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martedì 9 febbraio 2010

LA SCUSA DELLE FIRME PER MANTENERE LA CASTA


di Sergio Mazzanti

La nostra Costituzione garantisce a tutti i cittadini il diritto a partecipare alle elezioni per scegliere i propri rappresentanti nelle istituzioni, elezioni in cui teoricamente tutti i raggruppamenti dovrebbero concorrere con le stesse condizioni di partenza (la Costituzione parla in realtà di “partiti”, anche se il termine col tempo ha acquisito un significato più specifico).

Pochi conoscono però le procedure per presentare una lista elettorale, di solito soltanto gli “addetti ai lavori”, cioè i cosiddetti politici (e spesso neanche loro), oppure quei pochi coraggiosi che hanno affrontato le lunghe e complicate trafile burocratiche necessarie per esercitare un diritto costituzionale. Per presentare una lista elettorale è necessario, tra le altre cose, ottenere la sottoscrizione di un numero minimo di cittadini, per garantire che la lista abbia un minimo di rappresentatività. Fin qui tutto bene. Salvo dover constatare che l'obbligo delle firme non è previsto in tutti i paesi europei e che in Italia il numero di firme è decisamente alto (per le elezioni europee del 2009, ad esempio, il numero di firme necessario per presentarsi in tutta la Germania era quasi lo stesso della sola Valle d'Aosta in Italia...). Ma andiamo avanti.

Perchè le firme dei sottoscrittori siano valide devono essere autenticate da un funzionario statale, per evitare che si verifichino irregolarità. Anche qui il meccanismo è teoricamente corretto, anche se i più accorti noteranno un rischio enorme: l'aumento della burocrazia, uno dei peggiori nemici del cittadino comune (non è peraltro chiaro per quale motivo non si possa applicare qui l'autocertificazione, uno dei pochi provvedimenti legislativi degli ultimi anni che hanno portato a una reale semplificazione amministrativa).

Ed è proprio l'obbligo dell'autentica lo strumento con cui l'attuale casta politica riesce a trasformare un principio teoricamente giusto in un meccanismo perverso che impedisce di fatto ai cittadini di esercitare un loro legittimo diritto. Ma chi sono questi autenticatori? Le figure tradizionalmente addette ad autenticare le firme sono i cancellieri, che sono tenuti a convalidare gratuitamente le firme dei sottoscrittori che si rechino negli uffici comunali addetti.

Ma anche i partiti più grandi e strutturati incontrerebbero grosse difficoltà a trascinare migliaia di persone negli uffici comunali, tra i meandri della burocrazia italiana. Il cancelliere è quindi autorizzato ad autenticare le firme anche al di fuori del proprio ufficio, ma in questo caso può chiedere un compenso, sotto forma di rimborso spese: è chiaro che così sono decisamente favoriti i soggetti politici dotati di congrue risorse economiche (e qui vengono naturalmente in mente i tanto discussi rimborsi elettorali...).

Soprassedendo su un'altra tipologia di autenticatori, i notai, categoria decisamente elitaria ed economicamente ancora meno accessibile del cancelliere, l'altra figura abilitata all'autentica delle firme sono i consiglieri eletti. Se i cancellieri sono comunque in qualche modo legati ai quadri politici, perchè da essi dipendenti in quanto funzionari statali, a maggior ragione i consiglieri sono diretta emanazione dei partiti al governo. In pratica le liste già rappresentate nelle istituzioni sono immensamente facilitate nella raccolta delle firme rispetto alle nuove formazioni politiche. Non c'è maggiore ingiustizia, direbbe don Lorenzo Milani, di fare parti uguali tra persone disuguali...

L'autentica delle firme finisce per essere di fatto uno strumento (uno dei tanti, ad essere precisi) per sbarrare le porte a qualsiasi novità politica. In altre parole per mantenere la casta, con tutti i suoi privilegi. In altre parole, per non cambiare nulla. Ma il trucco non finisce qui. I partiti sono ormai tanto lontani dai cittadini comuni, tanto incancreniti nei loro clientelismi, tanto malvisti dalla gente comune che avrebbero comunque difficoltà a reperire le firme necessarie, nonostante tutti i privilegi di cui godono.

Puntualmente, pochi giorni prima della scadenza della presentazione delle liste, i governanti fanno passare delle leggi che esentano dalla raccolta delle firme tutti i partiti già rappresentati nelle istituzioni. Proprio così. Chi avrebbe i mezzi politici ed economici (per non parlare dei mezzi di comunicazione) si autoesenta dalla raccolta delle firme, lasciando la difficile incombenza soltanto ai “nuovi”. Chi c'è c'è, chi non c'è non deve entrare. E' stato già fatto per le ultime elezioni europee. L'aveva già fatto anche la giunta Storace per le regionali del 2005. La proposta, puntuale come un orologio, è da poco arrivata in consiglio regionale da parte di una maggioranza almeno teoricamente opposta a quella di cinque anni fa.

Non c'è dubbio che la proposta riceverà l'approvazione bipartisan delle due coalizioni, più preoccupate di contrastare eventuali “infiltrazioni”, che non a contrastarsi a vicenda. Quando si tratta di mantenere la casta politica non esiste destra, né sinistra (né tantomeno il centro). Noi della Rete dei Cittadini ci appelliamo al senso civico (se ne hanno ancora) dei singoli consiglieri regionali perchè denuncino pubblicamente questa ennesima violazione di un diritto costituzionale. La legge è uguale per tutti, anche per la casta.

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