini dell’incontro.
Ringraziandovi dell’attenzione che vorrete dimostrare alle nostre proposte, restiamo in attesa fiduciosa di una vostra risposta. Cordiali saluti,...


mercoledì 2 febbraio 2011

Cremona prima tappa del giro d'italia antinucleare



di Lino Balza*

I tre SI  ai referendum (2 per l’acqua pubblica e 1 contro il nucleare) si vinceranno  o si perderanno  tutti  assieme. Allo stato attuale sono persi. Parliamoci chiaro. Il traguardo del quorum 50% irraggiungibile. Sostenuti  da mezzi finanziari sproporzionati, loro non faranno campagna per il no, gli basterà giocare sugli opposti schieramenti partitici, sul silenzio e la complicità mediatica. Noi invece dovremo battere le strade, fare il porta a porta, volantini e banchetti e assemblee paese per paese, quartiere per quartiere. Noi gente comune, attivisti, chiamiamoci “gli operai specializzati dell’ambientalismo”. Nella battaglia conterà il numero degli operai e non dei dirigenti.
Orbene. Sono già in costituzione almeno 4 comitati referendari nazionali. Apparentemente è una buona notizia. Invece no. Dividere gli “operai specializzati” fra tanti comitati, significherebbe  non avere, ciascuno di essi, i numeri per coprire paese per paese, quartiere per quartiere. Bisogna invece unire le forze, unificare i vari comitati referendari antinucleari. Non solo: bisogna unire, unificarli con il comitato referendario per l’acqua pubblica. DUNQUE BISOGNA CHIEDERE CON FORZA, PRETENDERE CHE SIA COSTITUITO UN COMITATO REFERENDARIO NAZIONALE UNICO PER IL SI’ AI 3 REFERENDUM PER ACQUA E NUCLEARE. Altrimenti si perdono tutti e tre. Qui non basta l’alleanza fra diversi, ci vuole l’unità fra simili. Così nasceranno  dappertutto comitati locali trasversali.
Chi ben comincia è a metà dell’opera. Perciò l’appuntamento nazionale di Cremona (Palazzo Cattaneo,via Oscasali 3) per il 5 febbraio parte dalla base, intende dare voce e protagonismo agli “operai specializzati”. Gli unici che possono vincere una vittoria impossibile. Con l’ottimismo della volontà. Perciò dobbiamo andarci, per contare. Dal basso. Conviene essere presenti a Cremona, non solo aderire ma esserci come soggetti individuali e collettivi, per sostenere che  Cremona sia la prima tappa del Giro d’Italia per il SI ai 3 referendum, con maglia rosa finale alla squadra del SI. Una squadra unica con un unico comitato referendario nazionale. Una squadra senza partiti come capitani: gli è permesso di spingerci in salita. Una squadra di velocisti perché ormai il voto è imminente. Dobbiamo esserci per pretendere la squadra. Ognuno con la propria testa. Personalmente la penso così.
* Medicina Democratica di Alessandria

Obiettivi dell’incontro di Cremona: organizzare nella campagna referendaria i comitati e le associazioni a partire da quelli che in tutta Italia hanno dato vita alla straordinaria giornata di lotta antinucleare del novembre scorso.
Coordinare  le azioni con  il comitato referendario dei movimenti dell’acqua pubblica,  il comitato referendario dell’IDV che ha promosso il referendum antinucleare, il comitato referendario di Sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili che ha promosso una legge di iniziativa popolare. Consapevoli che il successo dei tre referendum e prima di tutto il raggiungimento del quorum impongono un iniziativa comune.
Il forum è innanzitutto un luogo di pubblica discussione, senza padrini e leader. Cremona è solo la prima urgente tappa di un “Giro d’Italia antinucleare” da completare.

Nella giornata di sabato 5 febbraio, in forma plenaria, saranno assunte tutte le decisioni; domenica 6 febbraio potrà servire, a coloro che si renderanno disponibili, per eventuali adempimenti esecutivi, stesure di documenti, gruppi di lavoro ecc.
Il modello organizzativo prevede la separazione netta tra comitati-associazioni e  partiti, pur nello spirito della collaborazione sugli obbiettivi; la forma organizzativa non può che essere leggera, decentrata e plurale.

Palazzo Cattaneo in Cremona è in via Oscasali 3 a circa 15 minuti a piedi dalla stazione dei treni. Oppure, alla vicina stazione delle corriere, usare la linea 1/navetta A che passa per il centro storico e scendere alla fermata di via Ruggero Manna (Oscasali).  I parcheggi nei pressi del Palazzo sono a pagamento e scarsi. Più facili l’autosilos a pagamento in via Massarotti  e il parcheggio libero in via Bissolati: entrambi a 5/10 minuti a piedi dal Palazzo.

Info: Cremona - Benito Fiori    037 225659    328 1231030     ben.fio@libero.it
        Piemonte – Lino Balza  347 0182679 – 013 143650   linobalzamedicinadem@gmail.com
martedì 1 febbraio 2011

Noterelle sul conclave di Bologna e gli Ecologisti del futuro

Il conclave di Bologna che, seppure attraverso un pacato e civile confronto, ha portato all’avvio di due diversi percorsi di aggregazione, è comunque un segnale positivo che la galassia di movimenti , gruppi, persone, che in forme diverse cercano di costruire una nuova Italia possibile è, al contrario del passato, in movimento.

Intanto per la partecipazione e soprattutto per il confronto serio e appassionato, forse per la prima volta dopo decenni, di tante anime ( ma nel paese sono ancora molte di più ) di questa variegata galassia che gradualmente sta costruendo una autonomia politica ma anche culturale e organizzativa dal vecchio sistema dei partiti.
Il confronto più approfondito è avvenuto nei tre gruppi di lavoro: 1) sui temi e contenuti di quest’area politico-culturale su cui si è manifestata probabilmente la convergenza più ampia, 2) sulle regole e forme nuove della possibile organizzazione di un nuovo movimento su cui si sono manifestate differenze che attraverso un confronto approfondito potrebbero essere superate, 3) infine sul rapporto con i partiti esistenti ( e collegato sul problema dello scioglimento dei Verdi ) , sul problema delle alleanze e di fatto sui comportamenti elettorali almeno nel breve e medio periodo. In questo gruppo si è manifestata una netta differenziazione che ha portato alla divaricazione dei percorsi nell’immediato futuro.
Il lungo percorso per liberarsi della vecchia politica, di vecchi schemi di riferimento e di comportamento, delle vecchie logiche, che hanno portato, specie nella situazione anomala del nostro paese, alla paralisi della società italiana negli ultimi decenni, sono duri a morire e stanno non solo all’interno di gruppi e forme organizzate esistenti, ma anche e soprattutto all’interno di ognuno di noi; con inevitabili differenze di compromissione che hanno, ed è naturale, anche una stratificazione diversa nelle diverse stratificazioni generazionali. 

Di fatto si stanno consolidando quattro aree diverse di molto diversa consistenza e connotazione culturale, politica, organizzativa ( il che è un bene non un male rispetto all’immobilismo del passato).
L’area del movimento di Grillo, l’area che ha dato vita a Uniti e Diversi, l’area delle reti e movimenti Civici ed Ecologisti che si incontrerà a fine febbraio e a fine marzo, l’area che ha origine nei Verdi e che ha promosso la Costituente ecologista, in forme molto diverse e con un grado diverso di radicalità e di innovazione rappresentano quattro diversi possibili percorsi che, speriamo solo momentaneamente, possono essere vissuti come divaricanti e magari in competizione; ma che esprimono invece e comunque novità e cambiamento, rispetto alla palude stagnante degli ultimi anni.
Il piccolo Gruppo delle Cinque Terre, che attraverso un difficile percorso ha garantito la possibilità di arrivare al Conclave attraverso un testardo impegno di mesi, pur rinnovando e precisando meglio il proprio ruolo, continuerà con coerenza a proporre, momento per momento, i passi necessari e possibili attraverso i quali queste quattro aree e i tanti che ancora non si sono messi in movimento possano, con i tempi che sono necessari, convergere nell’obiettivo di costruire un'altra Italia possibile.
Una convergenza che è l’unica strada realistica per trasformare un sogno in realtà e liberarsi di quel realismo illusorio che fa morire i sogni. 

Massimo Marino