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mercoledì 2 marzo 2011

Decreto rinnovabili, le associazioni del settore tornano a protestare: il provvedimento “ammazza” solare ed eolico


Conferenza stampa davanti alla sede del ministro dello Sviluppo Economico per le principali associazioni ambientaliste e le organizzazioni del settore delle rinnovabili, che chiedono da mesi modifiche al “decreto Romani” sull'energia “verde”. Contestati in particolare la cancellazione del Conto energia nel 2014, il taglio retroattivo degli incentivi sull'eolico e le restrizioni per gli impianti fotovoltaici a terra in aree agricole
di Silvana Santo
Le associazioni ambientaliste e le principali sigle degli imprenditori delle rinnovabili tornano ancora una volta a protestare contro il discusso decreto di recepimento della Direttiva 2009/28. Stavolta, hanno scelto di scendere in piazza proprio davanti alla sede del ministero dello Sviluppo Economico, dove questa mattina si è tenuta una conferenza stampa per chiedere a gran voce modifiche al testo del decreto (vedi foto Legambiente). «Sarebbe molto grave – hanno dichiarato i rappresentanti delle associazioni coinvolte (Legambiente, Greenpeace, Wwf, Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Kyoto Club, Ises, Anev, Aper, Assoenergie futuro e Assosolare) – se l’effetto netto del decreto fosse proprio quello di mettere in discussione la capacità del Paese di centrare gli obiettivi europei del 2020, ostacolando l’importante occasione di sviluppo di filiere industriali in Italia e la creazione di decine di migliaia di nuovi posti di lavoro, oltre a quelli già creati fino ad oggi». Il provvedimento, approvato con riserva nei giorni scorsi dalle commissioni competenti di Camera e Senato e che il ministro Romani presenterà domani al Consiglio per l'approvazione definitiva, introduce nuove norme in materia di energie da fonti rinnovabili, soprattutto per quanto riguarda le procedure autorizzatorie, l'entità degli incentivi e l'individuazione delle aree in cui non sarà più possibile installare impianti.

Diverse le norme contestate dalle associazioni ambientaliste, a cominciare dall'ipotesi di
cancellare gli incentivi alle rinnovabili a partire dal 2014. L’articolo 23 comma 11 lettera d) della bozza di decreto, infatti, prevede che: “a decorrere dal 1 gennaio 2014 viene abrogato il conto energia. Nel caso di raggiungimento anticipato dell’obiettivo specifico per il solare fotovoltaico, fissato a 8.000 MW per il 2020, è sospesa l’assegnazione di incentivi per ulteriori produzioni da solare fotovoltaico fino alla determinazione, con decreto del ministro dello Sviluppo Economico, da adottare di concerto con il ministro dell’Ambiente e della Tutela del Mare, sentita la Conferenza unificata, di nuovi obiettivi programmatici e delle modalità di perseguimento”. Una vera e propria “moratoria” degli incentivi, insomma, che non va giù alle associazioni del settore. Criticata, in particolare, la decisione di “accontentarsi” dell'obiettivo di 8.000 MW al 2020, pari, come notano gli ambientalisti, alla potenza fotovoltaica installata in Germania nel solo 2010. A proposito del blocco gli incentivi, più volte il ministro Paolo Romani, col sostegno dell'Autorità per l'energia (e, anche se con toni differenti, del Gse) ha motivato questa decisione con la necessità di ridurre il peso economico delle rinnovabili sulla bolletta energetica nazionale, sottolineando che al momento gli incentivi italiani sono tra i più “generosi” del mondo e nel 2011 potrebbero costare al paese quasi sei miliardi di euro.

Stime
considerate eccessive dagli ambientalisti, che però condividono la necessità di rivedere il meccanismo degli incentivi, ma contestano cifre, tempi e soluzioni proposti dal Governo. Secondo le associazioni, infatti, sarebbe di gran lunga preferibile adottare una road map almeno decennale che preveda la progressiva riduzione degli incentivi proporzionalmente al calo dei costi di installazione delle rinnovabili. Una volta raggiunta la grid parity (ovvero l'equivalenza del costo, per il consumatore finale, di un kilowatt di energia fotovoltaica con un kilowatt prodotto da fonti convenzionali), le misure incentivanti potrebbero essere definitivamente abrogate. In questo senso sembrerebbe essersi mossa negli ultimi giorni la ministra dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo che, in cerca di una mediazione con il collega Romani, avrebbe proposto appunto un ridimensionamento graduale degli incentivi, legato all’abbassamento dei costi delle rinnovabili assicurato dall’innovazione tecnologica e dall’aumento dei volumi di produzione. Un consiglio che per ora non sembra essere stato accolto, anche se la titolare del dicastero dell'Ambiente ha sottolineato che il Cip 6 incide sulla bolletta energetica più degli incentivi alle "vere" rinnovabili, e che in paesi come la Germania il costo degli incentivi stessi è molto più alto che da noi.

La fine improvvisa del Conto energia, in ogni caso, non è l'unica misura contestata dagli ambientalisti. Nel mirino anche
il previsto taglio retroattivo del 30% agli incentivi per l’eolico, giudicato dalle associazioni «una delle tecnologie più promettenti». A questo proposito, gli ambientalisti sottolineano che l’Unione Europea ha stabilito il divieto di introdurre misure retroattive perché toglierebbero certezze agli investimenti già effettuati o programmati nel settore. Bocciate anche le nuove limitazioni che il decreto introduce in materia di fotovoltaico a terra in aree agricole. Per questo particolare tipo di centrali, infatti, il provvedimento prevede il divieto di installare impianti di potenza superiore a 1 MW e stabilisce che il rapporto tra potenza nominale e superficie del terreno non superi i 200 kW per ogni ettaro (nel testo originario, approvato da Palazzo Chigi a novembre, la soglia era di 50 kW). A motivare il provvedimento, secondo il legislatore, la necessità di tutelare il paesaggio agricolo dall'eccessiva diffusione delle rinnovabili sul territorio. Le associazioni, come già accaduto più volte negli ultimi mesi, sono tornate a chiedere la cancellazione di questi limiti, mantenendo comunque comunque il divieto di realizzare impianti in aree agricole ad elevato valore naturalistico e in quelle destinate a produzioni strategiche.
Rinnovabili, le polemiche sul decreto Romani viste dalla stampa


Il comunicato stampa di Legambiente: "No allo stop a solare e eolico in Italia previsto dal decreto Romani”


Il comunicato stampa di Ises Italia: "Sviluppo delle rinnovabili, il Governo migliori la bozza del D. lgs in circolazione"


Il comunicato di Assosolare: "Così com'è, il decreto rappresenta la fine delle rinnovabili"


Il comunicato stampa del Wwf: "Leoni,l'Italia sta per spegnere il suo sole"


La nota del ministro Prestigiacomo: "Sulle rinnovabili manterremo gli impegni europei"


Il comunicato stampa di Anter: "Rinnovabili, è ora di unirsi. Il rinnovabile non è nell'interesse dei cittadini"
da:    ecodallecittà       lunedì 28 febbraio 2011
 




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