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giovedì 23 maggio 2013

«Monnezza blues», dossier sull'affare rifiuti a Roma



Marica di Pierri *

A pochi giorni dalle elezioni comunali, una pubblicazione inchioda la politica alle sue responsabilità nella gestione dei rifiuti. E rilancia. Partendo dal basso. Scarica il pdf

«Monnezza Blues - La gestione dei rifiuti nel Lazio, emergenzialità, conflitti sociali e nuovi modelli» è il risultato di una ricerca sul campo durata un intero anno, finanziata dal comune di Roma attraverso il Dipartimento tutela ambiente e del verde e realizzata da associazione A Sud, Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali e cooperativa Stand Up, a stretto contatto con i comitati territoriali sorti negli ultimi decenni sul tema dei rifiuti. Il rapporto è stato presentato ieri mattina a Roma, nella sede della Fnsi, ed è scaricabile gratuitamente dal sito dell'associazione A Sud.

Roma ospita la discarica di Malagrotta, un enorme buco nero di 240 ettari (240 campi di calcio) da 5000 tonnellate di rifiuti al giorno di proprietà di Manlio Cerroni, che fattura grazie al suo impero maleodorante circa 800 milioni di euro l'anno. Malagrotta è la discarica più grande d'Europa. Dopo 35 anni e innumerevoli proroghe si avvierebbe alla definitiva chiusura. Il condizionale è d'obbligo perché l'ultima scadenza (l'11 aprile), è stata di nuovo spostata a giugno, il tempo necessario a ultimare il sito provvisorio, Monti dell'Ortaccio che si trova a soli 700 metri di distanza ed è di proprietà dello stesso Cerroni. Nelle immediate vicinanze della discarica vivono più di 50 mila persone. Contro la discarica trentennale, il suo puzzo mortale e le malattie che provoca sugli abitanti sono attivi da oltre 20 anni i comitati cittadini.
Davvero non può esserci alternativa all'avvelenamento del territorio e di chi lo abita? Per decenni le amministrazioni che si sono succedute hanno visto il conferimento in megadiscariche e l'incenerimento come unica soluzione possibile in materia di rifiuti. Ma le alternative esistono e sono riassunte dalla cosiddetta strategia "rifiuti zero". Associazioni e comitati di cittadini in lotta per una gestione dei rifiuti diversa si sono fatti promotori di numerose proposte finalizzate a cambiare il modello attuale e improntate su diverse priorità. Rifiuti zero vuol dire pensare ai rifiuti come a una risorsa. Vuol dire ridurli alla fonte, organizzare la raccolta differenziata porta a porta, presisporne compostaggio, riciclaggio, riuso, separazione, recupero, e progettare materiali e oggetti totalmente reciclabili. 
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La riflessione è in corso da anni e attraverso l'associazione Rifiuti Zero ha unito sino ad ora 117 comuni sul fronte del ridisegno delle politiche di gestione dei rifiuti. Uno dei fondatori dell'associazione, Rossano Ercolini di Capannori, è stato insignito il mese scorso del premio internazionale Goldman, corrispondente al Nobel per l'ambiente. Chiarito che l'alternativa esiste, resta il problema per cui dare incentivi come i Cip6 agli inceneritori e alle centrali a biogas per la produzione di energia vuol dire rendere conveniente bruciare carta e plastica anzichè riciclarle. Se poi a gestire la discarica è un privato, che viene pagato in base alla quantità di immondizia conferita, non c'è interesse a che i rifiuti diminuiscano. Su questo, e sulla necessità di garantire ai cittadini il diritto a un ambiente salubre, alla salute, e quindi alla vita è ora la politica che deve muoversi.

* Ass. A Sud   da il manifesto 21 maggio 2013
mercoledì 1 maggio 2013

Lazio: delibere, varianti e nomine di fine mandato by Polverini. “Inopportune”



Nonostante fosse dimissionaria dal settembre 2012, la giunta dell'ex governatrice ha preso una serie di decisioni che esulano dall'ordinaria amministrazione. Provvedimenti disposti fino a 9 giorni prima delle elezioni del 24 e 25 febbraio scorso e discussi non nelle sedi competenti ma presso l'Ugl, il sindacato di provenienza dell'ex numero uno della Regione


Decine di delibere, varianti del Piano regolatore generale (Prg) per centinaia di migliaia di metri cubi di nuovo cemento, adozioni di regolamenti di agenzie regionali e conseguenti nomine dirigenziali nei medesimi enti. Non sono i primi atti della nuova amministrazione targata Zingaretti ma i colpi di coda della vecchia giunta Polverini che, dimissionaria dal settembre 2012, ha approvato decine di delibere che esulano dall’ordinaria amministrazione; mai così attiva fino a pochissimi giorni dalla tornata elettorale del 24 e 25 febbraio scorso.

Così dopo gli incarichi dirigenziali, legali e di consulenza da centinaia di migliaia di euro risalenti a gennaio 2013, la giunta, o meglio quel che ne restava dopo il rimpasto del 27 settembre 2012, ha continuato a riunirsi per approvare delibere su delibere fino al 15 febbraio scorso, a nove giorni dalle elezioni. Riunioni che, tra l’altro, si sono svolte in un luogo quantomeno singolare: in via delle Botteghe Oscure 54, dove c’è anche una sede dell’Ugl, proprio l’ex sindacato di Renata Polverini. La tappa finale di una serie di riunioni di giunta svoltesi tra novembre e febbraio durante le quali si sono approvate oltre 120 delibere. “Circa 35 di queste – dichiara Domenico Farina, coordinatore Usb pubblico impiego della Regione – sono illegittime, o quantomeno inopportune, poiché non fanno assolutamente parte dell’ordinaria amministrazione. La Polverini si è dimessa a fine settembre ma ha continuato a nominare dirigenti, ad approvare nuovi regolamenti di agenzie regionali come l’Ardis, l’Agenzia regionale per la difesa del suolo, e l’Arp, l’Agenzia regionale parchi. Normalmente in amministrazione ordinaria si pagano gli stipendi e le bollette ma qui si sono deliberate varianti di Prg per centinaia di migliaia di metri cubi e approvati regolamenti che cambiano la struttura organizzativa degli enti regionali, cose che solo un’amministrazione nel pieno dei suoi poteri può fare, non certo una giunta dimissionaria”.

Ma in Regione Lazio ha operato a pieno regime anche il direttore del Dipartimento istituzionale e territorio, Luca Fegatelli. A gennaio ha nominato sei dirigenti d’area all’Arp e, a cavallo fra le elezioni e l’insediamento della nuova amministrazione targata Zingaretti, ha nominato anche il direttore vicario dell’agenzia. Anche all’Ardis non sono rimasti con le mani in mano. Con la giunta ancora vacante, il direttore Mauro Lasagna ha nominato ben 4 dirigenti d’area. “Una serie di designazioni a raffica – spiega Roberta Bernardeschi, segretaria regionale della Direr, sindacato dei dirigenti regionali – che non si fanno certo a pochi giorni dalle elezioni o addirittura dopo, con la nuova giunta che ancora non si è insediata. L’Ardis e l’Arp tra l’altro raddoppiano, entrambe, le competenze svolte da altre strutture regionali dell’ambiente e della Protezione civile, senza dimenticare i numerosi enti parco che gestiscono direttamente le rispettive aree naturali protette, nelle quali sono presenti numerosi dirigenti. Non si capisce neanche l’urgenza di alcune nomine. L’Arp è senza direttore da due anni e mezzo, perché nominarne uno vicario il 15 marzo? Per gli ultimi dirigenti Arp e Ardis nominati parliamo di centinaia di migliaia di euro di stipendi annui. Tra l’altro – conclude la Bernardeschi – Zingaretti ha dichiarato più volte di voler riordinare le agenzie regionali per combattere gli sprechi, quindi queste nomine fatte prima del suo insediamento mi sembrano ancor di più inopportune”.

Spostando l’attenzione sulle numerose varianti di Prg approvate il 15 febbraio scorso, saltano agli occhi la delibera 24, quasi 200 pagine di allegati nelle quali si descrivono ben 7 interventi in variante al piano regolatore vigente, la 26 che mira alla cementificazione dell’Agro romano tramite la compensazione, strumento che permette ai potenti immobiliaristi romani di trasferire le costruzioni previste in alcune zone in altre, spesso facendo crescere le cubature. In questo caso i diritti edificatori sono rilocalizzati in zona Paglian Casale, una colata di cemento, targata Leonardo Caltagirone, dalle proporzioni bibliche: circa settemila abitanti all’interno di un territorio protetto dal vincolo paesaggistico dell’Agro Romano firmato nel 2010 dall’allora ministro della Cultura Sandro Bondi.

“Un’altra variante di Prg scandalosa – spiega l’urbanista Paolo Berdini – è la delibera 597 approvata il 14 dicembre scorso, un’altra compensazione per costruire l’ennesimo centro commerciale: tra Roma città e intorno all’anello del grande raccordo anulare abbiamo superato quota 40 in pochi anni. Si potrebbe andare avanti all’infinito elencando tutte queste varianti di Prg, decise in amministrazione ordinaria, con la giunta Polverini ufficialmente dimissionaria da tempo ma attiva più che mai nell’approvare delibere per i costruttori romani”. “Chiediamo a Zingaretti – chiosa Farina – di revocare tutti questi atti fatti in ordinaria amministrazione, a partire dai nuovi regolamenti dell’Ardis e dell’Arp, che hanno aperto il valzer delle nomine dirigenziali, fino ad arrivare alle delibere approvate qualche giorno prima delle elezioni nella singolare sede dell’Ugl, luogo non ordinario quanto i provvedimenti stessi ratificati”.

* da ilfattoquotidiano.it ,  27 aprile 2013